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Formula 1, Sebastian Vettel: “Noi piloti abbandonati da FIA e F1 nella lotta al razzismo”

Dopo Lewis Hamilton anche il pilota della Ferrari Sebastian Vettel bacchetta la FIA e la Formula 1 per lo scarso impegno nella lotta al razzismo: “dopo la prima gara siamo stati abbandonati dalla Federazione e dalla F1 perché non ci hanno aiutato a organizzare nulla. Lanciare seggnali positivi è importante. Non dovrebbe essere solo nostro l’interesse”
A cura di Michele Mazzeo
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Il week end del GP di Gran Bretagna non è cominciato bene per Sebastian Vettel che ha avuto difficoltà sia nelle prove libere che in qualifica dove ha chiuso col 10° tempo. Il pilota della Ferrari però alla vigilia della gara di Silverstone, facendo eco al collega Lewis Hamilton, ha voluto lanciare un messaggio chiaro agli organizzatori del Mondiale 2020 di Formula 1 su una questione molto importante ma che non riguarda la pista. Secondo il tedesco infatti FIA e Liberty Media sono ree di essersi impegnate pochissimo nella lotta al razzismo, un tema che sta molto a cuore al 33enne di Heppenheim.

Messaggio condiviso anche da tanti altri piloti che ha convinto Federazione e Formula 1 a fare un piccolo passo a riguardo già nel Gran Premio di Gran Bretagna dove sarà prevista una finestra temporale per consentire ai drivers che volessero farlo di mettersi in ginocchio e la pit-lane ora sarà aperta 40 minuti prima della gara (non 30 come prima).

"Non dovrebbe dipendere solo da noi piloti – ha detto infatti il quattro volte campione del mondo a riguardo –. Non siamo noi ad organizzare le gare, quindi non dovrebbe essere solo nostro l'interesse. Abbiamo cercato di inviare un certo messaggio che ritenevamo giusto, ma dopo la prima gara siamo stati abbandonati dalla FIA e dalla Formula 1 – ha proseguito Sebastian Vettel – perché non ci hanno aiutato a organizzare nulla.

Scendiamo in pista per correre, ma non possiamo ignorare ciò che sta accadendo al di fuori della nostra bolla – ha dichiarato poi il pilota Ferrari –. La lotta contro il razzismo si è fatta più aspra negli ultimi mesi, e questo è completamente giustificato perché il razzismo non sarà combattuto dall'oggi al domani. Penso che sia giusto inviare i segnali giusti per ispirare le persone – ha continuato il classe '87 -. Perché alla fine, l'educazione è l'unica via d'uscita, perché è assurdo che nel 2020, con tutta la conoscenza del passato, qualcosa del genere esista ancora. È quindi importante – ha concluso – farsi sentire quando abbiamo l'opportunità di farlo in pubblico".

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