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Alex Zanardi un anno dopo l’incidente: “Adesso è fuori dal letto, l’hanno messo in poltrona”

Il 19 giugno 2020 Alex Zanardi si schiantava con la sua handbike contro un camion su una strada statale della Toscana. Dopo più di dieci operazioni, il figlio Niccolò svela come sta oggi: “È sempre lì. Nessuna novità, niente di niente. Siamo anche un po’ stressati per questo, non ci sono grandi cambiamenti. Noi non perdiamo le speranze, la fibra è buona”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Domani sarà un anno esatto da quando quella maledetta curva su una strada statale della Toscana ha provato a prendersi la vita di Alex Zanardi, impegnato con la sua inseparabile handbike in una staffetta di beneficienza che poi è proseguita per volontà della moglie. Del resto così avrebbe voluto l'ex pilota di Formula 1 e Indycar: quella staffetta è poi diventata un documentario presentato il mese scorso, che racconta il percorso fatto lungo tutta l'Italia dagli atleti disabili che fanno parte di Obiettivo3, la onlus creata da Zanardi.

"Questo è il giorno più bello della mia vita", aveva detto Zanardi quella mattina prima di darci dentro sull'handbike: una frase che stride con quanto sarebbe accaduto di lì a poco e che resta una delle ultime cose dette dal 54enne bolognese prima che lo scontro con un camion lo mettesse nuovamente a dura prova dopo l'incidente al Lausitzring di 20 anni fa. Da allora la forza con cui Alex si è aggrappato alla vita è diventata proverbiale: "Non volevo dimostrare niente a nessuno – ha raccontato in questi anni – la sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio".

Ma come sta oggi Zanardi? Il figlio Niccolò – che è sempre al suo fianco assieme a Daniela, la moglie di Alex – risponde a ‘Repubblica' tra realismo e speranza: "Come sta? Non lo sappiamo. È sempre lì. Nessuna novità, niente di niente. Siamo anche un po' stressati per questo, non ci sono grandi cambiamenti. Noi non perdiamo le speranze, la fibra è buona". Zanardi adesso si trova ricoverato all'ospedale di Vicenza, Unità gravi cerebrolesioni, dopo essere passato da cinque ospedali e più di dieci operazioni.

Di queste, quattro sono state effettuate nel reparto di neurochirurgia di Padova, il cui direttore Franco Chioffi svela: "Adesso Zanardi è fuori dal letto, l'hanno messo in poltrona". Notizia confortante, visto che significa che da seduto può effettuare sessioni di riabilitazione più avanzate, impossibili da supino. Nell'ospedale padovano era stata messa in atto la prima fase della tabella di recupero dall'incidente, un'attività svolta con strumenti non solo medici, ma anche di altro tipo. Ad esempio con le canzoni di Venditti, fatte risuonare nella sua stanza dalla moglie: note amate, note familiari, la musica della loro vita.

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Zanardi qualche mese fa ha cominciato a comunicare con la sua famiglia, adesso è vigile ma l'interazione è ridotta al minimo. Osserva tutto quello che accade intorno a lui, a volte sorride. La strada è ancora molto lunga, ma nessuno ha voglia di mollare: né Alex nè Niccolò e Daniela. "La vita è sempre degna di essere vissuta, quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa": la lezione di Zanardi andrebbe ripetuta ogni mattina quando ci svegliamo. No, Alex non mollerà neanche stavolta.

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