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Il giorno in cui Pantani si travestì da gregario e fece vincere il Giro a Garzelli

Il 4 giugno 2000, a Milano, Stefano Garzelli sfila in rosa per la vittoria del Giro d’Italia. Dopo un’appassionante sfida con Francesco Casagrande e Gilberto Simoni, nella tappa Saluzzo-Briançon sarà Marco Pantani, tornato al Giro dopo l’esclusione dell’anno precedente, a portarlo in cima. Il Pirata farà una fantastica corsa da gregario e riuscirà a far vincere il suo compagno di squadra.
A cura di Jvan Sica
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Per Marco Pantani, come accade quando arriva improvvisamente un evento davvero gigantesco a deviare il percorso di una vita, il 5 giugno 1999 il tempo si ferma. Viene escluso dal Giro d’Italia che non solo stava dominando, ma in cui aveva compiuto imprese leggendarie e a un atleta al massimo della forma e della esplosività psico-fisica viene chiesto di tornare a casa, mettersi nella sua stanza, per riposarsi un po’. Lo si fa per il suo bene, d’altronde.

Dopo tre-quattro giorni in cui il tempo era davvero bloccato, durante i quali, come ha detto poi la fidanzata dell’epoca, Marco Pantani è stato chiuso in quella stanza con le tapparelle abbassate, il tempo è tornato a scorrere, ma all’impazzata, senza un senso, al contrario a volte.

La Mercatone Uno, la nazionale della Romagna che Luciano Pezzi aveva costruito ad hoc per far sguazzare nel suo mare Marco Pantani, gli amici veri, i familiari che iniziavano a struggersi per quella vita sempre più randagia e le persone che volevano bene a Marco, hanno cercato da quel momento fino al 14 febbraio 204 di far riprendere il normale scorrimento del tempo, riuscendovi solo per pochi momenti. In uno di questi momenti però Marco Pantani è stato ancora una volta grandioso, come lui sapeva fare, ma nelle vesti di gregario, non in quelle di capitano-monumento come ormai aveva abituato tutti.

“Bastava vederlo che.. aveva qualcosa di diverso. Sembrava che la bici non toccasse neanche terra. Si alzava sui pedali, si metteva seduto. Poi teneva sempre gli occhi bassi e ogni tanto guardava avanti. Era una sfida, secondo me neanche con gli avversari, era una sfida proprio con la salita”. – Davide Cassani

Dopo il Giro del 1999 Pantani salta il Tour de France dello stesso anno, quando appare la travolgente forza chimica di Armstrong, ma torna al Giro d’Italia del 2000. Lo dice fin dalle prime dichiarazioni di non essere lì per puntare al titolo, ma solo per riprendere la gamba in vista della sfida francese all’americano e per aiutare il suo nuovo capitano, Stefano Garzelli.
Garzelli era alla Mercatone Uno dal 1997 e nell’anno dell’incidente occorso a Pantani sulla salita del Valico di Chiunzi, in cui un gatto tagliò la strada al Pirata facendolo cadere a terra e ritirare a fine tappa, si era anche ben comportato arrivando in nona posizione.

Nel 1998, l’anno magico per il Pirata, aiutò il suo capitano e in montagna, nonostante qualche acciacco dovuto a una caduta, fu importante. Vinse il Giro di Svizzera e un po’ si iniziava a dire nell’ambiente che questa piccola Mercatone Uno ormai voleva troppo. Nel 1999 arrivò al Giro con poca condizione, aiutò davvero poco il suo capitano che stava per rivincere la corsa rosa e dopo Madonna di Campiglio si ritirò insieme a tutta la squadra.

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Il 2000, con il ritorno in squadra di Pantani, doveva però essere in parte l’anno di Garzelli, capitano vero della Mercatone Uno. Il Giro parte da Roma, siamo nell’anno del Giubileo, con la vittoria del cronoprologo da parte del ceco Jan Hruška. Poi ci sono le prime volate, con Cipollini che vince una tappa e indossa per un giorno la maglia rosa.

Il 18 maggio a Peschici, Danilo Di Luca dimostra che può essere la nuova speranza italiana per le corse di un giorno, vincendo in bello stile, ma la prima tappa di montagna chiarisce le cose. Sull’Abetone, nella sua Toscana, Francesco Casagrande vince la tappa e si prende la maglia rosa. Il corridore della Vini Caldirola-Sidermec era in grande forma e tutti immaginavano che avrebbe portato a casa la corsa, dopo che quell’anno aveva già vinto la Freccia-Vallone.

Secondo sull’Abetone arriva proprio Stefano Garzelli, a 1'39", mentre gli altri sfidanti, Simoni, Gotti, Frigo perdono di più. Pantani sprofonda, capisce che non è in palla e decide di fare apertamente il gregario del suo giovane capitano.

“Non c'è niente da fare… quando la strada si rizza sotto i pedali Pantani è il più forte”. – Adriano de Zan

Già è importante nelle tappe che si concludono a Selva di val Gardena e Bormio, coprendo Garzelli e lasciandogli energie per ridurre lo svantaggio da Casagrande fino a 33’’. Garzelli nella cronometro del penultimo giorno con arrivo a Sestriere era destinato a recuperare quel gap, per questo nella tappa precedente, la Saluzzo-Briançon gli scalatori puri, in primis Casagrande e Simoni, si alleano per attaccarlo e fargli perdere più terreno possibile. È in questo momento che Pantani diventa il super gregario che risolve la situazione.

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Prima porta sotto Garzelli, quasi trascinandolo lungo le pendici dell’Izoard, poi si mette in testa al gruppo, imponendo un’andatura che gli altri possono solo reggere. Impossibile attaccare in quelle condizioni. Addirittura a un certo punto si fa sfilare dal gruppo, va all’ammiraglia e prende le borracce, portandone una a Garzelli. Un gesto meraviglioso per chi aveva il ciclismo nelle mani solo un anno prima, ma che dimostra senza ombra di dubbio la caratura morale di Marco Pantani.
Quando ormai aveva fatto il suo lavoro, portando Garzelli in cima, seguito in fila indiana da Casagrande e Simoni, impossibilitati a muoversi, ha anche la forza per partire, giungere secondo dopo Paolo Lanfranchi e accaparrarsi abbuoni utili per la classifica del compagno.

La strategia funzionò. Il giorno dopo Garzelli fu terzo nella crono di Sestriere e Casagrande scalò secondo in classifica generale a 1'27". Il giovane varesino sfilò in rosa a Milano. Marco Pantani, il dio del ciclismo, si era vestito da gregario per far vincere un suo compagno di squadra. Insieme alle sue vittorie incredibili, anche questa impresa è degna di essere ancora cantata quando si ricorda il Pirata.

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