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Vialli: “Dopo la malattia la mia vita è cambiata, non mi vergogno di piangere”

L’ex bomber di Juventus e Sampdoria in un’intervista ha parlato della battaglia contro il cancro e lo ha fatto a cuore aperto: “Sono stato sempre visto come un duro, un duro con tanta determinazione. Adesso mostro le mie paure con orgoglio, sono il simbolo di quello che ho passato e non mi vergogno di piangere”.
A cura di Alessio Morra
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Gianluca Vialli nell'ultimo anno e mezzo ha disputato la partita più difficile della sua vita, lottando contro il cancro, con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto, quello che ha sempre mostrato quando era in campo. Fortunatamente Vialli ha detto che lo cose stanno andando meglio, ma la paura che la malattia torni l'ex campione ce l'ha.

Il racconto della battaglia contro la malattia

In un'intervista rilasciata al ‘The Guardian' l'ex calciatore ha parlato della sua lotta contro il cancro e lo ha fatto con il cuore in mano. Vialli ha parlato dello stato d'animo che ha avuto nei giorni più bui, ma anche quello attuale in cui non si vergogna di mostrare le sue emozioni:

Sono stato sempre visto come un duro, un duro con tanta determinazione. E non esserlo mi ha messo a disagio. Non volevo sembrare un povero ragazzo malato. E' anche un peso. La gente ti chiamerà per dimostrarti che ti pensa ma anziché passare del tempo al telefono avevo bisogno di tempo per me stesso. E il giorno in cui cominci a vedere le cose diversamente, la tua vita cambia. Adesso mostro le mie paure con orgoglio, sono il simbolo di quello che ho passato. Adesso capisco che quando voglio piangere, piango, senza vergogna. Cerco di non piangere davanti alle persone molto emotive, di farlo quando sono da solo. Ma se mi trovo in un posto dove sono a mio agio, non trattengo niente dentro. Mi lascio andare e poi mi sento meglio.

Vialli vicino alla sua Cremona

Da Londra, dove vive da anni, Vialli ha seguito con dispiacere tutto quello che accadeva in Italia e in particolare nella sua città d'origine Cremona, che ha sofferto tantissimo, avendo avuto il più alto tasso di mortalità della Lombardia:

Per me è stato difficile perché vengo da Cremona, la città probabilmente con il più alto tasso di mortalità nella regione. In un certo senso sento che dovrei essere lì con la mia gente. Sono stato quando ho letto che morivano persone in ospedale, senza i loro cari. A Londra conosco solo due persone che sono positive. Grazie a Dio non ho perso nessuno che conosco in questo paese. Ma a Cremona è diverso dove ci sono solo 80mila persone. Londra ha sei milioni di persone. Lo senti di più in un posto più piccolo

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