Serie A decisa a ripartire, Castellacci: “Non siamo pronti per tornare in campo”
Quante possibilità ci sono che dal 4 maggio le squadre di Serie A riprendano ad allenarsi? Il campionato ripartirà davvero a giugno per concludersi a luglio e lasciare spazio alle Coppe? Le sortite delle ultime ore non aggiungono elementi di certezza, semmai ingarbugliano ulteriormente la situazione nell'attesa che le riunioni in Federazione (ascoltando le deduzioni del commissione medica) e poi in Lega Calcio facciano da spartiacque rispetto a tutto il resto.
Protocollo ferreo da seguire e analisi della situazione sanitaria nel Paese tracciano la cornice entro la quale dovrà muoversi il piano di ritorno alle competizioni ma le perplessità restano. A esprimerle è Enrico Castellacci, il presidente nazionale dei medici sportivi del calcio ed ex responsabile dello staff della Nazionale italiana.
In Cina hanno iniziato a gestire l'emergenza con 2 anche 3 mesi di anticipo rispetto a noi – ha ammesso nell'intervista a La Stampa – e non c'è ancora alcuna intenzione di riprendere il campionato.
L'Italia si prepara poco alla volta a entrare nella cosiddetta "fase 2" dell'emergenza. Ci proverà anche il calcio seguendo le indicazioni della commissione tecnico-scientifica. Basterà?
In teoria si tratta di cose giuste ma il punto è un altro. Tutte le società riusciranno a mettere e poi a mantenere in sicurezza i centri sportivi? Sono tutte dotate di spazi sufficienti abbastanza da creare zone di "isolamento" all'interno degli spogliatoio per gli atleti? Che staff medico servirebbe per controllare tutti i giorni giocatori, tecnici e persone a contatto con la squadra oltre alla necessità di fare i tamponi?
Perplessità che fanno il paio prima con le parole di Giovanni Rezza, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità, poi con la riflessione del sottosegretario alla Sanità, Sandra Zampa. Nell'uno e nell'altro caso il concetto sottolineato è d'impreparazione al momento ad affrontare una situazione del genere senza le massime garanzie sanitarie.
La realtà è che non ci si rende conto del tutto delle problematiche – ha aggiunto Castellacci -. E noi non siamo pronti.