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Quanti milioni ha perso la Serie A dopo aver svenduto i diritti TV in Medio Oriente

L’accordo tra Lega Serie A e Abu Dhabi Media riduce gli introiti per la trasmissione delle partite in lingua araba a circa un quarto di quanto ottenuto nel precedente triennio.
A cura di Benedetto Giardina
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Quanto vale la Serie A in Medio Oriente e in Nord Africa? Su per giù 75 milioni di euro in tre anni. Quando fino al 2021, in quella regione, il calcio italiano poteva contare su 112 milioni di euro annui. A tanto ammonta l’accordo con Abu Dhabi Media, dopo mesi di trattative e speculazioni, che avevano visto l’emittente qatariota BeIn Media rientrare in gioco. Giusto per qualche giorno, perché poco prima che la Lega Serie A ufficializzasse l’accordo per il triennio 2022-2025, la stessa BeIn ha deciso di fare un passo indietro, ritirando la propria offerta. L’ultimo atto di un rapporto teso, quello tra la massima serie italiana e la tv del Qatar, conclusosi di fatto con una svalutazione dei diritti televisivi del calcio italiano nell’area MENA.

A quanto sono stati venduti i diritti della Serie A in Medio Oriente

La Lega Serie A, per bocca del presidente Lorenzo Casini, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Abu Dhabi Media per i prossimi tre anni, sottolineando come l’offerta presentata dal broadcaster emiratino fosse «rialzata rispetto a quella originaria sui tre anni, rispetto ai cinque previsti prima, con importi più alti». È stato necessario apporre modifiche alla Legge Melandri sui diritti all‘estero per poter suggellare questo accordo, che ha avuto 16 voti a favore all’interno del consiglio di Lega. «Abu Dhabi Media – prosegue Casini – garantirà 23, 25 e 31 milioni di dollari nel triennio, ma la cifra può salire in base al revenue share e ci sono stime che dicono che in base al bacino d'utenza si potrebbero avere altri 20, 30 milioni».

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Conti alla mano e col cambio attuale, sono 79 milioni di dollari garantiti in tutto il triennio, pari a circa 75 milioni di euro. Meno di quanto la Serie A si era assicurata annualmente nel precedente contratto con BeIn Media, che ha riconosciuto nel periodo 2018-2021 circa 112 milioni di euro a stagione ai club italiani. Anche prendendo in esame l’ipotetico bonus legato al bacino d’utenza, dunque i 30 milioni citati da Casini nel suo intervento, la somma massima a cui può ambire la Lega Serie A per il triennio 2022-2025 non supererebbe i 109 milioni di dollari, ovverosia 104 milioni di euro. In tre anni, le 20 squadre della massima serie italiana, otterrebbero da diritti televisivi in Medio Oriente e Nord Africa meno di quanto fino a prima della pandemia si erano assicurati per una singola stagione.

Serie A e BeIn, le ragioni della rottura

Il passaggio dei diritti tv mediorientali dal Qatar agli Emirati Arabi assume contorni più geopolitici che economici. D’altronde, tra la Lega Serie A e BeIn Media i rapporti non sono idilliaci ormai da anni. Tutta colpa dell’Arabia Saudita, partner stretto del calcio italiano, tanto da ospitare la Supercoppa Italiana nel 2018 e nel 2019. Proprio in quegli anni, tra i sauditi e l’emittente del Qatar, si consumava la guerra sulla pirateria, con le accuse di sostegno all’emittente pirata beoutQ da parte del governo saudita. Un coinvolgimento su cui si è espresso anche il WTO, nel giugno 2020, chiedendo interventi da parte dell’Arabia Saudita per porre fine alle attività illegali di beoutQ. Pochi giorni dopo, BeIn Media ha annunciato di aver preso la decisione di non mandare più in onda le partite della Serie A, «per ragioni legali».

Casini e De Siervo, i vertici della Lega Serie A
Casini e De Siervo, i vertici della Lega Serie A

Terminato l’accordo per il triennio 2018-2021, la Lega Serie A si è ritrovata senza più partner in Medio Oriente e in Nord Africa. Ad agosto 2021, la stessa Lega ha annunciato la trasmissione delle partite del campionato in chiaro, in streaming, sul proprio canale Youtube in lingua araba. Non tutte, ma solo cinque gare per ogni turno. Nel frattempo, sono state avviate nuove trattative per cercare di colmare il prima possibile il vuoto in questa regione, avviando i contatti con Abu Dhabi Media. Dopo aver respinto le prime offerte e dopo aver ceduto alla tv emiratina i diritti per le semifinali e le finali della scorsa edizione della Coppa Italia, le parti sono giunte ad un accordo. A cifre nettamente inferiori rispetto all’ultimo contratto triennale siglato dalla Lega Serie A con un’emittente in lingua araba.

Quanto perde la Serie A col nuovo accordo arabo

Prima che si chiudessero definitivamente le porte, BeIn Media ha provato a rilanciare la propria offerta. Stando a quanto riportato nei giorni scorsi da Milano Finanza, L’ad della Lega Serie A Luigi De Siervo avrebbe inviato una lettera di rimostranze al Ceo della Roma, Pietro Berardi, per aver mediato proprio con l’emittente del Qatar, che avrebbe presentato un’offerta più alta rispetto a quella poi effettivamente formalizzata da Abu Dhabi Media (e accettata dalla Serie A). Come poi riportato su Twitter da Adriano Del Monte, giornalista di BeIn Sports, Il Ceo di BeIn Yousef Al-Obaidly ha ritirato l’offerta inviando una mail direttamente Lorenzo Casini, poche ore prima che lo stesso presidente della Lega Serie A annunciasse l’intesa con il gruppo emiratino: «Vista la perdurante incertezza e mancanza di trasparenza riguardo a questo processo, scrivo per ritirare formalmente la nostra offerta in merito ai diritti mediatici per la Serie A nelle stagioni dalla 22/23 alla 27/28».

BeIn Media non avrebbe mai pareggiato le cifre del precedente accordo, ma l’offerta presentata sarebbe comunque stata superiore a quella poi accettata dalla Lega Serie A (dalle ultime indiscrezioni si tratterebbe di circa 30 milioni a stagione). Più che le questioni economiche, però, sono prevalse le ragioni di una trattativa – quella con Abu Dhabi Media – che andava avanti ormai da quasi un anno, trovando alla fine la maggioranza dei club a favore. Al di là di tutto, però, è evidente la svalutazione che il calcio italiano ha subito nell’area mediorientale e nordafricana nel giro di un solo anno. Quello che prima era un mercato da oltre cento milioni a stagione, adesso vale meno di un quarto. Un passo indietro di 260 milioni da un triennio all’altro, per un campionato che oltre a perdere appeal, perde anche introiti.

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