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Perché la Serie A non può più aspettare: il danno economico senza diritti tv

E’ sempre più necessario il ritorno al calcio giocato. In Serie A come in Bundesliga, a spingere verso la ripresa della stagione sono soprattutto le esigenze economiche, dettate da una agenda televisiva che non ammette più ritardi. Sui diritti tv, in Serie A si rischia il contenzioso per il prossimo triennio, in Liga si stima un buco da 700 milioni, in Francia e in Germania sono stati già sospesi i pagamenti.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il calcio deve tornare a giocare il prima possibile. Lo chiedono i tifosi, lo sperano i giocatori, lo vogliono le società, lo pretendono sponsor e investitori. Soprattutto quest'ultima filiera è quella che, oltre ovviamente al virus, sta dettando la marcia per il rientro alla normalità. I danni economici causati dallo stop collettivo oramai non si contano più. In diverse realtà europee già si sono chiusi tornei e campionati minori, come in Francia, e c'è chi ha annullato in modo ufficiale la stagione di un intero movimento, come in Belgio.

La Serie A, come la Liga, la Ligue1, la Premier e la Bundesliga, hanno necessità di riprendere a scendere in campo, fosse solamente al momento per allenarsi e fare ripartire la macchina. E' per questo che in Bundesliga si sta affrontando sempre più in modo concreto il ritorno al campionato, con date e calendari già quasi strutturati. Quello tedesco dovrebbe essere il primo a riprendere, l'ultimo quello francese. In mezzo, la Spagna, l'Inghilterra e l'Italia.

La situazione in Italia

Per la Serie A, la Federcalcio ha già diramato nei giorni scorsi un protocollo di comportamento per la ‘fase due‘, che tutti i tesserati e i club dovranno osservare scrupolosamente, pena il non rientro in campo. Centri sportivi, strutture, metodologie, controlli sanitari. Nulla dovrà essere lasciato al caso e sarà la base per riprendere a giocare. Le società si sono già organizzate e davanti al prossimo break event del 4 maggio, sempre più vicino, ci potrebbe essere anche più tranquillità da parte di sponsor e detentori dei diritti televisivi che da qualche settimana sono sul piede di guerra.

I diritti tv, vitali per il sistema

I danni economici sono ingenti, impossibile pensare di procrastinare oltre, vorrebbe dire far crollare l'intero sistema. Rispetto agli altri campionati, però, l'Italia godrebbe di maggior libertà di movimento. Se da un lato la mancanza di entrate sta mettendo a dura prova i club – che studiano limitazioni sugli stipendi – dall'altro la Serie A può vantare un accordo ancora forte nei confronti dei diritti tv suddivisi per il triennio in corso (2018-2021). Nell'accordo in atto, infatti, non ci sono penali o scappatoie ‘per causa di forze maggiori‘ e la rata da pagare ai club (scadenza 1° maggio) verrà regolarmente elargita.

Quanto vale il campionato in tv

In totale i diritti di A valgono poco meno di 1 miliardo (973 milioni di euro, suddivisi tra Sky e DAZN) pagate con scadenze bimestrali: i prossimi circa 160 milioni che arriveranno a inizio prossimo mese saranno fondamentali per ridare linfa ma in ballo – in caso di ulteriore slittamento della ripartenza – ci potrebbe essere la ridiscussione del prossimo triennio con un contenzioso tra Lega e acquirenti che non gioverebbe a nessuno.

La situazione in Europa, dalla Premier alla Liga

Anche le altre realtà calcistiche europee sono sulla stessa barca che rischia di affondare senza entrate dai diritti televisivi. In Francia è già saltata la rata di aprile di Canal+ da 110 milioni prevista per gli inizi di aprile, così come non pagherà il prossimo pagamento da 42 milioni, BeInSport. In Premier, dove i diritti tv ammontano a oltre 10 miliardi di euro, Sky Uk e Bt Sport hanno già congelato ulteriori pagamenti in attesa di avere certezze. In Bundesliga, dove dai diritti tv le entrate per i club corrispondono al 37% del totale, DAZN ha già sospeso i pagamenti, così come Sky Detschland. In fine, in Liga si è stimato che i danni da mancata conclusione dei due principali campionati, ammonterebbe – per mancati diritti tv – a un buco quasi di 700 milioni di euro.

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