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Mihajlovic al Tg1, racconta la malattia: “Coronavirus? Dopo la leucemia nulla ti fa paura”

Lunedì sera, 21 settembre, il Bologna debutterà in campionato contro il Milan. In panchina ci sarà Sinisa Mihajlovic ma questa volta non avrà bisogno di un permesso speciale né metterà a rischio la vita. Un anno fa, a un mese dal ricovero in ospedale per la leucemia, si presentò in panchina a Verona: “Se non lo avessi, sarei morto. Ringrazierò sempre il donatore di midollo. Non so chi è ma mi ha salvato la vita”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il 25 agosto di un anno fa, a un mese dal ricovero in ospedale per la leucemia, Sinisa Mihajolovic si presentò in panchina al Bentegodi di Verona. Aveva promesso alla squadra che ci sarebbe stato, in un modo o nell'altro. Lasciò l'Ospedale Sant'Orsola e si recò allo stadio per la partita: vederlo in panchina fu emozionante per tutti. "Se non lo avessi, sarei morto" dice oggi, a pochi giorni dal debutto in campionato contro il Milan (lunedì 21 settembre) e a 10 mesi dal trapianto eseguito il 29 ottobre scorso. Il tecnico serbo è ospite del Tg1 e quando gli chiedono di parlare della malattia prende un po' di fiato, guarda davanti a sé – come se in quel momento la sequenza videoclip lo riporti indietro nel tempo e poi di nuovo nel presente – e spiega cosa significa vedere la morte in faccia.

Anche se quel giorno ero debole in tutto e per tutto – ha ammesso Mihajlovic – quelle erano le immagini della forza e della volontà di una persona che combatte. Ringrazierò sempre il donatore di midollo. Non so chi è ma mi ha salvato la vita.

Con la paura ha imparato a convivere. È riuscito ad affrontarla anche quando, poche settimane fa, è stato trovato positivo al coronavirus. Ha battuto, per sua fortuna senza conseguenze, anche il Covid-19. Come si è sentito in quei momenti?

Quando passi la leucemia è difficile aver paura – ha aggiunto Mihajlovic -. È come quando riesci a uscire da una guerra, di cosa mai puoi avere paura dopo? Sono stato sempre sereno. Se lo avessi preso a febbraio-marzo quando ero immuno-depresso poteva essere anche pericoloso. A 51 anni, comunque, ho imparato a farmi il letto da solo perché quando ero in ospedale per la leucemia nessuno poteva entrare nella mia stanza: all’inizio ci mettevo mezz’ora, poi ho imparato.

Lunedì sera incontrerà il "diavolo", che ha anche allenato. Sarà una gara speciale anche perché di fronte avrà un vecchio amico che avrebbe voluto con sé a Bologna. È Zlatan Ibrahimovic.

Lunedì sera, devo incontrare il mio amico Ibra… speriamo che possa andare meglio dell’ultima volta che abbiamo preso cinque pappine…

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