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Migliaia di tifosi a casa Milan nella notte, Ibrahimovic come una rock star: “Ho una cosa da dirvi”

Il pullman del Milan è arrivato a Milano nella notte da Reggio Emilia, ad attenderlo per festeggiare lo Scudetto c’erano migliaia di tifosi rossoneri. Zlatan Ibrahimovic ha preso il microfono e ha fatto esplodere la piazza.
A cura di Paolo Fiorenza
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Da Reggio Emilia, dal Mapei Stadium, diventato per l'occasione un feudo rossonero, la festa del Milan per il 19° Scudetto della sua storia si è trasferita nella notte a Milano, dove il pullman della squadra di Pioli è arrivato dopo mezzanotte. Ad attenderlo, davanti Casa Milan in via Aldo Rossi, c'erano migliaia di tifosi rossoneri – circa 15 mila – che hanno intonato cori e acceso fumogeni.

Il grande mattatore è stato ancora una volta Zlatan Ibrahimovic, già protagonista al termine del vittorioso match sul Sassuolo, quando è entrato in campo per festeggiare e ricevere la medaglia d'oro della Lega spruzzando spumante e fumando un sigaro esattamente come aveva fatto il suo amico Ancelotti dopo il trionfo nella Liga.

Piazzato avanti a tutti già nel pullman, col trofeo dello Scudetto in mano a far capire chi comanda il branco, il 40enne totem svedese ha poi arringato da par suo la folla una volta preso il microfono in mano. Gesti da rockstar più che da calciatore, istigando le urla a comando dei tifosi come il Freddie Mercury dei tempi migliori: "Vogliamo ringraziare tutti i tifosi dal nostro cuore, grazie per questo anno, senza di voi non era possibile – ha detto Ibra, lanciando poi il ruggito che ha fatto esplodere i tifosi – Ho una cosa da dire… mi sentite? Milano non è Milan, Italia è Milan! Grazieee, forza Milan sempreee!".

Negli almanacchi resteranno numeri ‘normali' a descrivere da un punto di vista statistico la stagione di Ibra – 8 gol e 3 assist in 27 presenze, peraltro quasi tutti messi assieme nella prima parte, mentre il finale è stato tormentato dai problemi fisici – ma il contributo del gigante di Malmoe prima alla rinascita e poi al trionfo del Milan non è riducibile alle fredde cifre. Mentalità, passione, leadership, etica del lavoro: avere in spogliatoio un campione di questa caratura è stato il primo mattone messo da Maldini (e Boban all'epoca) per elevare il rendimento di tutti gli altri giocatori e costruire una squadra da titolo. "Due anni fa avevo fatto una promessa, di riportare il Milan al top e vincere lo Scudetto, l'ho mantenuta", dice adesso con orgoglio e commozione per il suo mentore Mino Raiola. C'è chi può e chi non può: Ibra è onnipotente.

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