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“Mai stato a Lille, neanche per firmare il contratto”: Luigi Liguori scoperchia l’affare Osimhen

A distanza di un anno dal suo inserimento nell’affare Osimhen, Luigi Liguori si sfoga: “Questa situazione ha pesato tanto sulla mia carriera e mi fa rabbia. Abbiamo scoperto che non era un’operazione fatta per noi, per il nostro futuro. Era per altro”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il suo nome forse non dirà molto nel panorama calcistico italiano, ma Luigi Liguori ha avuto un momento di notorietà nel settembre dell'anno scorso, quando assieme ad altri tre giocatori allora di proprietà del Napoli fu inserito nell'affare che portò Victor Osimhen in azzurro. L'attaccante nigeriano fu valutato poco più di 70 milioni, di cui 20 ammortizzati tramite la cessione al club francese di Ciro Palmieri (7 milioni), Claudio Manzi (4), Orestis Karnezis (5) e appunto Liguori, valutato 4 milioni.

Di questi giocatori, solo il portiere greco – l'unico nome noto – ha messo piede in Francia, occupando peraltro il ruolo di panchinaro fisso. Gli altri tre sono tornati – si fa per dire, ovvero dal punto di vista del tesseramento – immediatamente in Italia, andando a giocare in Serie C e D. L'intera operazione tra Napoli e Lille è finita nello scorso ottobre nel mirino della Covisoc, che ha segnalato alla Procura della FIGC ben 62 affari di club di Serie A con plusvalenze sospette, ovvero basate su valori ‘gonfiati' e non veritieri, allestiti solo per alleggerire i bilanci con segni ‘più' necessari come l'aria.

In quei 62 affari messi sotto la lente d'ingrandimento, oltre 40 riguardano la Juventus (e sono finiti anche in un'indagine penale della Procura di Torino), mentre il Napoli compare nella relazione della Covisoc per il solo trasferimento di Osimhen. Il quotidiano Repubblica è andato ad intervistare Luigi Liguori e le sue parole confermano che di calcistico – nella sua presenza nell'affare – c'era molto poco: "Lille? Non ci sono mai stato, nemmeno per firmare. Hanno mandato i contratti a Napoli e abbiamo firmato a Castel Volturno", spiega il 23enne attaccante esterno.

Liguori, dopo essere stato mandato in prestito dal Lille prima alla Fermana e poi al Lecco nella scorsa stagione, oggi si è appena accasato all'Ercolanese, club di Eccellenza campana. Il ragazzo racconta adesso tutta la storia, fin dall'inizio: "Giocavo in prestito alla Fermana, in Serie C. A giugno mi chiamò il Napoli e mi disse: vieni a Castel Volturno, dobbiamo parlare. Siamo andati io e il mio procuratore, la società ci ha offerto due opzioni: potevo rinnovare per un anno e restare, o accettare di andare al Lille e firmare per tre anni, entrando nell’operazione Osimhen. Voi che avreste fatto? Ne ho parlato con il mio agente e ho accettato. Il 30 giugno abbiamo firmato con il Lille".

Poi ecco il prosieguo della vicenda, di Ligue 1 neanche l'ombra: "A quel punto abbiamo chiesto di poter restare un altro anno in Italia in prestito. Avevo già la squadra, a Fermo mister Antonioli mi voleva a tutti i costi. Ho fatto sei mesi alla Fermana e poi sono andato a Lecco. Quando è finito il prestito, il Lille mi ha mandato una comunicazione dicendo che il 1° luglio dovevamo essere da loro. Tutti e tre, noi contropartite nell’affare Osimhen. Ma noi non volevamo più andare in Francia, allora ci hanno proposto di lasciare sul tavolo i due anni di contratto e accettare una buonuscita".

Liguori spiega che nessuno di loro ormai ci credeva più: "Purtroppo io non sapevo tutto. Loro non è che ti dicono che volevano fare plusvalenza. Ci hanno detto solo: il Lille vuole tre giovani e noi abbiamo pensato a voi. Poi col passare delle settimane abbiamo scoperto tutto, ma ormai eravamo coinvolti, non potevamo più fare nulla. Questa situazione ha pesato tanto sulla mia carriera e mi fa rabbia. Non poca, tanta rabbia. Abbiamo scoperto che non era un’operazione fatta per noi, per il nostro futuro. Era per altro. Con gli altri due ragazzi coinvolti nell’operazione ci sentiamo spesso e tra di noi ci diciamo: noi avevamo tre anni di contratto. Ci siamo bruciati per ‘colpa' del Napoli. Perché noi non sapevamo nulla".

A Liguori, come a Palmieri e Manzi, restano i rimpianti di quello che avrebbe potuto essere delle loro vite, con una scelta diversa. "Voi che avreste fatto?" è la domanda che torna nella testa. Sembra passata un'eternità, era il settembre di un anno fa.

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