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L’ultima vittoria di Diego Armando Maradona: il viaggio eterno alla ricerca del genio

Maradona senza Maradona sembra aver fatto un altro prodigio: zittire gli starnazzi delle vedove bianche e affidarci a tutti il compito di scoprire, in assenza del suo corpo, la fonte del talento del genio. È il viaggio che tanti stanno facendo alla scoperta di un uomo nato per cambiare il calcio.
A cura di Jvan Sica
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Quando Diego Armando Maradona compì 60 anni, il 30 ottobre 2020, ci si divise, come sempre è accaduto da un determinato momento in poi intorno alla figura di Diego, tra chi ci spingeva a guardare il dito e altri che semplicemente volevano farci ammirare la luna.

I primi ci parlavano dei lati oscuri, come si dice oggi per non far male a nessuno, come se dovessimo pensare al più grande calciatore di tutti i tempi senza il pallone fra i piedi. Un po’ come se vi dicessero: “Sì Mozart suonava bene, però nelle sue lettere parlava di cacca, questa cosa non la dimenticare”.

I secondi facevano parlare i ricordi e, ancora meglio, chiedevano di far volare le visualizzazioni di Youtube, perché chi non c’era doveva vedere, doveva in qualche modo immedesimarsi, doveva fare fesso il tempo e immaginarsi davanti a quello spettacolo. Era una Commedia, la stessa di cui scrive Balzac, quello strascinante e quasi sempre fumoso gioco di sponde che ci sta facendo odiare addirittura la democrazia, forse l’unica cosa che ci rende liberi.

Oggi è cambiato tutto e accade solo davanti ai geni, davanti ai rivoluzionari. Oggi, 30 ottobre 2021, Diego Armando Maradona avrebbe dovuto compiere 61 anni, ma è morto il 25 novembre 2020 e ne dobbiamo scrivere in assenza, in ricordo.

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Il Maradona senza Maradona non è più un’insulsa riunione di condominio con un solo ordine del giorno che rimane senza risposte. Il Maradona senza Maradona sembra essere (poi chi vuole cucinare l’altra faccia della medaglia lo trovi sempre) un colpo dato alla storia, il cui rimbombo non lo appanni con il bla bla bla del “eh però”.

Chi guarda quel dito oggi sono in pochi, sempre meno. Come quando a scuola parli di Caravaggio. Tutti si fanno prendere dal “dito” della vita bohème, dall’assassinio, dal fuggiasco, dal ribelle. Poi però se guardi la “luna” che c’è dentro i suoi quadri non riesci a resistere, non ne fai più un fatto di vita, ne fai un fatto di storia appunto, un fatto di futuro. Maradona senza Maradona è sempre di più questo e nel nostro delirio opinionistico obbligatorio è una vittoria che solo un immenso personaggio poteva creare.

Si sentono ormai in lontananza gli starnazzi delle vedove bianche, perché oggi tutti cercano di capire il talento di quell’uomo. Ecco la parola che da sola ha avuto la forza di mettersi al centro del discorso, il talento. Tutti oggi vogliono rivedere, ricordare, scoprire e ammirare forse per la prima volta il talento di quel calciatore meraviglioso, di un uomo nato non solo per fare quella determinata cosa, il destino, i geni e l’educazione ossessiva spesso lo fanno, ma nato per cambiare quella cosa che si chiama calcio. E questo accade poche volte.

In questi anni tanti hanno criticato Maradona, i suoi atteggiamenti, le sue scelte di vita e la sua pochezza in determinate esternazioni e atteggiamenti. Ma chi di noi non avrebbe voluto giocare a calcio con Maradona? Passare la palla o parare un tiro di Maradona. Avremmo visto da due passi la fonte del talento del genio, forse avremmo anche visto il baratro a cui ti porta quel talento e avremmo avuto paura. Ma sarebbe stato allo stesso modo sublime, tremendamente bello e tremendamente inconcepibile.

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Oggi non possiamo farlo più, ma non per questo lo releghiamo nel già fatto e nel già visto. Quel talento lo cerchiamo ancora di più, con ancora maggiore angoscia, con ancora maggior amore. Adesso che il corpo che sprigionava quel talento non c’è più, vorremmo arrivare alla fonte solo con le mappe. Ma non abbiamo più la bussola, non ci arriveremo mai.

Però non bisogna smettere di cercare quella fonte, non bisogna zittire quella voce che ci parla di un sogno sognato e poi realizzato, di un ragazzo nato per farci vedere più avanti e per entrare nella storia. Alla fine sarà solo un racconto ormai, bello e magari accattivante, ma è un racconto da tramandare e non disperdere, un racconto che deve lasciare una traccia in tutti coloro che pensano che il calcio sia un grande universo di senso, capace di dare anche un goccio di felicità.

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