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La Serie A alle prese con i calciatori no-vax: “Devono pagare i danni se creano focolai”

Il dibattito sulla necessità di allargare la percentuale di vaccinati riguarda anche il calcio e rispecchia esattamente quanto sta accadendo nel Paese. Il caso Spezia dimostra quanto il problema sia attuale: in Serie A c’è un 10% di calciatori non vaccinato e che non intende farlo. Una scelta della quale qualcuno ora intende chiedere conto ai giocatori: nelle tasche.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il calcio, microcosmo che riflette quanto accade nel Paese, non è esente dal dibattito sulla necessità di allargare il più possibile la popolazione vaccinata, un'esigenza di salute pubblica che si scontra col rifiuto a vaccinarsi di chi invoca il libero arbitrio sulla questione. Quanto il problema sia attuale – con buona pace di chi pensava che la prossima stagione sarebbe filata liscia senza nessun focolaio ad impestare le rose delle varie squadre – lo dimostra quello che è accaduto in casa Spezia.

Partito il ritiro prestagionale, ecco subito fioccare i giocatori positivi al Covid: prima uno sei giorni fa, poi 6 immediatamente dopo, infine 9 nell'ulteriore comunicazione del club ligure, fino all'ultimo annuncio di oggi che porta il conto totale a 10. Insomma il più classico dei focolai, reso esplosivo dalla ormai ben nota velocità di contagio della variante Delta. Sono quindi scattate tutte le procedure di isolamento necessarie ed il medico sociale dello Spezia ha sollevato pubblicamente il problema dei calciatori non vaccinati, visto che la causa del dilagare del coronavirus nella rosa degli Aquilotti è stata esattamente questa: "Abbiamo provveduto a effettuare la prima dose di vaccino. Due calciatori non hanno voluto farlo perché si ritengono no-vax e si è creato un piccolo cluster dal punto di vista clinico. Alcuni calciatori vaccinati sono risultati positivi perché non si ha una copertura completa tra prima e seconda dose. Uno dei due calciatori no-vax è risultato positivo e gli altri vaccinati hanno ricevuto da troppo poco la prima dose per essere coperti".

Il dottor Salini ha scoperchiato un vaso di Pandora che riguarda l'intera Serie A: i dati in possesso della Gazzetta dello Sport svelano che nella massima serie circa il 90% dei componenti dei gruppi squadra ha già ricevuto almeno una dose di vaccino, ma mediamente ci sono 2-3 elementi per club ancora non vaccinati. Non essendoci obbligo in tal senso – esattamente come per tutti i cittadini italiani – si sta cercando di percorrere la strada dell'informazione e della persuasione, ma c'è anche chi ritiene che i no-vax debbano assumersi la responsabilità non solo morale ma anche economica della loro scelta, qualora questa di traduca in costi per lo Stato e danni per le società.

Molto esplicite in tal senso le parole di Gianni Nanni, responsabile sanitario del Bologna (che ha ancora tre giocatori indecisi) e membro della Commissione medica della FIGC in rappresentanza dei medici della Serie A: "Calciatori no-vax? Ovviamente l'obbligatorietà non c'è e su questo siamo d'accordo, non si può obbligare un calciatore a vaccinarsi – spiega a Radio Marte – Devi fare di tutto per convincerli, però ovviamente non si può obbligare. Chiaramente chi non è vaccinato dovrà sottostare al protocollo dell'anno scorso, con tamponi ravvicinati, sierologico e misure di sicurezza. Discorso di libertà e di rispetto verso gli altri. Dovremmo imporre che chi non si vaccina se ne assume le responsabilità e ne paga le conseguenze".

Il dottor Nanni non usa giri di parole per indicare cosa andrebbe fatto a suo parere: "Se ti becchi il Covid-19 poi ti paghi le cure. Io ti curo e ti salvo, ovviamente però paghi le terapie, perché non hai voluto vaccinarti. Stiamo parlando di una pandemia. Stiamo subendo una pandemia mondiale, non possiamo avere le stesse regole e gli stessi princìpi senza un problema del genere. Si è liberi di non vaccinarsi, ma poi se ne pagano le conseguenze. Non solo paghi le cure ma paghi anche i danni che procuri agli altri. Se tu crei un focolaio poi devi pagare. Non credo che andremo a minare la democrazia e i diritti con una cosa del genere".

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