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La sentenza su Lazio-Torino: “Comportamenti del Toro improntati alla furbizia”

Lazio-Torino si dovrà giocare e a sancirlo è la Corte Sportiva d’Appello che ha respinto il ricorso della società biancoceleste. Fanno riflettere alcuni passaggi presenti nel dispositivo della corte presieduta da Piero Sandulli, con riferimento ad un presunto comportamento ‘poco sportivo’ della squadra granata nel primo weekend di marzo.
A cura di Vito Lamorte
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Lazio-Torino dovrà disputarsi. A decretarlo è la Corte Sportiva d’Appello, che ha respinto il ricorso presentato dalla società biancoceleste. Il club capitolino pretendeva il 3-0 d’ufficio per la gara che si doveva giocare allo stadio Olimpico lo scorso 2 marzo 2021 per la mancanza di cause di forza maggiore per il Toro. La gara era stata rinviata a causa del focolaio da Covid-19 all'interno del ‘gruppo squadra' di Davide Nicola dopo l'indicazione dell'ASL di Torino per il club granata di non spostarsi per evitare altre situazioni di contagi e verificare la situazione all'interno della rosa. La partita, dunque, si dovrà regolarmente disputare ma Claudio Lotito potrebbe spingersi fino al Collegio di Garanzia del Coni: al momento la data più probabile è il 7 aprile 2021.

Nella sentenza della Corte d'Appello, però ci sono dei passaggi in merito al presunto comportamento ‘poco sportivo' della squadra di Urbano Cairo che fanno riflettere su quanto accaduto nel primo weekend di marzo:

Quanto, infine, al secondo motivo di ricorso con il quale la Società reclamante stigmatizza la condotta tenuta nella fattispecie di cui è giudizio dalla Società F.C. Torino S.p.A. che non sarebbe stata improntata ai canoni della lealtà sportiva e della correttezza e che, per ciò solo, giustificherebbe l’applicazione della sanzione di cui all’art. 53 delle NOIF, ovvero la sconfitta per 0-3, questa Corte non può esimersi dall’evidenziare che, in effetti, il provvedimento, a carattere interpretativo, adottato dall’ASL di Torino in data 1 marzo 2021 desta più di una perplessità; ed invero, un atto amministrativo, peraltro con finalità di prevenzione della salute collettiva a fronte della più grave emergenza sanitaria della storia moderna dell’umanità, non può produrre effetti dal giorno successivo alla sua adozione, alla stregua di un atto giudiziario. Ciò posto, non vi è dubbio che la Società F.C. Torino S.p.A. abbia tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria torinese, peraltro, su richiesta della stessa Società granata.

Nel dispositivo della corte presieduta da Piero Sandulli, inoltre, si legge:

Al proposito, non può che richiamarsi, ancora una volta, il principio secondo il quale “il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo”. Tale principio non dovrebbe mai essere vanificato, neppure nella presente situazione di emergenza sanitaria, con comportamenti che, come nel caso della Società F.C. Torino S.p.A., sembrano finalizzati, invece, all’unico fine di ottenere, nelle ipotesi di calciatori risultati positivi al COVID-19, il rinvio della disputa delle gare che potrebbero essere, tranquillamente, disputate, atteso, peraltro, il consistente numero delle rose di calciatori a disposizione delle Società professionistiche.

Alla fine c'è anche un altro passaggio piuttosto duro: "Comportamenti, questi ultimi, improntati ad una sorta di “furbizia” che non sono, in alcun modo, in linea con i principi di lealtà, probità e correttezza che devono, invece, sempre ispirare chi partecipa a competizioni che, sebbene abbiano natura professionistica, riguardano sempre un gioco, o meglio un “giuoco” per ricordare la parola ricompresa nella definizione della Federazione".

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