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La rivoluzione totale di Luis Enrique nella sua Spagna senza Real Madrid

Con l’uscita agli ottavi nel Mondiale 2018, la Generacion Dorada, capace di vincere due Europei e un Mondiale, è finita. Restavano alcuni calciatori-totem, ma Luis Enrique ha deciso di non convocarli nella Spagna per dare spazio, responsabilità e importanza ai giovani. Per gli Europei ha pescato dall’ultima Under 21 campione d’Europa e da un bacino di calciatori giovani che anche i grandi club gli mettono a disposizione.
A cura di Jvan Sica
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La testa bassa di Iniesta dopo la partita contro la Russia agli ottavi di finale del Mondiale 2018 era l’immagine definitiva del tramonto di un’epoca, un’epoca fatta di calciatori sublimi e di nuove idee tattiche, convertite senza perdere nulla della loro forza dai club più all’avanguardia del mondo anche nella Spagna. È stata l’era della Generación Dorada, ovvero quella in cui le idee e i piedi fatati che venivano da Barcellona, si sono uniti alla voglia di primeggiare e alla leadership che venivano da Madrid, creando un congegno perfetto capace di vincere Europei, Mondiali, Europei senza soluzione di continuità.

Prima di quel Mondiale russo oltretutto c’era stato il caso Lopetegui, cacciato a pochi giorni dall’esordio perché aveva già scelto di firmare con il Real Madrid. Serviva quindi una guida tecnica che si ispirasse a tutto quello che la Spagna era stata negli ultimi dieci anni, ma che allo stesso tempo avesse anche la forza e la personalità per cominciare con calciatori del tutto nuovi.

“La parola ‘fallimento' è molto brutta. Certo, i risultati non sono stati buoni ma questi giocatori hanno dato il massimo, in questi anni tutti ci hanno ammirato. Ecco perchè non ci sarà una rivoluzione ma solo cambiamenti e l'età non sarà vincolante. Essere c.t. implica una grande responsabilità, devi giocare per il tuo paese e difendere la nazionale. Abbiamo una nazionale di alto livello, dobbiamo sapere come difendere, attaccare ed essere aggressivi quando abbiamo la palla. Ci sono giocatori per il mio modo di intendere il calcio, bisogna evolversi, è obbligatorio e vedrete che quando darò la mia prima lista di convocati, ci saranno sicuramente delle sorprese” – Luis Enrique durante la prima conferenza stampa da ct della Spagna

Questo profilo è stato identificato in Luis Enrique che ha proceduto come da indicazioni e propria volontà. Ha portato avanti delle qualificazioni perfette, ottenendo 8 vittorie e 2 pareggi, ha ringiovanito la rosa, sfruttando sia l’ultima Under 21 vincitrice in Italia degli Europei di categoria, sia l’utilizzo da parte di buona parte delle squadre spagnole di nuovo calciatori delle giovanili. Arrivato poi al momento delle convocazioni per questi Europei ha deciso di accelerare ulteriormente.

Il fatto che non ci siano calciatori del Real Madrid in rosa non è soltanto una sorta di marchio che sottolinea la novità e anche il desiderio del tecnico di andare avanti con le sue idee, ma la vera esclusione-manifesto è quella di Sergio Ramos. Non chiamando il centrale del Real Madrid, che ha avuto problemi fisici proprio a fine stagione ma in fondo era convocabile anche solo per il peso che ha in uno spogliatoio, Lui Enrique ha lanciato il pallone ai suoi ragazzi, dicendogli che in pratica ora toccava soltanto a loro.

“Luis Enrique ha mostrato il suo vero volto. Nessun giocatore del Real Madrid convocato per gli Europei. Ha scaricato il capitano Sergio Ramos e Nacho. Un'aberrazione. Non si possono fare le convocazioni lasciandosi trasportare dalle proprie convinzioni o paure personali. La Spagna dovrebbe essere più importante” – Tomás Roncero, caporedattore AS

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Una piccola vite del vecchio meccanismo Luis Enrique voleva mantenerla, era però la vite centrale, quella che faceva muovere il giocattolo. Infatti ha voluto convocare Sergio Busquets, affidandogli anche il ruolo di capitano e anche se magari non avesse sempre giocato titolare, sostituito da Rodri, l’idea era tenere la sua saggezza tattica e nello spogliatoio vicino a sé. In questo caso è stato il Covid a giocargli uno scherzo. Busquets purtroppo è risultato positivo al Coronavirus, ma per l’allenatore è così importante che resta in lista. Ovvio però che il suo ruolo sarà ancora meno di campo almeno nella prima fase degli Europei e allora spazio ancora una volta ai giovani, non solo da un punto di vista anagrafico ma soprattutto in quanto a pedigree internazionale.

“Sta bene, è asintomatico. Ha il suo programma di lavoro e si sta allenando. Della vaccinazione se ne occupa il presidente. Ne sta discutendo da tempo. Sappiamo che le cose a palazzo vanno a rilento. Ora sembra che si possa fare. Mi darebbe fastidio non poter contare su un giocatore per  il vaccino” – Luis Enrique sul caso Busquets

Un altro caso di positività – successivamente rientrato – poi ha messo in discussione un’idea tattica che Luis Enrique voleva vagliare e magari proporre in pianta stabile. Marcos Llorente dell’Atletico Madrid è un calciatore molto dinamico che Simeone ha fatto giocare davvero ovunque. Luis Enrique voleva schierarlo basso a destra (motivo per cui ha portato solo Azpilicueta come terzino destro) per proporre il calciatore anti-ruolo immaginato e messo in pratica da Guardiola quest’anno con Cancelo. Un calciatore che nominalmente e schematicamente parte da una determinata posizione, ma poi ne assume completamente un’altra cambiando in maniera totale la sua funzione in campo.

“Riteniamo opportuno inserire un solo giocatore in più, che è un attaccante perché apprezziamo molto la sensazione che i giocatori possano sentirsi tutti in condizione di poter giocare le partite degli Europei” – Luis Enrique sul fatto di aver convocato solo 24 calciatori (prima del caso Busquets)

Per il resto, se giovani devono essere, giovani siano. David de Gea è in maniera decisamente aggressiva insidiato da Unai Simón, portiere di grandissimo livello ancora non pienamente espresso, in difesa l’assenza di Sergio Ramos non verrà colmata da un altro uomo di esperienza come César Azpilicueta, ma è molto probabile che lo scettro verrà dato a Pau Torres, in grande spolvero nel Villareal vincitore dell’Europa League, a centrocampo potrebbe restare della guardia precedente Thiago, ma già Koke potrebbe essere un semplice backup, perché l’idea di mettere in campo quanti più buoni piedi si possiede, fa pensare a Luis Enrique a due mezzali come Fabián Ruiz e addirittura Pedri, classe 2002. In attacco l’allenatore adora Morata, perché riesce a far giocare bene tutti gli altri, ed è probabile che affiancherà a lui Ferrán Torres, devastante in Nazionale, e Mikel Oyarzabal, altro calciatore capace di fare tante cose. Probabile che in un primo tempo tenga in panchina il freak tattico Adama Traoré, ma quando servirà sconvolgere la partita o chiuderla in transizione offensiva, lo utilizzerà.

Come avrete letto sono tutti nomi quasi sconosciuti al pubblico di massa che si avvicina al calcio delle Nazionali solo per i grandi tornei, ma è quasi certo che diventeranno presto nomi straconosciuti, perché sono giovani ma hanno già tutto quello che serve per dominare.

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