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Juve-Napoli, Marchisio: “Il Napoli aveva giocato col focolaio più grande della Serie A”

Nell’attesa del verdetto del Giudice Sportivo su Juventus-Napoli, quanto accaduto domenica scorsa fa ancora discutere. Claudio Marchisio, ex centrocampista bianconero, ha posto l’attenzione su alcuni aspetti importanti della vicenda: “Servivano decisioni più importanti e serie molto prima di domenica scorsa. La salute degli atleti non è protetta”.
A cura di Maurizio De Santis
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Juventus e Napoli conosceranno entro la prossima settimana il verdetto del Giudice Sportivo sulla partita che domenica scorsa non si è giocata per la mancata presentazione dei partenopei all'Allianz Stadium. Il provvedimento della Asl campana ha bloccato la squadra di Gennaro Gattuso, impedendo la partenza verso Torino e obbligandola all'isolamento fiduciario nella ‘bolla' a Castel Volturno. L'intervento dell'autorità sanitaria ha generato polemiche pur essendo pienamente legittimo e, oltretutto, indicato anche nei regolamenti che il mondo del calcio s'è dato a partire da giugno scorso (il protocollo licenziato dal Comitato tecnico scientifico del Governo previo accordo con la Figc).

Dal ritiro della Nazionale, Leonardo Bonucci, è tornato sull'argomento spiegando che proprio il pacchetto di norme studiate rappresenta la prima forma di tutela per tutte le formazioni: "Eravamo abbastanza tranquilli, abbiamo rispettato un protocollo creato ad hoc per portare avanti il campionato", ha ammesso il difensore della Juventus. Una voce fuori dal coro dell'ambiente bianconero è rappresentata da Claudio Marchisio, l'ex centrocampista ha puntato i riflettori sulla necessità di dare priorità alla salute e, per le sue opinioni, ha finito con l'attirarsi le critiche dei sostenitori della ‘vecchia signora'. In realtà, il ‘principino' pone l'attenzione su un aspetto molto più importante che va ben al di là del campanilismo e degli umori delle tifoserie.

Servivano decisioni più importanti e serie molto prima di domenica scorsa – ha ammesso Marchisio durante la trasmissione ‘Le parole della settimana' – dal momento che il Napoli aveva giocato col focolaio più grande della Serie A. La salute degli atleti non è protetta. Se non si fosse trattato di una partita che ha un grande richiamo, con ogni probabilità non avremmo nemmeno ragionato tanto sulla vicenda.

Come si è arrivati a questa situazione? La ricostruzione dei fatti lo spiega. Tutto nasce dal ‘focolaio Genoa', ovvero dal numero alto di casi di positività al coronavirus riscontrati nella squadra ligure: si tratta di 22 tesserati, di cui 17 calciatori che attualmente risultano ancora infetti. Pur avendo seguito le prescrizioni (isolamento dei giocatori contagiati, Perin e Schone, screening tappeto per la parte restante del gruppo squadra), il Grifone s'è ritrovato in una situazione allarmante e delicata generando preoccupazione anche tra le fila dei partenopei che proprio contro i rossoblù erano andati in campo. La settimana che ha preceduto Juventus-Napoli è stata caratterizzata dal timore e dall'ansia che in casa azzurra ha accompagnato l'attesa per l'esito dei test: Zielinski, Elmas e un dirigente sono risultati positivi mentre – come confermato anche dai tamponi effettuati nelle ultime ore – non si registrano altri casi.

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