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James Rodriguez racconta l’imbarazzo in Qatar: “Nudo sotto la doccia, mi dicevano non puoi farlo”

A 32 anni il talento colombiano ha trovato una nuova dimensione al San Paolo, in Brasile. Nel corso della carriera ha avuto spesso difficoltà di adattamento, tra le ultime esperienze quella in Qatar è stata la più difficile.
A cura di Maurizio De Santis
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Fare la doccia dopo una partita e gli allenamenti oppure il modo di comportarsi a tavola. James Rodriguez ha impresso dentro di sé, nemmeno fosse uno shock fortissimo, due momenti della sua esperienza in Qatar.

C'è rimasto per meno di un anno indossando la maglia dell'Al Rayyan, che in tasca gli ha versato uno stipendio da quasi 10 milioni e una serie di benefit, ma certe cose proprio non riesce a dimenticarle. Non è mai riuscito ad accettarle e (forse) tra le cause del suo addio alla società del Golfo Persico c'è anche la difficoltà di adattamento alla cultura del Paese.

Disorientato. È la sensazione espressa dal calciatore che nell'intervista a Globo Esporte ha raccontato quali fossero i disagi quotidiani durante la permanenza in Medio Oriente che lo hanno colpito tanto in ambito calcistico quanto nella sfera personale.

Una delle complicazioni principali capitava al momento della doccia dopo le partite oppure le sessioni di allenatore: lui si presentava completamente nudo ma quel suo costume non era ben visto. Anzi, gli suggerirono che sarebbe stato meglio si coprisse in segno di rispetto, si comportasse in maniera morigerata considerati gli usi del Paese.

"Nel calcio al momento di lavarsi i calciatori si spogliano del tutto – ha spiegato Rodriguez – e lì i miei compagni mi dissero: no, no, non puoi restare così. Quella cosa mi creò imbarazzo". Non è stata l'unica fonte d'impaccio per il colombiano, trovatosi in soggezione anche in altri momenti della giornata e di condivisione con i compagni di squadra. In particolare, in occasione del pranzo.

"Tutti mangiano con le mani, quando me lo hanno spiegato la mia risposta fu: no, grazie. Chiesi di avere delle posate ma mi dissero: no, devi usare le mani". Come la prese? La sua reazione è in una frase semplice: "Sei pazzo, non mangio con le mani!".

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L'insostenibile leggerezza dell'essere JR10 è peculiarità che ne ha spesso caratterizzato l'animo inquieto, al punto da cambiare ben cinque squadre negli ultimi sei anni fino a sbarcare in Brasile, tra le fila del San Paolo, dove a causa di problemi fisici non è riuscito ancora a brillare.

Del ragazzo che nel 2014 incantò ai Mondiali verde-oro c'è rimasta polvere di stelle, considerato l'andamento della sua carriera inficiata dalle condizioni fisiche e da un animo ‘inquieto' che tra i blancos come all'Everton, gli hanno impedito di fare ciò per cui era ben pagato: fare la differenza.

A Monaco di Baviera non poteva sopportare le temperature invernali ("cosa ci faccio qui a -28°?", si diceva mentre andava al campo d'allenamento del Bayern), in Inghilterra la sua indole da genio ribelle mal si coniugò con il calcio senza respiro della Premier League. In Grecia, all'Olympiakos è stato solo di passaggio. Troverà finalmente pace nella società paulista? Può darsi, a 32 anni – dopo aver sprecato le doti che la vita ti ha dato – puoi dare ancora molto oppure pensare alla pensione dorata.

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