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In una lettera Zidane spiega l’addio al Real: “Certe cose sono più importanti del denaro”

Zidane ha deciso di lasciare il Real Madrid in anticipo rispetto alla scadenza contrattuale e rinunciando alla buonuscita da 12 milioni sull’ultimo anno di stipendio. Nella lettera di addio rivolta al popolo dei blancos ha spiegato perché ha preso una decisione del genere, mettendo nel mirino il presidente, Florentino Perez.
A cura di Maurizio De Santis
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Fiducia. Rispetto. Gratitudine. Il denaro e il successo non sono tutto nella vita. La dignità non ha prezzo. Cinque concetti essenziali, Zidane li prende e li usa come filo conduttore della lettera aperta nella quale spiega al mondo madrileno perché ha deciso di lasciare il Real. Lo ha fatto rassegnando le dimissioni a costo zero, senza pretendere buonuscite né mediare o sollevare questioni legali sulla somma di 12 milioni di euro (i soldi che avrebbe incassato per effetto del contratto fino al 2022). Avesse puntato i piedi, sarebbe stato anche legittimo ma moralmente discutibile (perché pretendi un indennizzo se decidi di andare via?).

Ecco perché, alla luce del proprio comportamento, s'è sentito libero abbastanza per dare ampio sfogo alla delusione, alle ragioni che lo hanno portato a separarsi dai blancos con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale, senza avere in tasca alcun nuovo accordo.

A maggio 2018 me ne andai perché, dopo due anni e mezzo con tante vittorie e tanti trofei, sentivo che la squadra aveva bisogno di un nuovo progetto per rimanere al top. Oggi le cose sono diverse. Lascio il Real Madrid perché non sento più la fiducia della società per costruire qualcosa a medio-lungo termine.

Qualcosa si è rotto nel rapporto con il presidente, Florentino Perez, ma non è solo questione di risultati o di obiettivi sportivi mancati. È vero che un club molto importante come il Real ti obbliga a vincere sempre e (quasi) tutto. È vero che l'eliminazione dalla Champions League può essere un'imputazione molto dura dalla quale difendersi. Ma Zidane si chiede cosa conta davvero.

Conosco il calcio e so che in un club come il Real Madrid quando non vinci devi andartene – ha aggiunto l'ex tecnico -. Ma qui hanno dimenticato una cosa molto importante: tutto quello che ho costruito con il lavoro quotidiano. Si è dimenticato che dietro tutto questo ci sono le persone, con la loro vita e le loro emozioni. E credo che non sia stato dato il giusto peso a questi aspetti che rendono grande una società. Non chiedevo un atteggiamento privilegiato ma solo che ci fosse un po' più memoria per quanto ho dato

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Quale aspettativa di vita in panchina ha un allenatore in un grande club? Bassa, un biennio al massimo. Zidane sposta l'attenzione anche su questa particolare forma d'isteria che spinge le società a prendere decisioni affrettate o ad alimentare pressioni negative anche per i condizionamenti dell'ambiente, mettendo da parte il lato umano nella relazione di collaborazione.

Quanto può resistere un allenatore in una grande società? Oggi può resistere per due stagioni, o poco più. Perché un rapporto possa durare è necessario che quelli umani siano preservati, sono più importanti del denaro. Bisogna prendersi cura di loro. Quando ho letto sui giornali, dopo una sconfitta, che sarei stato esonerato se non avessi vinto la partita successiva mi sono sentito ferito. Messaggi del genere filtrati volontariamente ai media hanno creato sono solo incomprensioni con lo staff.

Ultima riflessione dedicata ai rapporti con la stampa e al ruolo dell'informazione che fa parte dell'ingranaggio, del gioco, di tutto ciò che ruota intorno alle vicende di campo. Anche in questo Zidane non usa giri di parole e centra il nocciolo della questione sulla falsariga delle opinioni precedenti.

Ho fatto centinaia di conferenze stampa e purtroppo di calcio abbiamo parlato poco. La mia non è una critica né una lezione da impartire ai giornalisti ma avrei voluto che si parlasse più spesso di pallone e soprattutto dei giocatori e non fa sempre polemica.

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