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Il riscatto silenzioso del Napoli e quei 10 secondi di follia che pesano sulla classifica

La vittoria nello scontro diretto con la Roma conferma il buon momento del Napoli. A San Siro ha vinto giocando in maniera operaia, all’Olimpico s’è difeso bene, ha offerto qualità in attacco, ritmo e brillantezza. Il recupero degli infortunati spiega solo una parte del problema e perché la squadra è scivolata fuori dalla zona Champions. E aumenta il rammarico per quei pochi (pesanti) punti persi.
A cura di Maurizio De Santis
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I due punti buttati contro il Sassuolo, quelli del 3-3 subito al 94° in maniera sciagurata. E ancora i 3 punti gettati contro lo Spezia (che addirittura violò il San Paolo in 10 e sotto di 1 gol) oltre al pareggio contro il Torino in casa a margine di una prestazione da dimenticare. In totale fanno 7 punti lasciati per strada, come perdere soldi da una tasca bucata. La saga degli sprechi del Napoli, reduce da due vittorie vittorie consecutive pesanti (Milan e Roma in trasferta, resta la Juve il 7 aprile per alimentare il filotto da quarto posto), alimenta il rammarico per gli errori (e gli orrori) clamorosi che hanno limitato l'orizzonte dei partenopei in campionato.

Senza sciocchezze oggi la squadra di Gattuso sarebbe seconda, a +1 sul Milan. Senza sciocchezze oggi gli azzurri avrebbero (quasi) la qualificazione alla prossima edizione della Champions in tasca. Senza le assenze (ma tra infortuni e Covid un po' tutti i club hanno pagato dazio) ci sarebbe stato qualche affanno in meno ma, a giudicare dalle sofferenze palesante anche con l'organico al completo (ricordate la gara persa col Sassuolo all'andata, quella dove Osimhen c'era il Napoli non vide palla?), come alibi vale fino a un certo punto. E vale anche meno se la controparte che ti ha preso a sberle sul muso sono (oltre allo Spezia neo-promosso) anche Genoa e Verona, di rango tecnico sicuramente inferiore. Ecco perché, senza l'ostinazione di schierare i calciatori privandoli di equilibrio tattico in un campionato più vivo rispetto agli anni scorsi, a quest'ora non si ragionerebbe di scudetto ma le riflessioni sarebbero sicuramente più serene.

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A Gattuso (o a chi ne ha caldeggiato la decisione…) va riconosciuto il merito di essere tornato sui propri passi, accantonando Bakayoko (che delusione) e lasciando a Demme/Fabian Ruiz la possibilità di esprimersi in mediana secondo le migliori caratteristiche grazie anche alle prestazioni di Zielinski nel ruolo di lotta e di governo, di Politano (10 gol finora) che ha avuto bisogno di un lungo periodo di rodaggio. In attesa del ritorno di Lozano (che in attacco ha tento in piede la baracca almeno fino a quando non s'è infortunato), il centrocampista polacco non è l'unico a far salire di giri il motore del Napoli che ha (ri)trovato finalmente profondità e identità verticale, ritmo e brillantezza, capacità di sviluppare il gioco in ampiezza, si difende bene e attacca con qualità, cancellando tutte le perplessità di un'interpretazione tattica lenta, compassata, prevedibile, noiosa. Il rientro di Mertens e la ‘presenza' di Koulibaly hanno ricostituito l'asse del ‘vecchio' Napoli con Insigne. Peccato solo per quei 10 secondi di follia (gli ultimi in ordine cronologico) che pesano sulla classifica. Ma il futuro può essere più azzurro, serve crederci.

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