Hojlund al Napoli, perché il Manchester United lo silura dopo averlo pagato 80 milioni due anni fa

Rasmus Hojlund e il Napoli si sono detti sì in una sera d'agosto. Il danese, 22 anni, ex Atalanta, sarà l'ottavo colpo della campagna acquisti di spessore condotta dagli azzurri, una scelta resasi necessaria a causa dell'infortunio di Lukaku, che resterà fermo almeno 3 mesi per un grave problema muscolare. Contratto di cinque anni (più uno), stipendio netto da 5 milioni a stagione sono i capisaldi dell'accordo sancito tra lo scandinavo e i partenopei, che al Manchester United verseranno 5 milioni di euro subito (per innescare il prestito oneroso) e altri 40 per onorare l'obbligo di riscatto che scatterà a determinate condizioni. Sono tre quelle essenziali e facilmente raggiungibili così da dare all'operazione attuale le proporzioni un acquisto anticipato per il futuro a una somma conveniente: presenze, numero di gol e qualificazione alla prossima edizione della Champions League. Opzione quest'ultima dirimente, visto che il Napoli reputa il piazzamento tra i primi 4 posti del campionato come obiettivo minimo e proprio i soldi che deriverebbero dall'accesso alla Coppa sarebbero impiegati per riscattare definitivamente Hojlund.
Ruolo e collocazione tattica di Hjolund: perché Conte lo ha voluto al Napoli
Hojlund è il profilo che serve al Napoli: punta centrale dotata di notevole stazza (è alto 191 cm), il riferimento costante per il gioco che da questa stagione s'è irrobustito per la dorsale che collega Lobotka a De Bruyne e insiste su un centrocampo nel quale brillano le qualità di McTominay e Anguissa. La capacità e il genio di Kevin d'illuminare le azioni con il piede tanto "caldo" quanto preciso ritrovano lì davanti la figura del vero "9" che Lukaku era riuscito a interpretare in maniera proficua, quanto ad aspetti tecnici e tattici.

Perché il Manchester United lo ha venduto dopo averlo pagato quasi 80 milioni
La domanda che sorge spontanea adesso è: com'è possibile che a Old Trafford molti giovani giocatori, talenti acclarati, non riescano a esplodere o, addirittura, si perdano? Il caso Hojlund è molto simile a quello di altri pagati a peso d'oro ma dal rendimento notevolmente al di sotto delle attese. I numeri del danese non dicono tutto ma forniscono un quadro generale della situazione paradossale: 95 presenze complessive, 26 gol e 6 assist è resoconto della sua esperienza in Premier League. Poco davvero rispetto all'investimento sostenuto dal club che ora si trova (di nuovo) a svalutare il capitale umano della rosa perché ha preso ancora un'altra direzione.
Basta vedere cosa è successo in questi ultimi 3 anni per avere contezza della confusione che c'è a Old Trafford. L'arrivo di Sesko dal Lipsia per 76,5 milioni di euro ha di fatto messo alla porta Hojlund costato 77,8 milioni all'epoca del trasferimento dall'Atalanta. In mezzo, sempre dall'Italia, c'è stato anche l'ingaggio di Zirkzee pagato 42,5 milioni per convincere il Bologna a lasciarlo partire. Una sequenza che ribadisce la tendenza di un club brucia talenti oltre che risorse economiche: quasi 200 milioni solo per la punta, oltre tutte quelle impiegate anche in altri ruoli.

Quando arriva e quando può esordire: l'obiettivo è averlo pronto per il Cagliari
Strada in discesa, affare concluso? In buona sostanza sì, perché appare superato anche lo scoglio dei diritti d'immagine. Si attende solo che la burocrazia e altri aspetti legali facciano il loro corso. L'obiettivo è far sì che il calciatore svolga le visite mediche a Roma nei prossimi giorni con la possibilità di essere già a disposizione di Conte in occasione della prossima partita di campionato (sabato al Maradona, contro il Cagliari, che l'anno scorso scandì la vittoria del 4° scudetto). A Napoli Hojlund toverà un vecchio amico ai tempi di Manchester, è Scott McTominay che gli ha già spiegato cosa vuol dire indossare la maglia azzurra e qual è il contesto che trova. Il resto dovrà essere tutta farina dei suoi gol in fondo al sacco.