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Guardiola si sfoga: “Gli allenatori non esistono più”

Pep Guardiola dopo l’ultima gara di Champions League del Manchester City contro l’Olympiakos ha spiegato perché nel calcio moderno non esista più la tradizionale figura dell’allenatore: “Non c’è più tempo per allenarsi, migliorarsi, si gioca e si recupera, si gioca e si recupera. Si tratta di sopravvivere non di lavorare”
A cura di Alessio Pediglieri
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Gli allenatori non esistono più. Una frase che, pronunciata da uno dei tecnici più vincenti e convincenti degli ultimi vent'anni si trasforma in una sentenza. E' Pep Guardiola ad averla pronunciata nella notte di Champions League dopo che il suo Manchester City si è imposto con un perentorio 3-0 sull'Olympiakos, restando in vetta al gruppo C a punteggio pieno. L'occasione è stata data per commentare i buoni risultati che sta ottenendo in Brasile Domenec Torrent, suo vice per 11 anni e oggi al Flamengo come primo allenatore.

Perché per uno dei più grandi tecnici del mondo il ruolo del tecnico non esiste più? Un cortocircuito totale, se non un controsenso. Eppure, se si va oltre la semplice frase, che potrebbe essere considerata ‘ad effetto‘, ci si accorge che dietro quelle poche parole si nasconde una cruda verità che da qualche anno a questa parte condiziona il mondo del calcio: troppe partite in troppo poco tempo. E il Covid non c'entra, o meglio ha solamente accelerato questa conclusione riducendo i tempi in cui si disputano le partite, accavallando impegni, tra campionato, Coppe e nazionali.

Il risultato? Lo dice lo stesso Guardiola: "Non c'è più tempo per allenarsi, perché il calcio moderno è diventato solo recupero e gioco, recupero e gioco, e non c'è tempo per migliorarsi. Si tratta di sopravvivere: il nostro lavoro di allenatore ora è in ufficio, in modo che i giocatori non si infortunino e nient'altro.  Gli allenatori oggi non esistono più, perchè si sono trasformati in dirigenti, ossrrvando che i giocatori che non si facciano male. C'è pochissimo tempo, non c'è niente da fare. .. E tutto un pre-partita e recupero, pre-partita e recupero e quindi è molto difficile riuscire a fare le cose perché la squadra possa migliorare"

Un'esagerazione? Assolutamente no. Basta osservare il tour de force cui è stato sottoposto il Manchester City da inizio anno ad oggi. Dall'inizio della stagione in corso a settembre, il City ha giocato 11 partite in 43 giorni. Cioè, una partita ogni quattro giorni e nel mezzo c'è stato uno stop per il doppio appuntamento delle Nazionali. La stessa ‘marcia forzata‘ che stanno affrontando tutti grandi club d'Europa impegnati sui tre fronti, con l'aggravante di aver terminato la scorsa stagione a luglio inoltrato, senza una reale pausa. In vista di una Primavera sempre più stressante che sfocerà negli Europei estivi. Ha ragione Guardiola: l'allenatore non esiste più.

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