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Giulio Maggiore a Fanpage: “Ci davano per spacciati, lo Spezia salvo è una grande soddisfazione”

Giulio Maggiore è stato il più giovane capitano della Serie A 2021-2022 e incarna al meglio tutti i valori dello Spezia, squadra della tua città e di cui porta in alto i colori dai tempi delle giovanili.
A cura di Vito Lamorte
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Giulio Maggiore è stato il capitano più giovane della Serie A, ma nessuno è mai andato a guardare l'anagrafe sia per le sue prestazioni sia a livello tecnico che del temperamento. Il numero 25 dello Spezia è il simbolo della società ligure, che per il secondo anno di fila ha centrato la salvezza ed è riuscito a sovvertire tutti i pronostici che all'inizio del campionato davano gli Aquilotti per spacciati.

Nessuno più di lui può spiegarci in che modo sono nate e sono arrivate queste imprese da parte del club ligure, visto che lui è di Spezia e incarna tutti i valori che la società cerca di portare sul campo. A livello personale, rispetto allo scorso anno Maggiore ha giocato in una posizione più difensiva ma la sua crescita e il suo modo di stare in campo sono cambiati molto sia grazie all'esperienza che alla consapevolezza di essere diventato un calciatore importante.

A Fanpage.it il centrocampista degli Aquilotti ha parlato del suo legame con la città e con la tifoseria, delle analogie e differenze tra le due annate di Serie A dello Spezia e ha regalato uno spassionato consiglio ai giovani calciatori in merito al percorso di studi parallelo alla carriera sportiva.

Lo Spezia è l’unica squadra a non essere retrocessa insieme a Inter e Sassuolo: cosa rappresentano queste due salvezze per una piazza come quella ligure?
"Sicuramente rappresentano i valori che questa società incarna. Quando ti approcci alla Serie A per la prima volta la difficoltà è alta e restarci per due anni di fila è una grande soddisfazione. Si può fare ancora meglio ma abbiamo messo una base importante in questi due anni e da questo la società può soltanto crescere".

Quali sono le principali differenze tra la stagione scorsa e quella che sta per concludersi?
"La scorsa stagione si trattava di un progetto che partiva dall’anno precedente, con lo stesso mister e lo stesso staff oltre ad una rosa di una certa esperienza che ci ha aiutato molto. Quest’anno sono arrivati tanti giovani, che dovevano crescere, e ci sono state delle difficoltà oggettive ma ci sono tante analogie per quanto riguarda lo spirito e la voglia di provare a raggiungere l’obiettivo. All’inizio nelle griglie ci davano per spacciati ed è una grande soddisfazione, riuscendoci in entrambi in casi".

Scegli una partita che rappresenti al meglio lo Spezia di quest’anno e una per l’anno scorso.
"Io quando penso ai match clou dell’anno penso alla gara in casa del Napoli, quando un po’ è girata la stagione e siamo ripartiti con entusiasmo, voglia e un’autostima maggiore. Per lo scorso anno anche quella di Napoli, ma non possiamo dimenticare Spezia-Milan dove abbiamo fatto una partita bellissima e inaspettata. Fu una serata stupenda".

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Hai messo la firma sulla salvezza in maniera definitiva con il gol a Udine: la prima cosa a cui hai pensato in quel momento?
"In quel momento le cose si erano messe benissimo e ho pensato che potesse essere il momento decisivo ma, allo stesso tempo, mancava ancora tanto e bisognava restare sul pezzo. È stata una grande gioia perché ho subito pensato all’importanza che potesse avere sia per la gara ma soprattutto per il raggiungimento dell’obiettivo. Una doppia gioia davvero importante".

Tu sei di Spezia e sei il capitano della squadra della tua città. Cosa vuol dire rappresentare i propri colori in campo? In che modo lo racconteresti.
"Non è semplice da dire perché passano tantissime sensazioni ed emozioni. Quando sono in campo, con la fascia o senza, perché da spezzino la sento di più ma da capitano la responsabilità è ancora maggiore. C’è tutto un lavoro dietro le quinte extra campo per far capire ai nuovi cosa vuol dire per gli abitanti della mia città la squadra e forse avevo un carico di responsabilità più alto di quello che potessi aspettare ma con l’aiuto di tutti, dai compagni ai tifosi, è stato un anno davvero importante sotto tutti i punti di vista".

Nel 2018 il CIES ti inserì nell’elenco dei 50 giovani più promettenti d’Europa: a che punto è il percorso di crescita di Giulio Maggiore?
"Penso che sono stati due anni di Serie A che mi hanno aiutato perché ho accresciuto le mie conoscenze, sia in campo che fuori. Il mio percorso è in continua evoluzione ma c’è tanto da lavorare e ci sono altre situazioni da affrontare nel modo giusto".

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Palleggio, verticalità, intelligenza tattica e ottimi tempi di inserimento: in cosa deve migliorare Giulio Maggiore?
"Sicuramente devo svilupparmi ancora a livello fisico, anche se negli ultimi due anni sono cresciuto tanto come dimostrato dai dati. Vorrei migliorare negli ultimi 25 metri, per fare la scelta giusta o nella conclusione. Questi particolari mi possono far fare ancora di più il salto di qualità".

Tra i tanti tecnici con cui hai lavorato, qual è quello che ha inciso di più sul tuo modo di giocare?
"Direi un po’ tutti mi hanno lasciato qualcosa. Inizialmente Gallo in Primavera, che mi ha dato la possibilità di allenarmi con la Prima squadra; poi Di Carlo, che mi ha fatto esordire in Serie B e fare 28 partite; e Italiano, che dal punto vista del gioco mi ha dato tantissimo. Infinte Thiago Motta che con la sua esperienza mi ha aiutato con saggezza a crescere a livello caratteriale. Come ti dicevo, tutti mi hanno lasciato qualcosa".

Chi erano i tuoi idoli da ragazzino e quali i sono i calciatori a cui ti ispiri.
"Il primo è Steven Gerrard, che mi affascinava in tutto come giocatore; e Claudio Marchisio, che negli ultimi anni alla Juve faceva tutti i ruoli del centrocampo e mi è sempre piaciuto molto come persona".

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Nel 2017 rinunciasti al Mondiale con la Nazionale Under 20 per fare la maturità, poi è arrivata la Serie A e U21. Rifaresti ancora quella scelta e che consigli daresti ai giovani calciatori?
"Assolutamente lo rifarei e consiglio di continuare gli studi, soprattutto perché con i mezzi di oggi si può fare tutto. Chiaramente i tempi sono più lunghi ma c’è la possibilità di fare tutto. Ho rinunciato al Mondiale Under 20 perché avevo fatto un percorso con il Liceo Scientifico di Spezia e per l’educazione che ho ricevuto ho comunicato la mia scelta alla Nazionale ma, per fortuna, con l’Under 21 mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Questa pratica devo dire che si sta consolidando sempre di più rispetto a prima ed è importante tenersi aperta una porta anche per il post carriera. Io sono iscritto a Scienze della Comunicazione perché penso che possa servirmi per quando smetterò“.

Che tipo di legame è quello tra Giulio Maggiore e la città di Spezia?
"Me lo chiedo anche io spesso ma trovare una risposta non è semplice. Spezia e la sua gente sono tutto per me. Un amore che è sbocciato prima di entrare in prima squadra, lo porto con me e in campo provo sempre a ricambiare la loro fiducia e il loro affetto. Lo definirei un legame molto forte, di sangue".

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