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Felix chiarisce la frase sulle banane: “Nessun razzismo. Scherziamo sempre, qui a Roma sono a casa”

Dopo le polemiche per la frase infelice “dentro ci stanno le banane” nel video della consegna del regalo di Mourinho, è lo stesso Felix Afena-Gyan via social a chiarire l’episodio.
A cura di Alessio Pediglieri
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Felix Afena Gyan ha voluto mettere la parola "fine" sopra la polemica che è scoppiata a seguito del video che è stato postato via social in cui Josè Mourinho ha mantenuto la promessa fatta, regalandogli un paio di scarpe costosissime, come "pegno" in seguito alla straordinaria prestazione del diciottenne contro il Genoa. Critiche che erano arrivate per una frase fuori luogo e inopportuna, che aveva sollevato il polverone su un tasto dolente ciclicamente sulle prime pagine insieme allo sport e il calcio: il razzismo.

Un momento unico, indimenticabile, che resterà inciso nei ricordi del classe 2003, giovane astro nascente di una Roma che ha scoperto di avere in seno colui che potrebbe risolvere  i problemi offensivi giallorossi: Felix Afena-Gyan, che Mourinho ha prelevato dalla Primavera di De Rossi e che non sembra avere più intenzione di restituire il giovane attaccante alla formazione giovanile. Ci vorrà tempo e pazienza per vederlo in pianta stabile in prima squadra in un calcio che divora tutto e tutti e che come consacra nuovi talenti è pronto a frantumarli al primo colpo a vuoto.

Il pensiero di Mourinho è chiaro al riguardo e anche Felix non fa eccezione. Lo Special One ha sì intuito le potenzialità del ragazzo, lo ha voluto con sè, lo ha gettato nella mischia nel finale di Genova e ne è stato ripagato, ma unicamente perché oltre alle doti tecniche ha intravisto precise doti umane intrise di umiltà, lavoro, sacrificio e voglia di imparare. Ed è per questo che il rapporto speciale tra il giovane Felix e l'attempato Josè si è rivelato alquanto particolare a tal punto da arrivare ad una promessa, poi mantenuta dal tecnico portoghese, con tanto di video.

Un video divenuto in pochi istanti virale, sia per l'entusiasmo misto ad imbarazzo di un ragazzino di diciotto anni davanti ad un regalo da sempre sognato, sia per un particolare che ha aperto il fianco alle polemiche di rito e che ha rovinato, a suo modo, un istante altrimenti perfetto. Ma cos'era accaduto all'interno del filmato? Ad inizio del video, poco prima che Felix scartasse il regalo era giunta, in sottofondo, una frase pronunciata da una persona fuori campo. Quel "va che dentro ci stanno le banane" che è esploso come dinamite accusando di razzismo il clima che si respira attorno ai giocatori neri. Indicando in quelle poche parole quanto sia radicalizzato il pensiero razzista all'interno della nostra società, malgrado lo si faccia passare per un semplice scherzo o battuta.

A ricondurre la polemica nei temi del dialogo e del confronto ci ha pensato però lo stesso Felix mostrando e dimostrando una maturità e una umanità che va oltre i suoi diciotto anni. "Ho letto molti commenti riguardo il video che ritrae me e il mister in un momento speciale. Volevo assicurarvi che non mi sono sentito offeso per i commenti in sottofondo e credo veramente che l'intento non fosse razzista" ha scritto via social nelle sue storie Instagram. "Dal primo giorno che sono arrivato alla Roma sono stato accolto da tutti come una famiglia. E i ragazzi hanno scherzato con me, proprio come fa una famiglia".

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Le banane – simbolo razzista per antonomasia utilizzato a più riprese e in diversi frangenti – sono così diventate reale oggetto di scherzo, senza alcuna malizia o intento discriminatorio: "Mangio tante banane e su questa cosa ci scherziamo a volte e per questo motivo avete sentito quel commento".  Così ha poi voluto spiegare quale reale clima ci fosse dietro quella frase infelice per i più: "Alla Roma mi sento a casa da quando sono arrivato. Penso che la gente si sia fatta un'idea sbagliata su quello che è successo e hanno sentito". Poco male, meglio così. Meglio aver chiarito e aver affrontato il problema perché, come oramai tutti concordano, è doveroso affrontare il tema del razzismo di petto ogni qualvolta si presenti. Sia denunciando eventuali episodi dal contorno discriminatorio, sia spiegandone i reali tratti. Soprattutto se il chiarimento arriva dal diretto interessato, anche se ha solo diciotto anni. Anzi, soprattutto se ha solo diciotto anni.

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