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Due semplici calcoli spiegano perché il Var non è infallibile sul fuorigioco

Il Var è nato per correggere gli errori su situazioni di gioco oggettive. Il fuorigioco è una di queste, ma vista la velocità delle azioni dei giocatori in campo e i limiti tecnici delle telecamere a disposizione degli arbitri ai monitor, non è possibile individuare con assoluta certezza il momento esatto in cui avviene il passaggio verso un calciatore in posizione sospetta.
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E se vi dicessero che il Var sul fuorigioco non è infallibile come si pensa, e può arrivare a sbagliare rilevazioni fino a un massimo di 44 centimetri? L'introduzione della tecnologia nel calcio ha ridotto di molto il numero di errori "decisivi" che avvengono in una partita, fornendo un supporto agli arbitri in caso di situazioni dubbie meritevoli di essere revisionate, e sentenziando in maniera inappellabile – almeno nella percezione degli addetti ai lavori – su casi oggettivi come l'uscita del pallone dal terreno di gioco, oppure i gol viziati da fuorigioco. Situazioni tanto insindacabili che in questi casi non è nemmeno prevista la "on field review": gli arbitri Var prendono atto delle posizioni dei calciatori e comunicano semplicemente il verdetto all'arbitro, che agisce di conseguenza. Un po' come per la Goal line technology, in grado di stabilire se il pallone ha varcato o meno la linea di porta e comunicarlo istantaneamente al direttore di gara. Con l'introduzione della tecnologia Cross-air, che permette di proiettare tridimensionalmente a terra le parti del corpo più avanzate dei calciatori in sospetta posizione irregolare, si è raggiunta la quasi totale infallibilità per la rilevazione degli offside. Quasi, perché i limiti della tecnologia e l'estrema velocità alla quale si svolgono alcune azioni in campo rendono impossibile le rilevazioni millesimali (di secondo, o di centimetro) e, al verificarsi di determinate circostanze, possono portare a un errore nel posizionamento dei calciatori fino a un massimo di 44 centimetri.

Una questione di frame e millisecondi

Tutto per "colpa" delle telecamere usate al Var: si tratta di dispositivi ad alta definizione e ad alta velocità, in grado di offrire riprese che arrivano a una frequenza di campionamento di 250 Hertz, vale a dire 250 frame per secondo (fps). Questo vuol dire che, mandando al rallentatore un'immagine registrata con queste telecamere, è possibile vedere 250 immagini diverse per ogni secondo "reale" di ripresa, che messe in sequenza generano il movimento. Con una semplice divisione si arriva alla conclusione che tra un frame e l'altro prodotto da queste sofisticatissime telecamere passano 4 millisecondi. Un dato basso, ma non a sufficienza da essere in grado di individuare l'istante esatto in cui avviene l'impatto tra il piede di un giocatore e il pallone, ad esempio nel caso di un passaggio verso un compagno in posizione dubbia.

Questo perché – secondo uno studio diffuso dallo youtuber Simone Avsim – il piede si muove a una velocità troppo elevata, che può andare dai 33 ai 55 metri al secondo (120/200 kilometri orari). Il "tocco" avviene a una velocità di 1,2 millisecondi, che è il tempo che impiega il pallone a staccarsi dal piede una volta che è stato calciato. Un evento troppo rapido per essere "beccato" precisamente dai frame generati dalle telecamere, che sono quelli sui quali si basa il Var per stabilire l'istante da usare per la rilevazione della posizione dei corpi di attaccante e difensore in caso di dubbio fuorigioco. I fotogrammi sono troppo "rari" e rischiano quindi di cristallizzare un momento in anticipo (piede staccato dal pallone) o in ritardo (pallone che viene visualizzato come una scia) rispetto a quello utile. Statisticamente solo una volta ogni tre è possibile che i due frame (quello del momento del tocco, e quello a disposizione dell'arbitro) coincidano, mentre le altre volte ci sarà sempre una differenza, che può arrivare al massimo di 4 millisecondi prima o dopo il contatto.

Il pallone è già partito, e nel frame più che una sfera appare come una "scia"
Il pallone è già partito, e nel frame più che una sfera appare come una "scia"

Corpi in (rapido) movimento

Frazioni di secondo, certo, ma che sono sufficienti per uno spostamento fino a 44 centimetri dei calciatori, se lanciati in corsa. Poniamo l'esempio che il frame scelto dal Var sia quello più lontano dal momento dell'impatto (4 millisecondi): l'attaccante corre al massimo della sua velocità e ha i piedi che si spostano – come detto – a 200 km/h, mentre il difensore compie lo stesso movimento, ma in senso opposto. In quel lasso di tempo, le loro estremità – se inizialmente si trovavano a distanza zero – si troveranno separate di 44 centimetri. Ciò non vuol dire che ogni fuorigioco ha un margine di errore equivalente a questa misura, ma che nella situazione peggiore possibile (frame più lontano, calciatori che si muovono in senso opposto al massimo della velocità) questa è la distanza massima che può essere "persa" dalle telecamere. Implicitamente, quindi, qualsiasi fuorigioco che misuri più di 44 centimetri è da ritenersi inappellabilmente corretto.

Var imperfetto: come risolvere il problema?

Due le soluzioni per superare l'ostacolo, una tecnologica e l'altra regolamentare. La prima sarebbe usare 4 telecamere sincronizzare per essere sfalsate di un millisecondo l'una dall'altra, in modo che sommando i frame prodotti da ognuna di loro si riesca ad avere intervalli distanti appunto un solo millisecondo, inferiori rispetto al tempo necessario (1.2 ms) per individuare il momento del contatto tra piede e pallone. La seconda prevede l'abbandono nel regolamento della ricerca della "parte del corpo utile a segnare" (piedi, gambe, testa) in funzione di un centro geometrico da individuare tramite un software all'interno del busto dei calciatori coinvolti: questo permetterebbe sia di effettuare valutazioni su velocità più basse (un uomo può muoversi alla velocità massima di 45 km/h, mentre i suoi piedi possono raggiungere, come visto, anche i 200 km/h) sia di stabilire la posizione esatta  dell'attaccante, e se questa gli garantisca un "vantaggio" sull'avversario, cosa che l'avere semplicemente un piede in avanti non permette di accertare con sicurezza. Si pensi ad esempio a un attaccante che corre all'indietro e ha un tallone oltre l'ultimo difendente, ma il corpo in posizione regolare.

L'Eredivisie e il margine d'errore

Per venire incontro alla fallibilità del Var e anche per non snaturare ratio della regola, che intende punire calciatori che abbiano un reale vantaggio sugli avversari, l'Eredivisie (la lega calcistica Olandese) ha deciso di introdurre un margine d'errore all'interno del quale lasciare la decisione presa in campo dagli arbitri. Il sistema Cross-air funziona allo stesso modo, ma se dalla proiezione sul terreno di gioco emerge che le linee blu e rossa di attaccante e difendente si sovrappongono oppure si toccano, il Var non interviene. Siccome lo spessore delle linee è 142 pixel, che equivalgono a 5 centimetri reali, ipotizzando che le due linee siano poste una accanto all'altra la tolleranza massima prevista è quindi di 10 centimetri. Ciò vuole dire che entro questo margine a decidere è l'assitente, e potrebbero essere convalidati gol irregolari, oppure di contro venire annullati gol regolari, come successo ad esempio al Twente nel match contro il Groningen dello scorso 25 settembre.

Il gol regolare annullato al Twente
Il gol regolare annullato al Twente
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