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Di Somma ricorda il terremoto del 1980 a Fanpage.it: “Dopo giocammo per dare un sorriso ai tifosi”

Salvatore Di Somma, capitano dell’Avellino e uno dei calciatori più rappresentativi della storia del club irpino, ricorda il terremoto del 1980 ai microfoni di Fanpage.it: “Ho un ricordo davvero molto forte di quel momento e ogni anno, in questo periodo, diventa quasi un pensiero fisso. Dopo la scossa il patto nello spogliatoio per regalare un sorriso alla nostra gente”.
A cura di Vito Lamorte
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“Ho un ricordo davvero molto forte di quel momento e ogni anno, in questo periodo, diventa quasi un pensiero fisso“. Sono queste le parole di Salvatore Di Somma a distanza di quarant’anni dal terremoto che ha messo in ginocchio l’Irpinia il 23 novembre del 1980. L’ex capitano dell’Avellino e attuale dirigente del club biancoverde ai microfoni di Fanpage.it ha ricordato quel giorno, cosa accadde prima e subito dopo quel minuto e mezzo che sconvolse la vita di una parte considerevole del Mezzogiorno d’Italia. Una scossa di magnitudo di 6,9 della scala Richter, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, che colpì un'area che si estendeva dall'Irpinia al Vulture e cambiò per sempre la vita di quelle ’terre di frontiera’.

Quello era il terzo anno consecutivo di Serie A dell’Avellino ma gli irpini partirono con l’handicap dei 5 punti di penalizzazione, causati dallo scandalo scommesse della stagione precedente: i Lupi a fine anno si piazzarono al decimo posto in classifica ma la loro stagione cambiò dopo quella domenica di novembre e a raccontarcelo è stato proprio uno degli uomini chiave di quella squadra. Il caso aveva voluto che questa sera si sarebbe dovuta giocare Potenza-Avellino, una gara speciale sia per la coincidenza della data che per lo stesso Di Somma (ha allenato i lucani in Serie C2), ma è stata rinviata a causa dell'alto numero di atleti irpini colpiti da Covid-19.

Di Somma ci racconta dov’era la sera del 23 novembre 1980 alle ore 19.34?
“Ero a tavola con la mia famiglia e stavamo cenando. Più precisamente, stavo mangiando dei pasticcini con le mie figlie quando quella scossa fortissima ci sconvolse e dopo qualche minuto uscimmo fuori di casa dove trovammo anche tante altre persone. Ho un ricordo davvero molto forte di quel momento tanto che ogni anno, in questo periodo, diventa quasi un pensiero fisso“.

Poche ore prima avevate vinto in casa contro l’Ascoli al Partenio: quali sono i suoi ricordi di quella partita?
“La gara con l’Ascoli è sempre stata accompagnata da una certa rivalità tra le tifoserie e molta gente era venuta davanti all’albergo per sostenerci fin dalla mattina. Le gare dell’Avellino erano un momento di festa per tutta la provincia e c’era gente che arrivava in città dalla mattina per vedere la partita. Giocammo una partita straordinaria e vincemmo 4-2. Fu una festa anche perché non avevamo iniziato bene il campionato e avevamo il -5 in classifica da recuperare ma quella vittoria ci diede slancio. Era stata una giornata perfetta fino a quel terribile momento poco dopo le 19.30“.

Giocaste due gare in casa al San Paolo di Napoli prima di tornare di nuovo al Partenio: quali erano le condizioni mentali di allenamenti e di quelle partite di quel periodo sapendo la tragedia che si viveva intorno a voi?
“Esatto, giocammo due gare a Napoli contro il Catanzaro e la Juventus. Dopo il terremoto giocammo tutte le partite con una rabbia e una determinazione che fino a quel momento non ci apparteneva: volevamo provare a distrarre chi soffriva e davamo tutto sempre dall’inizio alla fine. Nel ritiro della settimana successiva a Montecatini (l’Avellino giocava in trasferta contro la Pistoiese), dove il presidente ci fece portare le famiglie al seguito, ci fu una riunione in cui decretammo un vero e proprio ‘patto’ tra tutti noi: dovevamo cercare di regalare un sorriso ai nostri tifosi in difficoltà e il nostro atteggiamento in campo non doveva essere mai di resa”.

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Facendo un balzo di quarant'anni, dopo un ottimo campionato lo scorso anno l’Avellino ha cambiato guida tecnica, passando da Capuano a Braglia, e ha costruito una squadra di giocatori importanti. Quali sono le ambizioni del club irpino?
“Abbiamo costruito una squadra per fare un torneo di vertice, pur sapendo che nel nostro girone ci sono due corazzate come Ternana e Bari. Sul mercato ci siamo mossi prendendo calciatori importanti e vogliamo cercare di arrivare il più in alto possibile: in questo momento abbiamo due partite in meno, contro Bisceglie e Monopoli, ma siamo agganciati al treno di testa e speriamo di avvicinarci il più possibile alla vetta. Cercheremo di centrare i play-off nella miglior posizione possibile e poi ce la giocheremo“.

La situazione Covid è sempre più un fattore nel calcio dalla Serie A alla Serie C ma in Lega Pro si vedono gare annullate sempre più spesso e decine di postivi quasi ogni weekend. Ha senso continuare a giocare così? 
“A mio parere non è un campionato regolare. Non è normale ogni settimana rinviare tre-quattro partite a causa di decine di calciatori positivi. Purtroppo il momento è quello che è e bisogna guardare in faccia alla realtà: credo che sarebbe opportuno fermarsi un attimo a riflettere quale può essere il miglior modo per portare avanti il campionato. Le società investono tanto ma non hanno entrate o meglio, non hanno più le stesse entrate di prima perché non possono contare più sugli stessi sponsor e sull’apporto del pubblico. I club di Serie C hanno gli stessi obblighi di A e B ma hanno entrate diverse: è davvero complesso far quadrare le cose. È una partita difficilissima da giocare e ci sono tante squadre che sono in grave difficoltà. Speriamo di poter trovare una soluzione nel più breve tempo possibile e che questo mio appello possa essere raccolto dagli organi federali".

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