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Cosa sta succedendo tra Immobile e la Lazio dopo l’aggressione: “Ora basta, denuncio”

Venerdì mattina il brutto episodio che ha visto coinvolti il capitano e la moglie, sotto gli occhi del figlio di 4 anni. Ma il calciatore adesso è pronto a denunciare “ricostruzioni non inerenti alla realtà” e i responsabili di questa “istigazione all’odio”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Vergognoso, clima ostile intollerabile", tuona il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. "Io ricevo minacce di continuo, sono sotto scorta ma non faccio clamore. Non mi sembra, o sbaglio? Punto e basta", le parole del presidente della Lazio, Claudio Lotito. In mezzo c'è Ciro Immobile che, dopo l'aggressione verbale subita in compagnia della moglie da un tifoso (c'era anche il figlioletto di 4 anni in auto) nei pressi dell'istituto scolastico del piccolo, si chiede come interpretare la sortita del massimo dirigente. E quanta differenza con il concetto forte e chiaro espresso dal numero uno della Figc.

Poi è arrivato il comunicato della Lazio a tutela del suo bomber e tesserato. "Tutta la S.S. Lazio esprime piena solidarietà al proprio capitano Ciro Immobile e alla sua famiglia per le inquietanti e inaccettabili aggressioni subite nei giorni scorsi – si legge nella nota -. Lo sport, e di conseguenza il suo valore etico, deve rimanere tale: qualsiasi atto di violenza verbale o fisica deve ricevere condanna unanime, fermamente e senza giustificazioni".

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L'attaccante è nel mirino perché nel calcio le cose vanno così: segni il rigore decisivo contro il Bayern all'andata in Champions e sei una leggenda da 200 gol e passa con la maglia dei biancocelesti, ne sbagli uno al ritorno e ti danno addosso. Se poi le cose vanno male in campionato, allora di bocca in bocca passi anche per traditore, cospiratore, guerrafondaio da spogliatoio contro il tecnico. E dietro la porta, magari, c'è chi vuole sfilare oltre al posto anche la fascia al capitano 34enne che ha sì un contratto fino al 2026 ma non è detto che da giugno in poi non possa prendere un'altra strada. È il momento di andare via? Certe situazioni invitano a meditare.

Lo aveva fatto, a malincuore, a ottobre scorso quando confessò che sì l'idea che fosse "arrivato il momento di andare via" lo aveva sfiorato. "Ho deciso di rifiutare l'Arabia per la Champions e la Nazionale. Devo ammettere che dopo un avvio di campionato del genere qualche domanda me la sono fatta. Non tutti hanno apprezzato il gesto: questo mi fa male, anzi vacillare. Il mio pensiero non è più lo stesso di luglio", disse allora a Il Messaggero. Cosa avrà mai in animo adesso?

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Quanto accaduto venerdì mattina è solo la punta dell'iceberg. A Roma, sponda laziale, tira una brutta corrente. Soffia sul fuoco della delusione, è un risveglio drastico dopo il campionato da sogno della scorsa stagione, per un secondo posto che nessuno s'aspettava e che, forse, ha rappresentato l'acme di un ciclo. I calciatori – in particolare Immobile – sono sotto tiro. Lo stesso Romagnoli s'è difeso pubblicamente dagli spifferi di corridoio che lo hanno dipinto come un ribelle pronto a fronteggiare a muso duro (anche) il presidente.

È un inferno e un caos, dietro il quale secondo Immobile ci sarebbe dell'altro. Si tratta di episodi che sembrano avere una matrice, tanto che la Scarlott Company (ufficio stampa che gestisce l’immagine di Ciro Immobile) in un comunicato ufficiale ha parlato di:

Istigazione all’odio messa in atto e sostenuta da alcuni mezzi stampa e giornalisti attraverso i propri canali social che hanno diffuso parole d’odio riportando inoltre ricostruzioni non inerenti alla realtà.

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In una parola, è il venticello della calunnia che spira. E non ci sta a farsi sparare addosso, passare per vittima sacrificale, colpevole e carnefice, fare da capro espiatorio. È pronto a denunciare tutti quei presunti retroscena.

A seguito di questo episodio il calciatore ha dato mandato ai suoi legali di agire oggi stesso in sede penale nei confronti dei responsabili di tale diffamazione. Tali affermazioni sono gravemente diffamatorie e quindi lesive dell’immagine professionale e personale dell’atleta e saranno portate alla attenzione del magistrato preposto. L’istigazione all’odio, soprattutto in maniera gratuita è un reato che va punito.

In una storia condivisa sui social aveva già sollevato il problema rispetto "all'impegno che non ha mai fatto mancare", alla "campagna denigratoria" verso di lui e i compagni di squadra. Lui stesso su Instagram aveva dedicato un messaggio di addio al tecnico a corredo di una foto emblematica: Immobile sorrideva e camminava accanto al tecnico. "Abbiamo gioito, lottato e insieme ci siamo tolti tante soddisfazioni. Voglio solo salutarti e ringraziarti per il percorso fatto insieme che mi ha permesso di crescere sotto tanti punti di vista".

Poi sono arrivate, ancora una volta, le frasi del presidente, Lotito, che sulle dimissioni di Maurizio Sarri dopo la sconfitta contro l'Udinese ha ammesso: "È stato tradito da comportamenti striscianti di alcune persone". Fino al prossimo retroscena.

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