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Corregge l’arbitro e rifiuta un rigore decisivo, la storia di Davide: “Non mi sarei sentito pulito”

Il gesto di fairplay è dell’attaccante del Pastrengo, De Carli. Se avesse taciuto, avrebbe beneficiato di un penalty per cambiare le sorti della partita di Prima categoria: “Non volevo prendermi qualcosa che non mi spettava”.
A cura di Maurizio De Santis
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Davide De Carli del Pastrengo in azione (immagine tratta dalla pagina Facebook del club).
Davide De Carli del Pastrengo in azione (immagine tratta dalla pagina Facebook del club).

Davide De Carli non se l'è sentita di farsi i fatti suoi traendo beneficio da un errore dell'arbitro e da una svista colossale. Una vocina dentro di lui gli ha suggerito che tacere sarebbe stata la cosa peggiore. E allora l'attaccante 29enne del Pastrengo ha scelto di parlare. S'è avvicinato al direttore di gara, l'ha chiamato a sé dicendogli che aveva preso un abbaglio: non c'era alcun motivo di assegnare un calcio di rigore, non aveva subito fallo né qualsiasi altra forma di scorrettezza che potesse legittimare il tiro dal dischetto.

L'onestà ha un prezzo, quello che il calciatore veneto ha deciso di scontare è aver rifiutato l'opportunità di pareggiare il match di Prima categoria (girone A) con l'Alpo 98. A dare maggior forza al suo gesto è anche il contesto: al 91° il risultato era sul 3-2, quel penalty poteva cambiare le sorti dell'incontro.

In undici metri e con una porta spalancata davanti c'era racchiusa la possibilità di conservare l'imbattibilità della sua squadra (che nelle prime quattro giornate aveva raccolto 3 pareggi e una vittoria) e portarsi a quota 7 punti, a – 4 dalla vetta (Bussolengo) e -2 dalla seconda posizione dove si trova proprio l'Alpo 98 (10 punti). A De Carli è sembrato troppo: approfittare di quella situazione lo infastidiva e gli martellava in testa, ha preferito distinguersi per un gesto di fair-play piuttosto che voltare la testa dall'altra parte e commetterne uno furbo e antisportivo.

Un’immagine dei calciatori che militano nel campionato di Prima categoria veneta.
Un’immagine dei calciatori che militano nel campionato di Prima categoria veneta.

"A toccare il pallone con la mano in area ero stato e non il mio avversario – ha raccontato al quotidiano l'Arena -. Non volevo prendermi qualcosa che non mi spettava". Un atteggiamento che gli fa onore e lo ha lasciato in pace con la coscienza.

Se fosse rimasto in silenzio, nessun altro avrebbe potuto contestare o correggere la decisione del direttore di gara anche perché in Prima categoria gli arbitri non possono beneficiare del supporto degli assistenti di linea. "Non mi sarei sentito pulito dentro né sereno – ha aggiunto il calciatore 29enne -. L'ho fatto anche nel rispetto del pubblico che era venuto ad assistere alla partita".

È stato un atto spontaneo, non ci ha pensato due volte: ha convinto l'arbitro a rivedere la decisione. E non è stata nemmeno la prima volta che s'è comportato così. Il suo allenatore, Paolo Brentegani, ricorda come in un altro match avesse rifiutato un calcio d'angolo perché a toccare per ultimo il pallone era stato lui e non l'avversario. "Davide ha dato il buon esempio, il suo gesto ha un grande valore educativo soprattutto per i più giovani".

Quanti l'avrebbero fatto? Difficile dirlo… basterebbe anche una mano sola per contarli perché resistere alla tentazione non è facile quando l'adrenalina e la necessità di far punti prendono il sopravvento su tutto. Il Comitato regionale veneto della Federcalcio gli ha fatto i complimenti, De Carli li ha meritati. Ma a lui interessa solo giocare pulito.

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