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Come Cristiano Ronaldo è diventato un problema per la Juventus anche in campo

Oggi sul campo Cristiano Ronaldo è un problema, ma non il problema determinante della Juventus. Sono già falliti i tentativi di Sarri e Pirlo di inserirlo in contesti complessi e troppo dinamici, per cui è bene considerarlo quasi un corpo estraneo rispetto allo sviluppo del gioco bianconero e utilizzarlo per la finalizzazione.
A cura di Jvan Sica
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Dopo Juventus-Porto sul banco degli imputati è finito anche Cristiano Ronaldo, messo nel mirino senza alcuna pietà, quasi fosse l’unico motivo di una sconfitta davvero terribile per una squadra che vorrebbe vincere la Champions League e invece perde agli ottavi di finale contro una squadra portoghese ridotta in dieci uomini. Cristiano Ronaldo è un problema, ma non è il problema, questo è bene premetterlo per ogni visione troppo ottusa delle questioni juventine.

Cristiano Ronaldo in questo momento della carriera lo si deve immergere in un contesto molto particolare, perfettamente aderente alle sue scelte di gioco, altrimenti lo si espone all’accusa generale, proprio come si sta facendo in queste ore. Al netto del valore, dello stipendio e del futuro possibile, oggi Cristiano Ronaldo dà questioni da dirimere prima di tutto sul campo e i due ultimi allenatori bianconeri, Sarri e Pirlo, se ne sono accorti senza riuscire a porvi rimedio. Maurizio Sarri lo scorso anno ha fatto di tutto, soprattutto omaggiando pubblicamente il grande talento del portoghese, per fargli fare qualcosa che andava oltre la sua comfort zone, senza appunto riuscirci. Ed è anche per colpa di questa sua insistenza che a fine anno, nonostante un campionato vinto, stesso trofeo ottenuto dai suoi predecessori, ha dovuto fare le valigie.

Quello di cui Sarri si è accorto e ha velatamente dichiarato in tante conferenze stampe lo scorso anno è la difficoltà di gestire la posizione di Cristiano Ronaldo in campo. Si posiziona nel mezzo spazio di sinistra e fa due movimenti. Il primo è a uscire, quando la mezzala sinistra porta palla, il secondo è a tagliare nell’area di rigore, quando invece è sul lato debole. Questo il set di movimenti principali di Cristiano Ronaldo, che rispetto a prima si abbassa pochissime volte per ricevere palla sui piedi. Detto questo Ronaldo o lo cerchi lungo sull’out di sinistra, cosicché lui possa accentrarsi e tirare, o lo cerchi con uno spiovente dalla trequarti al centro dell’area, come ha fatto varie volte ieri Cuadrado, trovando anche la testa di Chiesa per il 2-1 temporaneo.

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Questi suoi movimenti molto basic e scarni devono essere assorbiti dal resto della squadra, il che vuol dire che il laterale di sinistra non ha lo spazio per scendere in fascia e diventare aggressivo (quante volte avete visto andare sul fondo e crossare Alex Sandro negli ultimi due anni rispetto agli anni allegriani) e che il centravanti deve essere bravo a esserci quando Ronaldo è lontano dall’area, per non far collassare tutta la difesa su di lui, ma al momento opportuno spostarsi dalla zona centrale per non creare un ingorgo di corpi che dà solo problemi. Questo lavoro al Real Madrid era meravigliosamente fatto da Benzema, ma uno con la sua capacità di fare gioco, di rifinire, di essere tecnicamente presente negli scambi stretti non lo trovi andando in caccia dell’ultimo centravanti decente che c’è su piazza quasi a fine mercato.

Sarri voleva far giocare la Juve con i principi dell’attacco posizionale, cosa che lo stesso Agnelli aveva affermato, dicendo che la sua Juve per fare lo step successivo doveva guardare al calcio più bello che c’è in circolazione e adeguarsi a esso. Ma l’idea stessa di fare il calcio che Sarri proponeva al Napoli con un regista come Pjanic, che ha grandi visioni di gioco ma poca propensione alla costruzione per moduli che Jorginho sapeva organizzare, un attaccante di sinistra totalmente anarchico e che non rispettava i movimenti posizionali, a cui aggiungere altri che non riuscivano a sviluppare quel gioco, Dybala e Bonucci in primis, ha fatto naufragare il progetto del tecnico toscano.

Pirlo ha in qualche modo cercato di riprendere il discorso sarriano, senza dichiararlo con una giusta dissimulazione pubblica, ma si è ritrovato ad avere gli stessi problemi di coesistenza tra movimenti di squadra necessari e volontà completamente assente di alcuni calciatori. Senza palla poi il problema è ancora più evidente. Cercate di riportare alla mente il lavoro che Insigne faceva nel Napoli di Sarri e comparatelo con quello che fa Cristiano Ronaldo nella stessa area di campo. Difficile nel calcio attuale avere un uomo che non partecipi al gioco senza palla, come si è accorto anche il Barcellona con Messi, perché se lo scopo della tanto vituperata costruzione dal basso con il portiere è trovare spazi di ricezione per un avanzamento fronte alla porta, avere un uomo che non partecipa al pressing o alle chiusure vuol dire che gli altri devono sopperire anche a quel carico di lavoro non fatto e tappare le falle che si aprono dappertutto (e l’Inter di Conte nella partita del 17 gennaio vi ha sguazzato allegramente).

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Quindi torniamo al punto di partenza, la colpa è tutta di Cristiano Ronaldo?

No, ed è qui che bisogna non cadere in errore. Come per Messi, i due supercampioni degli anni ’10 hanno ancora un futuro davanti a loro se però le rispettive squadre li utilizzano nel giusto modo. Una sensazione è quella di togliere ai due qualsiasi lavoro di costruzione della manovra, anche solo per appoggiarsi a essi in qualche modo e affidargli espressamente il centro dell’attacco nella sua interezza. Se Cristiano Ronaldo fosse accompagnato da una serie di mezzali che sappiano sviluppare la manovra e sopperire al suo non gioco nella fase di non possesso, molto probabile che il suo talento e la sua potenza ancora intatte possano attivarsi solo nel momento della finalizzazione e non disperdersi in mille rivoli di stanchezze e cose non fatte o non fatte bene.

Se CR7 è questo, meglio renderlo quasi un corpo estraneo rispetto alla costruzione del gioco e attivarne la cattiveria agonistica e la ferocia da goleador nel momento in cui il gioco stesso si deve concludere. Se non si fa questo e si vuole ancora inserire Cristiano Ronaldo in contesti di squadra complessi e troppo dinamici per lui (Cristiano Ronaldo gioca dove gioca Sterling, per darvi un esempio che farà di sicuro sorridere), la prospettiva dell’Arabia Saudita per lui davvero non è troppo lontana. Se invece si inizia a immaginare una squadra formata da 10 uomini + Cristiano Ronaldo, allora gli si allungherà di molto la carriera, permettendogli ancora di essere decisivo.

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