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Berlusconi col Monza ricasca nel vecchio vizio: “Ho dato dei suggerimenti, non li hanno seguiti”

Di fronte alla terza sconfitta consecutiva del suo Monza, il presidente Berlusconi si è mostrato contrariato perché non sono state seguite le sue direttive tattiche: un “vizietto” che porta con sé dai tempi del Milan.
A cura di Alessio Pediglieri
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Tre sconfitte consecutive al debutto assoluto in Serie A sono inaccettabili per Silvio Berlusconi, presidente del Monza, che è rimasto alquanto amareggiato per l'esito della sfida interna contro l'Udinese. Una gara in cui i brianzoli hanno anche accarezzato l'illusione di poter smuovere finalmente la classifica, poi puniti dalla rete decisiva di Udogie. Così, il presidente "più vincente nella storia del calcio" come da sempre ama autodefinirsi non è stato tenero nei confronti dei suoi giocatori e del tecnico Stroppa.

L'amarezza sul volto di Berlusconi è evidente quando si ferma a parlare con i cronisti, ed è dettata da una serie di circostanze che lo hanno turbato durante l'arco di tutti i 90 minuti contro l'Udinese. iniziare così malamente la Serie A non era nei piani de club, tanto meno della presidenza, pur evidenziando difficoltà fisiologiche e di circostanza: "Mancavamo di cinque titolari, non si tratta di tornare sul mercato, ma intanto di recuperare i giocatori. Stroppa? E' qui con noi…".

Parole che predicano pazienza e perseveranza, doti indiscusse del presidente del Monza che non lesina però frustate un po' a tutti, sottolineando che quanto accaduto contro l'Udinese è figlio di situazioni da dover e poter cancellare il prima possibile. La prima è rivolta all'arbitro, il "signor Di Brutto", la seconda alla propria squadra evidenziando elementi che fanno ricadere Berlusconi nel vecchio tranello del presidente-allenatore.

"Avevo indicato cose semplici, ma i miei suggerimenti non sono stati seguiti. Ho detto al portiere che doveva lanciare lungo, gli attaccanti devono stare davanti, bisogna difendere a uomo. Uno dei principi tattici chiari è che quando gli avversari salgono, i due attaccanti non devono rientrare, ma devono restare al di là del centrocampo. Abbiamo delle nostre regole interne, che indicano come il portiere debba lanciare la palla oltre la metà campo".

Parole che evidentemente sono risuonate a vuoto sia alle orecchie di Stroppa sia a quelle dei giocatori, ma la presenza di un Berlusconi presidente-allenatore è un dato di fatto con cui bisogna saper convivere, visti i numerosissimi precedenti all'attivo. Anche al Monza era già ricaduto nell'antico "vizietto" d'ingerenza in questioni tecniche: accadde durante i playoff poi vinti sul Pisa con un discorso preciso negli spogliatoi.

Sono stati tanti però i precedenti durante la sua straordinaria presidenza in rossonero in cui non ha mai lesinato consigli (spesso non richiesti) ai vari Liedholm, Ancelotti, Zaccheroni, Gattuso o Pippo Inzaghi. Epocali un paio di situazioni venute alla luce anni dopo, con Carletto che ha ammesso (mentre in fase d'opera negava apertamente) alcune discussioni con Berlusconi, soprattutto legate al ruolo di Kakà e al famoso modulo dell'Albero di Natale. o con Superpippo Inzaghi, al debutto sulla panchina rossonera quando venne diffuso un video in cui il presidente faceva ripetere a tecnico e squadra il proprio mantra "Attaccare!", con evidente imbarazzo generale. Adesso tocca al Monza e a Stroppa. E a chi, eventualmente, ne prenderà il posto.

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