Bentancur vede il suo numero sulla lavagnetta, deve uscire: è accecato dalla rabbia, reazione furibonda

La reazione furibonda di Rodrigo Bentancur al momento della sostituzione descrive tutta la frustrazione del calciatore scontento per il cambio e fuori dai gangheri per non essere riuscito a incidere (forse) come avrebbe voluto. L'ha presa malissimo, gesticolando e sbraitando in maniera palese, lasciando senza parole perfino il telecronista che con "ohhh" e un tono di voce a metà tra il biasimo e la sorpresa per un atteggiamento del genere taglia a fette la tensione di quel momento.
L'ex centrocampista della Juventus è stato richiamato in panchina al 10° della ripresa poco dopo che il Manchester City era passato in vantaggio con Haaland, trovando finalmente la rete dopo i salvataggi miracolosi di Vicario e un intervento altrettanto prodigioso di Dragusin.
Quella porta sembrava stregata, almeno fino a quando l'attaccante norvegese onn ha spazzato via la maledizione e il nervosismo che monta per non riuscire a mettere dentro un pallone pesante, che sposta gli equilibri per la conquista del titolo in Premier League. Al manager del Tottenham, Postecoglou, deve essere sembrata la cosa migliore da fare: richiamare in panchina l'argentino per mettere in campo un giocatore capace con i suoi guizzi di colpire la sua vittima preferita… la squadra di Guardiola.

Fino alla gara di questa sera, su quattro incontri disputati in Premier League, l'esterno svedese ha segnato per 3 volte ai Citizens. Andando a ritroso nel tempo in questa stagione ha graffiato gli avversari in occasione del 3-3 dell'andata (14ª giornata), in quella scorsa ha lasciato il segno alla 7ª (rendendo meno pesante il ko degli Spurs, battuti 4-2). Prima ancora, nell'anno del debutto (26ª giornata) ha messo la firma in calce al 2-3 dei londinesi. Postecoglou si è aggrappato anche a questo pur di rimontare un risultato che è stato sempre in bilico.
A Bentancur non importa, è accecato dalla rabbia. E manifesta il suo stato d'animo con irruenza. Prima si avvicina al sediolino del box riservato al Tottenham e sferra un calcio così forte da quasi danneggiare la suppellettile. Ne dà un altro e un altro ancora, sotto gli occhi allibiti dei compagni di squadra. Poi si gira e sembra volersi sedere. Invece no: raccoglie una bottiglietta d'acqua da terra e la scaglia sul prato con violenza. È una furia. Chi gli è vicino gli sussurra qualcosa perché si calmi ma lui non vuole sentire ragioni. Passato quel momento di follia, tiene il capo chino: si slaccia gli scarpini, li toglie con disappunto.