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Auguri Gioanbrerafucarlo: il padre del giornalismo sportivo avrebbe compiuto 100 anni

Il grande giornalista sportivo Gianni Brera è stato ricordato – a 100 anni dalla nascita – con l’emissione di un francobollo per la posta ordinaria. Nato l’8 settembre 1919, scomparve nel ’92 in un incidente stradale: giornalista, scrittore, romanziere, Brera ancor oggi è considerato il padre del giornalismo sportivo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Oggi avrebbe avuto 100 anni e chissà come avrebbe raccontato il calcio di adesso, meno poetico del suo tempo, più muscolare, ricco, votato al business e alla commercializzazione. Giovanni Brera fu Carlo (o per essere autentici almeno nel ricordo del nome "gioanbrerafucarlo") nacque l'8 settembre 1919 e se ne andò il 19 dicembre 1992 lasciando un vuoto nel mondo del giornalismo sportivo colmato dalle sue straordinarie capacità di racconto, autentica scuola per le  generazioni successive e ancor oggi per le future con la penna in mano.

Gianni Brera era il fuoriclasse assoluto che tutti avrebbero voluto nella propria squadra della carta stampata. E che come ogni artista senza pari, imperversava tra genio ed egocentrismo, sentendosi – e ritagliandosi sempre – al centro dell'attenzione della cronache soprattutto calcistiche. Gianni Brera fu Maestro – e per molti giornalisti contemporanei – padre putativo, un riferimento assoluto, da cui attingere, rubare il mestiere, restarne folgorati.

La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un'invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta. [Su Fausto Coppi]

Come tutti i fenomeni, anche Brera restò sempre al centro del ‘mercato' giornalistico in cui tutti – a turno – provavano ad ingaggiarne la prestigiosa firma. Diede lustro a "la Gazzetta dello Sport" a "il Giorno", il "Guerin Sportivo", sempre da primattore con elzeviri, editoriali, cronache e rubriche ("l'Arcimatto" ha fatto epoca) che ne scandirono la classe di un giornalista-scrittore.

Scrivo di calcio da oltre mezzo secolo. Molti che scrivono usano tranquillamente i modi miei ma non se ne accorgono affatto; vedono il calcio con occhi miei ma si guardano bene dall'essermi riconoscenti. O se lo sono… non me lo danno a vedere.

Ce la fecero a convincerlo Indro Montanelli ed Eugenio Scalfari che, in tempi e con modalità differenti lo portarono a scrivere sia a Il Giornale sia a la Repubblica. Fallì invece Paolo Mieli che, da direttore del Corriere della Sera, si vide rigettare l’offerta di rientrare in via Solferino e diventarne giornalista sportivo di punta. Era il dicembre 1992 e quello fu il suo ultimo ‘no', prima del tragico e mortale incidente stradale sulle vie della ‘sua' Lombardia.

L'Inter è squadra femmina, quindi passionale, volubile, e pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus. (sulla Juve, ndr)…Borghesi ancora ignari unirono i propri estri snobistici chiamando pedissequamente Juventus la loro prima collusione pedatoria. [Sull'Inter e sulla Juventus]

Di e su Gianni Brera si sono persi negli anni fiumi di inchiostro, tra aneddoti, racconti, miti divenuti realtà, a volte raccolti in tomi immensi, altre in biografie giornalistiche più o meno ufficiali, altre ancora tramandati ancor oggi di bocca in bocca. Si narra che Brera scrivesse 5 cartelle all'ora (uno dei meriti per cui, oltre allo stile esemplare, era richiesto da ogni direttore), che utilizzasse un taccuino diverso per ogni singola partita dove segnasse i suoi appunti, le pagelle, il commento.

Che Maradona fosse un genio, nessun dubbio è possibile. E che i geni siano un tantino squinternati di cerebro è risaputo e ammesso da sempre. Maradona, come lei sa, ridava dignità inventiva e gestuale anche alle mani posteriori, divenute volgarissimi piedi da qualche milione di anni. [Su Diego Armando Maradona]

Brera era tutto ciò che si poteva e si voleva chiedere al giornalismo sportivo. Era il dotto, l'aulico per eccellenza, ma anche capace di coniare neologismi e epiteti che rimarranno nella storia (come l'"abatino" Rivera che ancor oggi sfugge infastidito a quel nomignolo). Creò per molti la reale cronaca sportiva, fu inviato in ogni parte del globo, per seguire i principali eventi sportivi. Brera era la firma, in camicia di flanella e l'inseparabile pipa, era il giornalismo da leggere, imparare, riproporre. E tale resterà.

Asta, martello e triplo sono discipline aclassiche. Quando qualcuno le esalta, io penso alle Clochemerle di tutto il mondo e agli sbronzi che, allineati lungo una proda, fanno la gara a chi orina più lontano. Non è anche quello agonismo, classico per giunta? Padre Aristofane mi è buon testimone. [Sulle specialità meno "regine" dell'Atletica]

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