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Nico Mannion torna in NBA: come cambia il suo futuro nei Golden State Warriors

Dopo appena 9 partite nella lega di sviluppo, Nico Mannion viene richiamato da Golden State e potrebbe esordire già domani sera contro i Portland Trail Blazers. Anziché abbattersi per quella che poteva sembrare una bocciatura, Mannion ha sfruttato la parentesi in G-League per mettersi in mostra e guadagnarsi una nuova chiamata.
A cura di Luca Mazzella
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9 partite. Tante ne sono bastate al nostro Nico Mannion per guadagnarsi una nuova chance in NBA coi Golden State Warriors (la franchigia che allo scorso draft ha scelto l'azzurro originario di Siena e proveniente dall'Università di Arizona alla numero 48)  dopo lo show offerto nella lega di sviluppo (la G-League) coi Santa Cruz Warriors, squadra satellite del team della Baia. Nuova chance, appunto, perché Nico ha già esordito tra i "pro" nella notte tra il 4 e il 5 gennaio contro i Sacramento Kings e segnato i suoi primi punti, qualche settimana dopo, contro gli Utah Jazz.

Il contratto firmato, un two-way, consente di giocare con la squadra un massimo di 50 partite sulle 72 disponibili, motivo per il quale era sin da subito ipotizzabile la spola tra NBA e G-League. Tuttavia, la penitenza nella lega minore si è trasformata nella miglior vetrina possibile per Nico che ha giocato ogni singola partita con energia e voglia di mettersi in mostra al punto da essere preferito come starter al veterano di lunga data Jeremy Lin e guadagnarsi, sera dopo sera, sempre maggior fiducia dallo staff di Golden State che segue e monitora tutti i giovani mandati a fare le ossa in G-League. In cui l'esperienza di Nico si chiude per ora con 19.3 punti, 6.9 assist e 3.3 rimbalzi a partita in 33 minuti di utilizzo.

Non una bocciatura

Viene quasi automatico pensare che il declassamento nella lega di sviluppo sia una sorta di bocciatura ai piani più alti ma così non è. Considerata la scelta molto bassa al secondo giro Nico non è il primo giocatore mandato a fare esperienza in G-League, dove i più giovani si abituano alla fisicità, alla distanza della linea da 3 (diversa dal College) e al metro arbitrale che troveranno poi in NBA. Non certo un basket di altissimo livello, essendo per l'appunto composto da chi non ritenuto ancora pronto per le prime squadre, ma fortemente competitivo vista la posta in palio e la possibilità di essere richiamati dal team di appartenenza.

Nico ha usato la G-League, come ha detto lui stesso, per ritrovarsi, guadagnare fiducia, sentirsi più a suo agio in campo, lavorare sul range di tiro. Sacrifici ripagati dai messaggi di Steve Kerr, coach di Golden State, che ha detto di apprezzare il suo gioco, o anche di Shaun Livingston, ex giocatore della squadra oggi rimasto nello staff del team, che sta seguendo e supportando continuamente non solo lui ma anche gli altri Warriors inviati ad Orlando (nella cui bolla si giocano le partite di G-League).

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Che prospettive?

Nel ruolo di Mannion oggi Golden State può contare, oltre che su Stephen Curry, su l'ex Celtics visto anche in Italia Brad Wanamaker e su Michal Mulder, che sta giocando poco più di 10 minuti a partita nello spot di terza point-guard del team. Un'esperienza, quella di quest'ultimo, che non può che dare speranze all'azzurro dato che Mulder lo scorso anno è stato pescato proprio dalla G-League (dai Sioux Falls, franchigia satellite dei Miami Heat) dove ha giocato negli ultimi 3 anni salvo alcune sporadiche apparizioni in NBA e senza comunque avere i numeri che Mannion stava avendo nelle sue prime due settimana coi Santa Cruz Warriors. Per l'impronta culturale di Golden State e di Steve Kerr, è praticamente impossibile che la squadra opti per tagliare Mannion prima di verificarlo in altre occasioni e concedergli ulteriori minuti, anche considerata la vicinanza che sembra esserci tra il nativo di Siena e Steph Curry, uomo-franchigia, che in più occasioni ha speso parole lusinghiere su Nico.

L'utilizzo di Mannion non intaccherebbe di molto le rotazioni della squadra, ipotizzando un utilizzo del numero 30 anche come shooting-guard e comunque alleggerito dai compiti di playmaking che passerebbero all'italiano esattamente come oggi accade con Wanamker e Mulder. Da qui a fine stagione, soprattutto se a un certo punto Golden State dovesse trovarsi fuori dalla zona Playoffs (attualmente sono ottavi) gli esperimenti potrebbero essere tanti e l'obiettivo dello staff tecnico diventerebbe a quel punto iniziare a pensare al roster del prossimo anno, quando Klay Thompson rientrerà finalmente dall'infortunio e l'asticella tornerà a essere collocata in alto, con obiettivo titolo o comunque annata da protagonisti. Se invece per Nico dovesse arrivare il taglio è molto difficile ipotizzarne il futuro a medo-termine, se in un'altra franchigia NBA o in Europa, dove con la sua fisicità gli darebbe grandi margini per imporsi contro i pari ruolo.

Intanto, in ambito FIBA, c'è una Nazionale che lo aspetta a braccia aperte per aprire un nuovo corso o chissà, se dovesse avere spazio nelle prossime settimane, colmare quello spot di playamaker oggi rimasto vacante dopo l'addio di Daniel Hackett e il solo Marco Spissu a battagliare, di un secondo giocatore di livello.

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