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24 momenti per ricordare Kobe Bryant, oggi e per sempre

Dalla prima partenza in quintetto alla partita d’addio con 60 punti da record, passando per canestri impossibili, tiri decisivi, successi su successi inseguendo ossessivamente il fantasma di Michael Jordan, più volte sfidato e affrontato con l’umiltà di chi vuole imparare dal più grande sperando di emularne le gesta. Ad un anno dalla morte lo ricordiamo così: questo era Kobe Bryant.
A cura di Luca Mazzella
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È già passato un anno, difficile da credere. Un anno in cui l'essere praticamente in stand-by, sospesi in balia degli eventi, ha ulteriormente amplificato il ricordo, il dolore, i tanti flash che ci hanno rincorso negli ultimi 12 mesi. Kobe Bryant oggi va celebrato, esattamente come abbiamo fatto più volte prima dello scorso 26 gennaio. Perché un anno senza di lui, anziché allontanarci, ci ha inevitabilmente avvicinato ancora di più alle sue gesta, facendo si che il pensiero della sua assenza, paradossalmente, diventasse la nostra più grande compagnia.

Ricordiamo come in 24 istantanee della sua lunga carriera.

24) 28 gennaio 1997: Il primo quintetto

Una partita modesta da 12 punti e 5/11 sul campo: questo il battesimo NBA di Kobe Bryant da titolare contro Dallas. A 18 anni, 5 mesi e 5 giorni, il più giovane di sempre a iniziare una partita NBA da starter. La seconda volta avvenne dopo più di 30 partite.

23) 12 maggio 1997: The Air-Ball Party

La leggenda di Kobe Bryant inizia in una gara 5 di Western Conference Semi-Finals contro Utah. Nella rumorosissima Salt Lake, in una partita tirata e eternamente in equilibrio, Shaquille O'Neal si fa espellere a 2 minuti da fine partita. A prendersi la responsabilità e i tiri più pesanti è proprio Kobe. Il tiro della possibile vittoria, sull'89-89, non tocca nemmeno il ferro. Stessa sorte tocca ai tiri successivi: air-ball, air-ball e ancora air-ball. I Lakers vengono mestamente eliminati, la batosta morale che subisce l'allora rookie sarebbe sufficiente a inclinare inevitabilmente un carriera che da quel momento in poi, invece, diventa un progressivo crescendo di emozioni. Ne raccogliamo altre 23, come il numero della sua più grande ossessione, quell'MJ a cui forse si è avvicinato più di tutti per stile di gioco e dedizione al lavoro.

22) La notte tra il 12 e il 13 maggio 1997: in palestra a lavorare sul tiro

Kobe non riuscì a perdonarsi per quella partita e quei ripetuti errori dal campo. Con la squadra interamente rientrata a Los Angeles nelle proprie case, l'allora rookie passò tutta la notte in una palestra a lavorare sul tiro. Per non ripetere più gli stessi errori.

21) 8 febbraio 1998: All-Star Game

Il primo vero messaggio al mondo NBA. Contro. Michael Jordan fresco campione NBA e da lì a poco con il sesto anello alle dita, Kobe mostrò al mondo di reggere la competizione con il più grande ed essere pronto a raccoglierne il lascito tecnico nella lega. Anche in quel caso, l'esordio nella partita delle Stelle fu accompagnato da un record di precocità: il più giovane titolare nella storia dell'ASG.

20) 14 giugno 2000: Gara 4 delle Finals

Shaq è ancora una volta fuori per falli. Kobe si prende il palcoscenico e gli air-ball di Salt Lake sono solo un brutto ricordo. Nel supplementare segna tre canestri fondamentali che valgono la vittoria 120-118. Sul 3-1, i Lakers sprecheranno un solo match-point prima di consacrarsi campioni NBA. Il mito di Kobe, probabilmente, inizia in quel momento.

19) 7 gennaio 2003: Le 12 triple contro Seattle

Prima che Steph Curry rendesse praticamente ordinario lo scollinare oltre le 10 triple in una partita, fu Kobe (in una pallacanestro del tutto diversa da quella odierna, cosa che rende questa prestazione ancora più memorabile) a segnare il record di tiri da tre: 12, su 18 tentativi, contro i Seattle Supersonics.

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18) 14 dicembre 2014: Il sorpasso a MJ

Con 5:24 da giocare a fine secondo quarto e un canestro dalla lunetta contro i Minnesota Timberwolves, Kobe supera Michael Jordan nella classifica dei punti segnati nella storia NBA. La partita viene fermata, gli viene tributato un lungo applauso e, in classico stile americano, gli viene consegnato il pallone del record. A congratularsi con lui arrivò direttamente MJ, che ne parlò come "Un grandissimo giocatore con una forte etica del lavoro e una ancora più forte passione per il basket. Mi è piaciuto vedere l'evoluzione del suo gioco negli anni e sono curioso di vedergli raggiungere il prossimo traguardo".

17) 12 novembre 2004: La schiacciata contro Dwight Howard

Il biglietto da visita che Kobe diede all'allora rookie delle meraviglie Dwight Howard, di Orlando, fu una delle più potenti schiacciate della sua carriera. I due si sarebbero poi incontrati di nuovo, come compagni di squadra, anni dopo. Non andò benissimo però…

16) 30 aprile 2006: il buzzer-beater contro i Suns

Primo turno dei Playoffs 2006, serie sul 2-1 per i Lakers e con la possibilità di chiudere virtualmente i conti. Sotto anche di 8 punti nell'ultimo quarto Los Angeles rimontò lo svantaggio fino ad arrivare al tiro del pareggio firmato, ovviamente Kobe. Che si ripetè poco dopo con il tiro della vittoria ai supplementari.

15) 30 novembre 2006: 30 punti in quarto

A fine partita i punti sono 52, di cui 30 arrivano solo nel terzo quarto. Quella notte gli avversari dei Lakers, gli Utah Jazz, furono incapaci di trovare rimedio contro una delle versione più affamate di Kobe.

14) 2 febbraio 2009: 61 al Madison Square Garden

In uno dei più iconici campi del mondo, Kobe scrisse la storia segnando 61 punti, superati dal solo Carmelo Anthony (62), ma guadagnandosi comunque il titolo di avversario con il maggior numero di punti segnati in casa Knicks, superando un record che da decenni apparteneva a Bernard King.

13) Febbraio 2003: 40.6 punti di media

Il mese più infernale di Kobe Bryant. 9 gare consecutive da almeno 40 punti, pareggiando la striscia del 1986/87 di Michael Jordan, dal 6 al 23 febbraio. La soddisfazione più grande, durante quelle prestazioni, fu sentire più volte intonato il suo nome dai fan avversari, in tutte le arena NBA.

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12) 24 agosto 2008: Oro olimpico

Nel team-redenzione degli Stati Uniti, pronti senza mezzi termini a prendersi l'oro alle Olimpiadi cinesi, fu Kobe a prendersi il palcoscenico nella finale contro la Spagna. 13 punti su 20 totali nell'ultimo quarto, medaglia d'oro bissata poi 4 anni dopo a Londra. E il Dream Team che riscatta così la pessima figura del 2004.

11) 14 giugno 2009: Il primo anello senza Shaq

Con l'ombra del suo vecchio compagno che continuava ad aleggiare sui suoi insuccessi (soprattutto dopo le Finals perse l'anno prima per mano dei Celtics), il titolo 2009 rappresenta per Kobe il momento della totale liberazione. Mostrarsi capace di vincere senza il 34, farlo giocando da MVP delle Finals. Un nodo che finalmente si scioglie e sprigiona le ultime energie di Kobe, che varranno l'anello anche l'anno successivo.

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10) 14 aprile 2004: Lakers vs Portland

Non vedrete mai, nella stessa partita, segnare così tanti dire a quel coefficiente di difficoltà. Il canestro contro Ruben Patterson che porta la partita ai supplementari e il tiro della vittoria con un secondo da giocare sono un concentrato di coordinazione, tecnica, agonismo, equilibrio senza precedenti.

9) 28 marzo 2003: i 55 punti contro MJ

Per molti, una sorta di passaggio di testimone. Allo Staples Center, in quella che sarà l'ultima apparizione di Michael Jordan davanti al pubblico los-angelino, Kobe decide di rovinare la festa al suo più grande idolo sportivo. 55 punti contro 23, con la famosa instantanea dello sfondamento preso dall'allora giocatore dei Wizards che aveva previsto un movimento del più giovane campione in maglia Lakers.

8) 4 giugno 2000: Gara 7 contro Portland

Per guadagnarsi l'accesso alle Finals che sarebbero valse il primo anello (al quale sarebbero seguiti altri 2 successi di fila), i Lakers devono superare la resistenza dei tostissimi Portland Trail Blazers. Da uno svantaggio di 16 punti nell'ultimo quarto i giallo-viola rimontano, e chiudono la partita con un alley-oop di Kobe per Shaq che diventa subito un insta-classic.

7) 4 marzo 2018: l'Oscar

"Come giocatori di basket, dovremmo davvero stare zitti e palleggiare. Ma mi fa piacere aver fatto qualcosa in più". Con la statuetta tra le mani, Kobe festeggiò così l'oscar per miglior film animato con il suo Dear Basketball, scritto e raccontato direttamente con la sua voce, nel rileggere quanto scritto qualche anno prima per The Players Tribune annunciando il ritiro.

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6) 14 aprile 2016: i 60 punti nella partita di addio

Per qualcuno una sorta di show combinato. Per i romantici, il miglior congedo possibile di Kobe Bryant dal campo da gioco. 60 punti contro Utah, in rimonta, in un crescendo di emozioni dopo un pessimo inizio e con canestri uno più difficile dell'altro accompagnati dallo stupore dei presenti. Il massimo di punti stagionali nell'ultima partita, solo lui poteva.

5) 12 aprile 2013: in lunetta con il tendine d'Achille rotto 

La più grande delle dimostrazioni di quella che lui e solo lui potrà permettersi di definire "Mamba Mentality". Kobe cade male, sente qualcosa che si strappa, capisce subito che l'infortunio è serio. Prima di uscire dal campo però, vuole tirare i due liberi che gli spettano per un fallo subito. Li segna entrambi, i Lakers vincono 118-116 contro Golden State anche grazie a lui.

4) 17 giugno 2010: Il passaggio a Metta in Gara 7 contro Boston

24 tiri, appena 6 canestri. In una delle serate più storte della sua carriera, Kobe ha la lucidità di passare la palla a Metta World Peace nel momento più importante di una gara 7 che può valere il titolo. Il vecchio Ron Artest segna, per Kobe è il quinto titolo. A un gradino dal più grande.

3) Dal 16 al 23 marzo 2007: quattro volte di fila sopra quota 50

Il Kobe più ispirato nel fare canestro. 65 punti contro Portland, 50 contro Minnesota, 60 contro i Grizzlies e 50 contro New Orleans. Per poi "fermarsi" coi 43 contro Golden State

2) 20 dicembre 2005: tre quarti, 62 punti 

Kobe 62, Dallas 61. A fine terzo quarto di una Los Angeles-Dallas in pieno periodo natalizio il faccia a faccia tra Kobe e gli interi Mavericks è impietoso. Ci sarebbero altri 12 minuti per ritoccare la storia, ma la risposta all'invito di coach Phil Jackson a rientrare per superare quota 70 è perentoria: lo farò quando conterà davvero. Quella era una partita finita.

1) 22 gennaio 2006: 81

Poche settimane dopo la partita di Dallas Kobe sceglie una gara vera per abbattere praticamente tutti i record di marcatura che non siano i 100, irraggiungibili punti di Wilt Chamberlain. La vittima è Toronto, che capitola sotto gli 81 punti di Kobe (28 nell'ultimo quarto, 27 nel terzo in cui recupera da solo uno svantaggio di 18 punti), frutto di 18/20 ai liberi, 7/13 dall'arco e 28/46 dal campo. A fine partita, davanti alle telecamere, Kobe guarderà il suo scout rammaricandosi per i tiri sbagliati, senza i quali sarebbe scollinato oltre quota 100.

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