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Schwazer assolto per il caso doping, l’avvocato: “Libero da un sospetto infamante”

Perseguire chi ha messo in atto, ha partecipato o creato le condizioni del complotto ordito nei confronti di Alex Schwazer, assolto “per non aver commesso il fatto” dal Tribunale di Bolzano. L’avvocato dell’atleta, Gerhard Brandstätter, accoglie con soddisfazione l’archiviazione del procedimento nei confronti del marciatore alto-atesino: “Ci sono stati una serie di eventi dolosi, comportamenti sui quali fare altre indagini”. La sentenza adesso potrà essere usata per fare appello alla Corte federale svizzera e ottenere l’annullamento della squalifica per doping fino al 2024 inflitta dal Tas di Losanna.
A cura di Maurizio De Santis
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"Alex Schwazer si è liberato da un sospetto infamante e adesso non escludiamo di ottenere giustizia in sede sportiva e civile". La notizia dell'archiviazione del procedimento penale nei confronti del marciatore italiano è accolta con grande soddisfazione dall'avvocato, Gerhard Brandstätter, che ha seguito l'intera vicenda incastrando, pezzo dopo pezzo, tutti i tasselli del mosaico in difesa del proprio assistito. Tesi che il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ha ritenuto precisa, doviziosa e convincente abbastanza da chiudere l'iter giudiziario nei confronti dell'atleta alto-atesino "per non aver commesso il fatto". Il ‘fatto' è scandito dai punti oscuri di una storia che, nonostante la comunicazione odierna, ha creato un danno irreparabile all'uomo, allo sportivo e soprattutto minato la credibilità stessa del sistema.

Chi è stato ad alterare le urine di Schwazer? È la domanda a corredo di una vicenda iniziata nel 2016 quando scattò l'indagine per il presunto caso di doping nel quale l'azzurro restò coinvolto suo malgrado: in seguito a un controllo a sorpresa effettuato a gennaio era risultato positivo al testosterone e venne punito con una squalifica di 8 anni, sanzione durissima che gli fu inflitta per la recidività e gli impedì di partecipare alle Olimpiadi di Rio in Brasile. Nel 2012 lui stesso ammise di aver violato regole e aver fatto uso di sostanze proibite, ma quella è un'altra storia per la quale mise la faccia e pagò personalmente. L'ultima contestazione, invece, non aveva alcun fondamento: Schwazer ha sempre negato ogni cosa, dichiarandosi vittima di un complotto internazionale. "Il magistrato ha dimostrato molto coraggio – ha aggiunto Brandstätter – perché non si è fermato alle prime evidenze ma ha condotto un'inchiesta profonda, scrupolosa che lo ha portato a conclusioni puntuali. Dopo quattro anni e mezzo Alex si è sentito finalmente sollevato".

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Alla luce del provvedimento di archiviazione, parlare di complotto non è più solo una visione di parte oppure una versione investigativa solo ipotetica. E le contro-accuse di Schwazer per ottenere giustizia hanno spazzato via ogni ulteriore illazione sulla veridicità delle obiezioni mosse dall'atleta e dai suoi legali. Qualcuno ha voluto fargliela pagare: la prospettiva attraverso la quale guardare l'intero caso è cambiata e trova sostegno nelle anomalie riscontrate dal colonnello del Ris di Parma, Giampietro Lago, sulle provette di urine conservate nel laboratorio Wada di Colonia. Ecco perché, come indicato nel documento agli atti per l'archiviazione il Gip ha ritenuto "accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati il 1° gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi per ottenere la squalifica e il discredito dell'atleta, come pure del suo allenatore Sandro Donati". 

Il marciatore non potrà partecipare alla prossima edizione dei Giochi di Tokyo 2021 (il Tas di Losanna lo ha fermato fino al 2024) ma adesso, dopo la decisione del Tribunale di Bolzano potrà fare appello alla Corte Federale Svizzera per impugnare la sentenza. "Esistono forti evidenze del fatto che nel tentativo di impedire l'accertamento del predetto reato siano stati commessi una serie di reati", è da quest'ultimo punto che partirà l'azione di rivalsa ha aggiunto l'avvocato Brandstätter. "Ci sono stati una serie di eventi dolosi, comportamenti sui quali fare altre indagini e, se il caso, facendo ricorso in tutte le sedi gerarchiche del diritto civile e sportivo, fino ad arrivare al Comitato Olimpico". Giustizia è fatta, finalmente. In buona parte sì, ma il verdetto che riabilita Schwazer adesso non permette ai piani alti di Federazione internazionale di atletica, Wada e del laboratorio di Colonia di dormire sonni tranquilli.

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