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La storiaccia di Alex Schwazer: le macchie, i dubbi e un danno irreparabile

Alex Schwazer ha raggiunto la sua piccola verità che ha sempre cercato: il Gip di Bolzano, Walter Pelino, ha confermato che il marciatore non ha assunto sostanze dopanti durante la preparazione per le Olimpiadi di Rio 2016. Una sentenza che mette di nuovo in luce gli errori, le macchie, i dubbi dell’intera vicenda e i tanti perché a cui nessuno ha mai dato una vera risposta.
A cura di Jvan Sica
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La storia, che sarebbe meglio dire storiaccia di Alex Schwazer, oggi ha una spiegazione molto più concreta e reale. Il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ha archiviato il caso che riguarda l’assunzione di sostanze dopanti del marciatore, dichiarando che il “fatto non sussiste”. In poche parole Alex Schwarzer non ha mai assunto il doping per cui è stato squalificato per 8 anni, per cui gli è stato impedito di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma soprattutto (e questo potrebbe essere l’elemento più schifoso dell’intera vicenda) per colpa del quale gli è stato negato un eventuale secondo oro olimpico in terra brasiliana. A dicembre scorso c’era già stata un’avvisaglia concreta con la Procura della Repubblica di Bolzano, che aveva chiesto l’archiviazione, passando appunto la palla appunto al Gip per l’ultima parola.

Ripercorrere la vicenda di Alex Schwazer con tutti i suoi dubbi e le sue macchie potrebbe far capire il danno irreparabile che è stato fatto a un grande atleta.

L’inizio della seconda odissea che ha coinvolto Alex Schwazer dopo l’ammissione di aver fatto uso di sostanze dopanti prima di Londra 2012, inizia già il primo giorno del nuovo olimpico. L’1 gennaio 2016 bussano alla porta di casa Schwazer due ispettori di una società privata di Stoccarda incaricati dalla IAAF di eseguire il controllo antidoping. Mentre quei campioni vengono analizzati, l’8 maggio 2016 Alex fa una grande prova alla cinquanta chilometri organizzata a Roma e si qualifica per le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il 22 giugno la WADA fa uscire il comunicato che Alex Schwazer è stato riscontrato positivo e viene, da recidivo, squalificato per otto anni. Alex va anche in Brasile nella speranza che il TAS ribalti questa sentenza ma non sarà così.

Il primo enorme dubbio riguarda il come sono stati analizzati i campioni prelevati. Da una controanalisi richiesta dalla Procura di Bolzano emerge che dentro ci siano quantità anomale di DNA, in termini tecnici l’urina della provetta A conteneva 350 picogrammi per microlitro, mentre nella provetta B se ne trovarono 1.200. Se la quantità media di DNA nelle urine stimata è più o meno di 100 picogrammi per microlitro, ecco che un dubbio bello gigantesco viene. Viene molto facile pensare che qualcuno abbia potuto manipolare le provette.

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A questo aggiungete anomalie accertate nel trasporto, difficoltà fatte dalla società di Colonia nel far ottenere alla difesa di Schwazer le urine per una controverifica, errori anche nelle tempistiche di analisi. Insomma un papocchio intricatissimo e che all’inizio faceva anche sorridere, oggi un po’ meno. Se i dubbi ci sono e sono enormi, deve emergere subito la domanda che sta dietro a tutto: ma perché l’atletica leggera internazionale avrebbe dovuto cancellare Alex Schwazer dallo sport?

Mentre per i dati abbiamo i numeri, qui possiamo fare solo ipotesi, collegando i tasselli che abbiamo a disposizione. Alex Schwazer viene trovato positivo all’EPO pochi giorni prima dei Giochi di Londra 2012. Per lo sport italiano e mondiale è uno shock: Alex è una delle facce dello sport del nostro Paese, avendo vinto la medaglia d’oro a Pechino nel 2008 nella 50 km.

Mentre lo scandalo si ingrossa, coinvolgendo anche la fidanzata di allora Carolina Kostner, Schwazer fa una conferenza stampa in cui fa diverse cose che altri atleti trovati positivi al doping non hanno mai fatto: disperandosi e piangendo senza consolazione dice che tutti lo fanno, che almeno lui ha le sue montagne mentre russi e cinesi che si dopano da una vita vivono in posti terribili, che negli sport di endurance è una specie di lotta al doping migliore e nascosto, che non vuole più tornare allo sport perché gli fa schifo, che lo sport italiano non lo ha difeso oggi, mentre lo idolatrava fino a ieri e tanto altro. Sembrano parole di un bambino e di un disperato, di uno che è stato trovato a fare una marachella e per discolparsi tira dentro quanta più gente possibile. Ma questo non è lo standard. Chi era stato preso prima di Schwazer seguiva un protocollo ben preciso, con le seguenti tappe: ammissione, scarico di responsabilità, consapevolezza dell’errore, richiesta di perdono, sguardo verso il futuro.

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Alex Schwazer non solo non si attiene a questo copione, ma quando vuole tornare a gareggiare chiama ad allenarlo Sandro Donati, l’uomo che ha scritto “Lo sport del doping”, il libro che spara a zero su un sistema sportivo che si fonda e non soltanto utilizza le sostanze dopanti. In questo modo è come se dicesse: solo con Donati si possono fare le cose senza aggiunti chimici, come se sottolineasse troppo la differenza fra sé e il resto del suo sport. Il ticket Schwazer-Donati era davvero incongruo da un certo punto di vista, ma ovvio da tanti altri, perché solo con l’apostolo dell’antidoping Alex Schwazer poteva tornare senza macchia.

E invece ci sono le analisi dell’1 gennaio 2016, il testosterone, Rio che salta e gli otto anni di squalifica. Però Alex Schwazer, appoggiato da Donati che è anche lui convinto del complotto dopo che all’inizio aveva anche accusato il marciatore, non è un tipo che vuole farla finita così, perdersi tra le sue montagne e allenare qualche manager prossimo alla pensione. Lui vuole la sua piccola verità e oggi quella verità ce l’ha. Non era colpevole.

Cosa succede adesso? La giustizia sportiva non può essere cambiata dalla giustizia del nostro Stato, per cui la squalifica resta. In base a questa assoluzione piena però Alex Schwazer potrebbe appellarsi al TAS di Losanna. E se volesse procedere in questo modo e il TAS accogliesse il suo ricorso, verrebbe meno la squalifica e potrebbe incredibilmente provare ad andare alle Olimpiadi di Tokyo. Questo sarebbe un sogno a dispetto di tutti coloro che hanno voluto colpevolizzare l’uomo e fermare a tutti i costi l’atleta Schwazer. Non si allena ad altissimo livello da tanto, sarebbe un miracolo multiplo pensare solo di farcela. Ma se Alex Schwazer è uscito pulito da una vicenda in cui aveva tutto il mondo contro, che problema c’è a prepararsi per un’Olimpiade?

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