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La prima rissa di Mike Tyson da bambino: “Quell’uomo uccise il mio piccione”. Reagì con furia cieca

C’è un prima e un dopo nella vita di Mike Tyson: “Ero un bambino e c’era un ragazzo che mi prendeva in giro. Ero così spaventato e non sapevo cosa fare”. Poi accadde qualcosa che avrebbe cambiato tutto per sempre.
A cura di Paolo Fiorenza
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Mike Tyson è stato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi: aveva 20 anni quando nel 1986 battè per KO tecnico al secondo round Trevor Berbick. Un'ascesa inarrestabile quella del pugile newyorchese, instradato alla battaglia dal contesto difficile in cui era cresciuto a Brooklyn: basti pensare che prima di compiere 13 anni era già stato arrestato più di 30 volte. Ma c'è un episodio in particolare che segna un prima e un dopo nella vita di Iron Mike, trasformandolo da ragazzino che teme il confronto a rabbioso scazzottatore: l'uccisione del suo adorato piccione domestico.

Fu in quel frangente, racconta oggi Tyson al podcast The Pivot, che si scagliò con furia cieca su colui che si era reso responsabile dell'orribile atto: "Ero un bambino e c'era un ragazzo che mi prendeva in giro. Ero così spaventato e non sapevo cosa fare. Poi un altro ragazzo mi ha detto ‘è meglio che tu combatta contro di lui' e ho iniziato a litigare. Quel ragazzo ha ucciso il mio piccione ed è stato un colpo. Quello è stato il primo combattimento in assoluto nella mia vita, a causa di un piccione".

Myke Tyson da giovane con i suoi amati piccioni
Myke Tyson da giovane con i suoi amati piccioni

Tyson è noto per il suo amore per i piccioni. Il pugile, oggi 56enne, era solito tenere questi  uccelli come animali domestici durante la sua adolescenza a New York. L'ex campione del mondo ha persino scaricato una delle sue ex fidanzate dopo che lei aveva ucciso e fatto bollire uno dei suoi piccioni.

Dalle risse per strada al riformatorio, lì è nata la carriera di Tyson: "Sono stato rinchiuso in un posto da bambino e ho incontrato un ragazzo che era un pugile – spiega Iron Mike – Mi ha presentato qualcuno che era un grande allenatore (Cus D'Amato, ndr) e volevo solo sempre di più. Volevo schiacciare il mondo sotto i miei piedi. Ho un grande buco profondo in me, ma dovevo avere tutto, tutto. Anche quando ero un ragazzino, non ero equilibrato. O era tutto o niente".

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