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L’accanimento terapeutico che la storia di Miss Italia non merita

Miss Italia torna in Rai(Play) con l’ennesima trasformazione pur di continuare ad esistere. Non è più questione di come si faccia, ma del perché si continui a cercare con insistenza una soluzione alternativa per portare avanti un concorso di cui la storia ha decretato la fine.
A cura di Andrea Parrella
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Se sei stato grande, apparirai ridicolo in qualsiasi versione ridimensionata. È una massima appena coniata, che calza perfettamente per Miss Italia, il concorso di bellezza che quest'anno è tornato in onda in Rai nell'ennesima versione rivisitata, con la conduzione di Nunzia De Girolamo, trasmesso in Eurovisione da San Marino Tv e proposto anche su RaiPlay.

"Uscita dalla porta principale già da qualche anno ora Miss Italia rientra dalla finestra", è la protesta pubblicata dal sindacato UsigRai nelle ore precedenti alla messa in onda, sottolineando l'incompatibilità del ritorno di un concorso in distonia con l'universo valoriale del servizio pubblico. Non bastasse questo, l'inconsistenza dello spettacolo televisivo viene fuori presuntuosamente, proprio in nome di un passato glorioso dell'evento che oggi farebbe apparire sbiadita qualsiasi idea, anche la più innovativa, se applicata alla formula di Miss Italia.

Uno spettacolo che è stato visto da milioni di persone in passato, l'evento della fine dell'estate, l'equivalente di un Sanremo settembrino per portata e rilevanza, oggi ridotto a un appuntamento da terza serata, seguito col volume del televisore ai minimi e la palpebra calante, ridotto a una parodia dei fasti passati. Le concorrenti in costume e scarpe da ginnastica, stile concorrenti dell'Isola dei Famosi, per rispettare standard estetici che si tengano ben lontani dall'urtare sensibilità, fanno il possibile per apparire contemporanee, da un timido tentativo di stand up comedy alla prova di lipsync.

Ma non funziona perché è il passato a non poter tornare. Sfugge, forse, che la morte improvvisa di Miss Italia dipenda proprio dal rapidissimo decadimento della sua sacralità. Non è più questione, insomma, di come si faccia, ma del perché. Poche le responsabilità di Nunzia De Girolamo, che fa quel che può, della giuria che prova a fare il proprio lavoro sorridendo anche ai momenti più raggelanti, incolpevoli le stesse concorrenti che ci provano e la vincitrice, la lucana Katia Buchicchio.

È la storia gloriosa di questo concorso a dirci che Miss Italia andrebbe preservato, la sua tradizione protetta rispetto alle brutte figure di questi ultimi anni dipese da un accanimento terapeutico totalmente insensato.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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