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Frank Matano: “Mi sono sentito spesso fuori luogo, Prova Prova Sa Sa è il progetto che sognavo”

Intervista a Frank Matano, mente e cuore del nuovo programma comico disponibile su Prime Video dal 2 novembre: “Confonderlo con LOL sarebbe un errore, sono due programmi molto diversi”.
A cura di Andrea Parrella
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Dal 2 novembre è disponibile su Prime Video "Prova Prova Sa Sa", nuovo show di Endemol Shine Italia basato sul pluripremiato format americano "Whose Line Is It Anyway?". Quattro comici (Aurora Leone, Maccio Capatonda, Maria Di Biase e Edoardo Ferrario) si sottopongono a una prova di improvvisazione totale, guidati dal deus ex machina Frank Matano, volto di punta della comicità targata Prime Video, ma soprattutto mente e cuore di questa operazione. Lo abbiamo intervistato per capire meglio cos'è "Prova Prova Sa Sa" e in cosa si distingue dagli altri programmi comici.

Questo programma si inserisce in un filone che esalta la comicità istintiva sotto forma di gioco, di cui tu sei diventato emblema in questi anni. Senti di partecipare a una piccola rivoluzione nel campo dell'intrattenimento italiano?

Più che rivoluzione, mi sento parte di una cosa molto vicina a me. Questo programma io l'ho visto da bambino, rimanendone stregato. Vedere adulti che si mettevano in gioco in un contesto in cui vale tutto era entusiasmante. È una cosa che mi diverte molto e che ho provato a fare bene, con rispetto e serietà. Tutto quello che succede dopo la messa in onda di una cosa è responsabilità del pubblico, comprese definizioni come "rivoluzione".

È un progetto che hai tenuto in caldo per tutti questi anni perché credevi di non avere le spalle abbastanza larghe, o aspettavi solo il momento giusto?

Un po' entrambe le cose. Penso che per poter fare un programma di improvvisazione in cui non ci sia nulla di scritto ci voglia maestria. Non l'ho mai proposto prima perché sentivo di non avere possibilità di onorare il programma per troppa inesperienza. Gli anni mi hanno dato più fiducia in me stesso, trovando il coraggio di proporlo. Fortunatamente a Endemol e Amazon è piaciuto.

L'impressione che ho è che questa nuova fase della comicità in Italia nasca anche come una forma di rivincita generazionale, di riscatto. Sei d'accordo?

Forse negli ultimi anni, frutto della crisi economica, nella Tv italiana si è rischiato sempre di meno e penso che un programma di questo tipo non potrebbe dipendere dallo share, gli ascolti. Deve avere modo di crescere e farsi conoscere dal pubblico, quindi meno male che le piattaforme ci permettono di farlo. In Tv, per ragioni legittime, sei costretto sempre ad allungare tutto, e non lo dico con spirito di critico, è una constatazione. Essere liberi da questa cosa ti permette di rischiare di più. Dopodiché, al di là della possibilità data, conta l'esperienza. L'immagine che ho io è il tiro di una punizione, prima di farlo pensi sempre di sapere dove la metterai, ma poi passare ai fatti è molto diverso. L'esperienza ti aiuta sempre di più a far somigliare ciò che ti immagini e ciò che succede.

Parli di metriche e di ascolti. Se da una parte non avere uno strumento di valutazione immediato è un vantaggio, allo stesso tempo è difficile capire quando un programma ha successo e ha raggiunto il suo scopo. Non è un limite?

Intanto penso che nel mondo di oggi la temperatura e l'effetto di qualcosa puoi già averlo tramite i social. Penso a LOL, dopo la prima edizione penso si sia generata un'onda di una portata che non avevo mai visto prima. Naturalmente lo share è uno strumento immediato, che ti permette di tararti, ma sono sicuro che anche per le piattaforme si facciano valutazione di questo tipo.

Però i numeri così sono solo in possesso delle piattaforme, facendo seguito alla tua metafora, il potere di chi decide se devi calciare una punizione o meno è tutto concentrato nelle loro mani.

Indubbiamente, le piattaforme hanno gli strumenti e il potere di trasmettere ciò che vogliono, ma anche perché lo scelgono e lo sostengono con forza. Il lavoro di promozione che fanno sui loro prodotti è incredibile e ti fa capire con quanta convinzione investano in qualcosa.

Paragone Prova Prova Sa Sa e LOL risulterà per molti un riflesso istintivo. È un confronto corretto?

Va su Prime e ci sono comici che hanno fatto anche LOL, ma penso sia banale dire che si somiglino e non lo dico per difendere il mio programma, ma perché è proprio un errore. In LOL i comici si preparano per stupire gli altri dieci, c'è un elemento di improvvisazione dettato dall'interazione tra loro, ma non è il punto centrale. Posaman di Lillo è chiaramente una trovata studiata prima, il senso dell'operazione sta nella reazione degli altri a quella sua trovata studiata. In Prova Prova Sa Sa i performer non hanno alcuna idea di cosa accadrà: sono completamente nudi.

Questo disinnesca anche uno degli effetti collaterali di LOL: lo spettatore che ci rimane male davanti al fatto che ci siano meccanismi studiati.

Vero, le gag qui non possono essere preparate: Maccio, Aurora, Edoardo e Maria non sanno nulla, non hanno la più pallida idea di cosa accadrà. Sono costretti a usare tutto il loro arsenale.

Hai definito la durata degli episodi un aspetto fondamentale.

Penso che un programma come Prova Prova Sa Sa non dovrebbe durare più di mezz'ora, un tempo che non credo potrebbe esistere in Tv per un progetto simile, perché è difficile fare una cosa che non duri due ore, salvo che tu non vada in tarda serata. La comicità è come un buon dolce, deve durare poco sennò disgusta e questo si è capito col tempo. Pensiamo agli special di stand up americani, negli anni Novanta andavano molto quelli di 90 minuti e spesso anche di più. Oggi si resta nell'ora, a volte anche di meno.

Calvino scrisse "io penso che il divertimento sia una cosa seria". Allo stesso tempo il divertimento non deve prendersi troppo sul serio. Qual è la via di mezzo tra queste due cose?

Sono completamente d'accordo con Calvino (ride, ndr). Scherzi a parte, divertirsi è una cosa serissima, perché di base la comicità è un atto di spontaneità, c'è un contrasto tra l'aspettativa che il comico alimenta nel pubblico con la semplice definizione di se stesso, comico, che di per sé già rompe l'incantesimo. Questo rende il mestiere ancora più chirurgico, una questione di secondi, o meglio ancora di istanti. Ci si dirige da soli sapendo che qualsiasi meccanismo studiato fuori debba apparire naturale, assolutamente spontaneo. La via di mezzo, se vogliamo, è proprio in questa naturalezza che il pubblico nota, se c'è.

La tua risata è un tuo elemento distintivo, nel senso che fa ridere. L'hai mai usata come uno strumento comico per scaldare la folla, in qualche modo esagerandola?

La mia risata la eredito da mio padre, se tu lo fai ridere sentirai la mia stessa risata. Per fare bene questo mestiere mi sono sempre imposto di dire la verità, perché il pubblico ha un radar per le cose non autentiche, si capiscono in mezzo secondo. A me piace tantissimo la comicità, ho una passione morbosa, un rispetto tale che non potrei fingere. Non ho mai usato la mia risata per scaldare il pubblico, rido sempre e solo a cose che mi fanno ridere.

Ormai fai questo lavoro da molto tempo. Ti senti già grande o sei ancora nella fase in cui ti chiedi cosa farai da grande?

Io sono stato uno dei primi a venire fuori da internet e per questo mi sono sempre portato dietro un senso di inadeguatezza, tante sono state le situazioni in cui mi sia sentito fuori luogo. Il lavoro, l'esperienza, la passione nel farlo seriamente, per citare l'amico Calvino, mi ha fatto sentire più legittimato nel mio ruolo. È da pochi anni che alla domanda "che lavoro fai?" io riesca a dire con naturalezza che faccio il comico. Cosa che è comunque un po' ridicola  di per sé, ma d'altronde che vuoi dire, è l'unica cosa che so fare.

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