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Barbara Palombelli, l’errore sul linguaggio di genere: “Io sono giornalista, lui non è giornalisto”

La conduttrice, ospite del Maurizio Costanzo Show, interviene in una discussione sui nomi di professione, mostrandosi critica sulla conversione automatica al femminile. L’esempio, tuttavia, è fuorviante e sbagliato.
A cura di Andrea Parrella
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L'ultima puntata stagionale del Maurizio Costanzo Show è stata, tra le altre cose, anche occasione per un simposio linguistico. Tutto è nato dall'intervento di Giuseppe Cruciani, ospite fisso del programma con il suo spazio "Buoni e cattivi". Tra le notizie sottolineate dal conduttore radiofonico, quella delle parole di Maria Sole Ferrieri Caputi, primo arbitro donna in Serie A, che ha pubblicamente chiesto di non essere definita "arbitra". Dichiarazioni che hanno servito l'assist a Cruciani per criticare la questione delle conversioni al femminile di alcuni nomi di professioni. "Non si può stuprare il linguaggio", ha detto Cruciani, sostenendo che la cosa non abbia a che fare con la parità di genere.

La polemica di Cruciani al Maurizio Costanzo Show

Una posizione critica che ha visto d'accordo molti ospiti in studio, tra cui Stefano De Martino ("Io penso che non si possa scrivere nulla che non si possa leggere"), nonché Pio e Amedeo (che poco dopo si sono detti favorevoli alle adozioni gay). In disaccordo Caterina Balivo, che ha detto la sua: "Io donna posso parlare? Modificare e passare al genere femminile è anche per sottolineare che oggi ci sono donne che fanno lavori fino a poco tempo fa maschili. Se per sottolineare questo cambiamento si usa anche una parola che non si può sentire, io penso che alcune volte per noi donne, arbitra, architetta, sindaca, servono per ricordare che una donna ha occupato quel posto. Perché si fa una fatica immensa". 

Barbara Palombelli replica a Caterina Balivo

La risposta a Caterina Balivo arriva da Barbara Palombelli, che alludendo a Cruciani dice: "Io sono giornalista, non è che Giuseppe è giornalisto. Vorrei che ci fosse la massima libertà, la paura è che si cada da una gabbia all'altra". Esempio in verità poco calzante, per non dire errato, se si considera che "giornalista" è un nome di origine greca epicèno, o di genere comune, che ha una forma equivalente per entrambi i generi, con un suffisso in -ista che si mantiene uguale al maschile e al femminile. L'esempio di Palombelli è dunque fuorviante, perché nello specifico si tratta di una parola per la quale è necessario il semplice cambio di articolo affinché possa adattarsi sia al maschile che al femminile.

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