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Tutti i fascicoli di indagine aperti dopo il caso pandoro di Chiara Ferragni

La procura di Milano e anche quella di Cuneo indagano sulle attività di Chiara Ferragni, legate alla vendita dei pandori Balocco e delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi. Insieme alla multa dell’Antitrust, l’influencer si trova a dover affrontare un terzo filone di indagini sul suo conto.
A cura di Ilaria Costabile
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Il caso Chiara Ferragni – Pandoro Balocco allarga ancora di più le sue maglie. La procura di Milano ha aperto una nuova indagine per stabilire se anche dietro l'accordo con Dolci Preziosi, per le uova di Pasqua, si sia operato allo stesso modo. Sono quindi tre, attualmente, i filoni indiziari (senza rilevanza penale) che interessano l'influencer, chiusasi nel frattempo in un cupo silenzio.

I fascicoli aperti dalle procure di Milano e Cuneo

L'inchiesta della procura di Milano, quindi, si è ampliata e il procuratore Eugenio Fusco ha chiesto che fossero fatti ulteriori accertamenti sulla questione nata attorno alle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi. Ci sarebbe il sospetto, anche in questo caso, che un'operazione commerciale sia stata mascherata come una campagna di beneficenza, e anche Ferragni potrebbe essere ascoltata nei prossimi giorni.

A questo, poi, si aggiunge anche un'inchiesta aperta dalla procura di Cuneo, attinente al caso dei pandori Balocco, dal momento che l'azienda dolciaria è situata nel comune di Fossano, in provincia della città piemontese. Si tratterebbe, quindi, dopo la multa dell'Antitrust e l'apertura di un'indagine su Milano, avviata con un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato, del terzo faldone aperto per indagare sulle operazioni portate avanti dalle società che fanno capo all'imprenditrice digitale. Infine, c'è da includere nel novero anche la denuncia del Codacons per truffa aggravata.

La pubblicità ingannevole contestata a Chiara Ferragni

Tanto nel caso dei pandori, quanto in quello delle uova di Pasqua,  sono stati siglati dei contratti particolarmente remunerativi con i quali il marchio Chiara Ferragni "veniva ceduto" alle aziende da cui sono partite le iniziative benefiche, in realtà poi non collegate alla vendita dei prodotti. La comunicazione effettuata con il lancio sul mercato ha portato i consumatori ad acquistare pandori e/o uova di cioccolata, convinti che i ricavati delle vendite sarebbero stati devoluti. L'influencer, in entrambi i casi, figurava come testimonial, ma non avrebbe contribuito in maniera diretta alla beneficenza che, almeno nel caso dei pandori, era già stata fatta mesi prima dall'azienda.

Cosa succede dopo l'apertura delle inchieste

Al momento, visto che i fascicoli aperti sono conoscitivi e senza rilevanza penale, con l'obiettivo di acquisire informazioni circa le attività delle società riconducibili a Ferragni, sarebbe avventato fare ipotesi sulle conseguenze di un possibile illecito – che ancora non è stato individuato-; unica cosa certa ad oggi è la multa dell'Antitrust che ammonta ad un milione di euro. Ferragni ha dichiarato di voler procedere legalmente, impugnando la sanzione a suo avviso spropositata, e in un contestatissimo  video di scuse, ha poi annunciato che avrebbe devoluto in beneficenza la stessa somma all'ospedale Regina Margherita di Torino.

Intanto, la prima evidente ripercussione dell'accaduto, è stata la perdita di follower su Instagram, seppur minima, che però indica un'inclinazione negativa considerevole nel favore dell'opinione pubblica. Ad essere minate, poi, sono la credibilità e l'immagine dell'imprenditrice, tanto che alcuni marchi che con lei hanno collaborato in questi anni, come Safilo, hanno già chiuso i loro rapporti di collaborazione.

Dopo la notizia del pandoro Pink Christmas, inoltre, c'è stato anche chi in consiglio comunale a Milano ha chiesto che all'imprenditrice fosse anche revocato l'Ambrogino d'Oro, il premio solitamente assegnato per le attività che personaggi noti svolgono per il bene della città.

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