
Lasciare per poi ritornare. Sembra la frase di una canzone, magari da podio sanremese, per raccontare la storia di molti, ma anche quella della carriera di due volti iconici della televisione italiana: Pippo Baudo e Amadeus. Sì perché, proprio nelle ore in cui si piange la scomparsa di sua maestà Pippo, nel ricostruire il suo percorso professionale non si può fare a meno di notare una similarità forte con la vicenda personale e professionale di Amadeus.
Sono diversi gli aspetti che legano la doppia scelta di entrambi di interrompere il rapporto con la Rai in momenti apicali del proprio percorso, imboccando strade accattivanti ma allo stesso tempo tortuose, che hanno finito per rafforzare il rapporto proprio con la Rai, sigillando la loro funzione simbolica del servizio pubblico.
I due addii di Baudo alla Rai giunsero nei momenti più alti delle sue parabole nel servizio pubblico. Il primo, alla fine di un ciclo sanremese straripante, tre edizioni consecutive che a fine anni Ottanta lo proiettarono nell'olimpo del festival. Baudo decise di andare in Fininvest, accusato di fare una Tv nazionalpopolare (come Arbore ci ha raccontato in questa intervista) e accettando il corteggiamento di Berlusconi che lo fece direttore artistico di Canale 5. Un'esperienza infelice, che si chiuse in anticipo con un esborso importante dal punto di vista economico per Baudo. Quindi il ritorno in Rai e la ripartenza da luoghi periferici, ovvero Rai2 con Serata d'onore.

La stessa cosa accadde a metà anni Novanta, dopo un altro ciclo di Sanremo fortunatissimi. Questo secondo passaggio a Mediaset sembra un replay di quanto successo dieci anni prima e Baudo rientra alla base poco più di un anno dopo, ripartendo addirittura da un programma quotidiano nel mattino di Rai3.
Se guardiamo al percorso di Amadeus notiamo molte similitudini. Nei primi anni Duemila il conduttore lascia la Rai da volto di punta, per passare alla concorrenza e cercare quel salto definitivo in prima serata che pareva non essergli precluso a viale Mazzini. L'esperienza al Biscione è a dir poco infelice e dopo due anni Amadeus torna in Rai, ripartendo dal quotidiano, programmi al mattino e al pomeriggio. Fatica moltissimo, ma anno dopo anno ritrova una centralità in Rai che lo porta alla prima serata e poi al tanto agognato Sanremo, con cinque edizioni epocali da direttore artistico.
Poi nel 2024 quello che già sappiamo, con una nuova separazione dalla Rai, il conduttore cerca nuovi stimoli e trova nella proposta di Nove e del gruppo Warner Bros. Discovery il posto giusto per ripartire. Come abbiamo scoperto nella stagione appena trascorsa, i risultati dei primi progetti di Amadeus sul Nove sembrano raccontare una difficoltà palese nel far migrare il pubblico che lo seguiva in Rai su un'altra emittente. Tanto che le possibilità di un suo ritorno in Rai sono già qualcosa più di semplice chiacchiericcio. Mesi fa è stato l'amico Fiorello a giocare, ma nemmeno troppo, su questo tema, auspicando in un suo ritorno in Rai e anche a Sanremo.
È in questa cornice di racconto che la visita di Amadeus alla camera ardente per la morte di Pippo Baudo assume un valore simbolico particolare. Pur trattandosi di un commiato a Pippo, è il primo vero ritorno di Amadeus in Rai dopo il suo addio. Alle domande dei giornalisti sulla similarità del suo percorso con quello di Baudo, Ama ha abilmente sviato ogni allusione a progetti futuri, ma non ha potuto negare una verità imprescindibile: "25 anni in questa azienda non si dimenticano in pochi mesi".
