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Giovanni Muciaccia: “Prima di Art Attack stavo per mollare. Ho rischiato la vita tre volte”

Il conduttore, storico volto di Art Attack, si è raccontato nel podcast Tintoria, ripercorrendo la sua carriera da cima a fondo e raccontando la sua passione per il kite surf nata proprio grazie ai programmi Disney, per la quale ha rischiato grosso.
A cura di Andrea Parrella
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Giovanni Muciaccia è stato ospite del podcast Tintoria di Daniele Tinti e Stefano Rapone, dove ha ripercorso la sua carriera e la fama televisiva, legata soprattutto a Art Attack, che gli ha regalato grande fama in Italia. Il conduttore, oggi 55enne, ha raccontato alcuni aneddoti legati a uno dei programmi per bambini più celebri delle ultime decadi, ma anche sulla sua vita personale, per certi versi messa in ombra proprio da quella fama enorme.

Una fama che andava tutelata con l'osservanza di un comportamento molto rigido fuori dal set, per evitare di dare il cattivo esempio: "Non potevi fumare in presenza di bambini piccoli. Qualsiasi cosa fai devi stare sempre un po' in campana. I contratti erano ferrei. I tatuaggi non potevano essere a vista perché sarebbe stata poi possibile emulazione da parte dei bambini". 

Le difficoltà prima di trovare Art Attack

Art Attack arriva nel '98, e Muciaccia racconta che quelli prima erano stati due anni e mezzo di fermo drammatici: "Pensavo proprio di mollare, a un certo punto non sapevo più che fare. Quando ti capita soffri come un cane. Hai fatto 3 anni di televisione, hai 25-26 anni e improvvisamente non c'è più niente. Sono tornato un po' al teatro, ho fatto qualche pubblicità, però non riuscivi a vivere del tuo lavoro. Mi sono serviti perché mi hanno insegnato a gestirmi meglio crescendo. Ho capito che noi dobbiamo fare un po' come le formiche. Quando lavori metti nel granaio e non fai spendi e spandi".

Nella sua carriera da attore ha sfiorato anche ruoli che forse lo avrebbero proiettato in una dimensione diversa: "Andai vicino a fare due film. Uno era con Dino Risi, il remake di Poveri ma belli. Dovevo essere l'amante di Anna Falchi ma non ero credibile, non mi presero perché dicevano che a fianco a lei sembravo il fratello quello più piccolo. Non so se è una leggenda, però dicevano che al posto mio hanno preso un attore che chi si occupava del casting ha incontrato sulla metro. Poi andai molto vicino a fare un altro film che era Marciando nel buio, che era un film di Spano. Un film di una storia di omosessualità, io ero un militare in caserma". Art Attack arrivò dopo una lunga serie di provini fatti dagli americani, come racconta Muciaccia: "Si registrava a Londra, andando poi in onda in 32 paesi nel mondo. C'era un unico studio e i conduttori arrivavano lì da ogni parte del mondo".

Il mito di Neil

Il programma, in onda dal 1998 al 2005, ripreso poi nel 2010 ma con meno successo e Muciaccia ha raccontato il perché della prima chiusura: "È arrivato un americano, un capo americano che ha deciso di chiudere il programma non si sa perché. Voci di corridoio dicevano che lui abbia detto qualcosa del tipo "Ma io non capisco come un programma del genere possa piacere ai bambini europei". Sto a di' una cosa tosta, eh. Lo chiudono nel 2005 e quindi per me era finito".

Tra i personaggi simbolo di Art Attack c'era sicuramente Neil, autore del format: "Lo aveva venduto alla Disney, che era ne era diventata proprietaria in assoluto. Se qualcuno mi dicesse che sta alle Bahamas con due che lo sventolano, io non mi meraviglierei. Era Neil in 32 paesi del mondo. Era come un attore americano. Una volta mi raccontò che arrivò in Italia in un paesino della Toscana e gli hanno dato da mangiare di notte in una locanda. Lui era una superstar in tutto il mondo".

La passione per il kite e la vita a rischio

Quindi Muciaccia ha raccontato della sua passione per il kite surf, nata proprio grazie a una puntata del Disney Club. Una passione proseguita negli anni, che però ha messo anche a repentaglio la sua vita: "Io ho rischiato la vita tre volte col kite. La prima volta ero a Maui, alle Hawaii, un po' La Mecca dei surfisti. Era una giornata di vento sostenuto, fattibile. Il problema erano le onde, Mi sono trovato praticamente in una una schiumata bianca di non lo so, 60 metri. Io abbasso leggermente il kite, tocco l'acqua, retrocedo un po' così con la testa e penso dico "Cavoli, che figata sto a Maui. Appena riapro gli occhi, vedo un muro davanti a me di 4 metri più o meno. Non ho fatto in tempo a invertire il kite, che mi ha travolto. Sono andato sotto a quest'onda e pensavo di sbattere sul reef. M'ha strappato il costume e poi l'onda ha preso il kite e mi ha ritrascinato per altri per altri 100 metri. Mi sono venuti a riprendere con la moto d'acqua e m'hanno detto che ero il decimo del giorno. La seconda volta è stata a Capo Verde, dove ero uscito con un altro. Dovevamo fare un giro dell'isola, mi è calato il vento sotto costa e mi è caduta l'ala. C'era un risucchio fortissimo, ero vicino alla riva ma non riuscivo a tornare. L'onda mi riportava indietro. Dopo una fatica immane, sono riuscito finalmente a ad agganciarmi a uno scoglio. Quando sono tornato poi nella base nautica mi hanno chiesto se era tutto a posto perché la scorsa settimana un tedesco ha spiaggiato nello stesso punto, ma è tornato camminando sull'esterno dei piedi, perché in quegli scogli ci sono dei ricci con le spine lunghe. La terza volta mi sono venuti a riprendere col gommone".

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