Nicolò Bongiorno: “Tra mia madre e papà Mike ci fu una crisi, ma passò. L’ultimo abbraccio? In ospedale”

Nel giorno in cui avrebbe compiuto 101 anni, Mike Bongiorno rivive nelle parole di chi lo ha conosciuto davvero, oltre la tv: suo figlio Nicolò. Intervistato dal Corriere della Sera, il “figlio di mezzo” del conduttore – lui stesso era solito chiamarlo così – racconta l’uomo dietro il personaggio, in un ritratto intimo, carico di affetto. Il primo ricordo che affiora è semplice, quasi quotidiano. “Avevo forse tre anni ed eravamo a Cervinia, luogo del cuore suo e di tutti noi. Papà era in poltrona, in ciabatte, con il suo amato Corriere della Sera, e mi sorrideva”.
Una figura presente, nonostante il successo: “Giocava molto spesso con noi bambini. Aveva un lato molto infantile che a volte si manifestava anche in tv. Da adolescente, ovviamente, ricordo meno momenti ludici tra noi, ma quando eravamo piccoli ci prendeva in braccio per manifestare il suo affetto. Per la sua generazione non era così scontato, ma sapeva lasciarsi andare”. Un lato più leggero, quello, che emerse anche nel rapporto con Fiorello, capace di convincerlo a prendersi meno sul serio grazie alle sue imitazioni: “Era davvero sempre spontaneo ma specie da quando Fiorello cominciò a sdoganarle, papà si rese conto che poteva giocarci con tutta la sua autoironia”.
L’amore con la moglie Daniela Zuccoli
Con la moglie Daniela Zuccoli, Mike condivise una vita intera. Non senza difficoltà. “Rispetto a lui, mamma aveva uno spirito anarchico e a suo modo hippy; si conobbero negli Anni 70 e si amarono per sempre. Quando avevo 6 anni passarono un brutto momento di crisi, ma per fortuna tutto rientrò in fretta consolidandosi con la nascita di Leonardo”. Tra i momenti più forti, Nicolò ne custodisce uno che ancora oggi lo commuove: l’ultimo saluto, poco prima della morte di Mike. “Due giorni prima di morire improvvisamente l'8 settembre 2009, poco dopo aver detto a mia mamma ‘che bella sei quando prendi il sole’, era venuto in ospedale a vedere nostra figlia Luce Rosa, appena nata. Quel giorno ci siamo abbracciati per l'ultima volta”.
Il furto della bara: “Una vicenda surreale”
Fino al ricordo più amaro. Nel 2011, due anni dopo la morte, la salma di Mike fu trafugata. Un fatto scioccante, che la famiglia ha vissuto come un incubo: “Fu una vicenda surreale, resa ancora più cupa dalla persecuzione di sciacalli che ci ricattavano minacciando aggressioni e rapimenti”. Un caso che per fortuna si è risolto senza ulteriori drammi, grazie all’aiuto di chi non si è arreso: “Per fortuna tutto si è risolto anche grazie a don Mauro Pozzi, parroco che si è trasformato in un investigatore da film. Grazie a lui e alle forze dell'ordine, la bara è ricomparsa e senza pagare alcun riscatto. Ora, mio padre riposa nella tomba della famiglia Carello al Cimitero Monumentale di Torino”.