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Leonardo Pieraccioni: “Con la mia fidanzata dal lunedì al giovedì. Laura Torrisi? Le auguro il meglio”

Leonardo Pieraccioni si è raccontato in una lunga intervista al Corriere. Dal sequestro a Claudio Baglioni, alle attrici che dopo aver recitato nei suoi film sono scomparse: “Lorena Forteza in depressione, Natalia Estrada alleva cavalli”. Sulle sue relazioni che non durano: “Non è un fatto d’età, è una sorta d’infantilismo”.
A cura di Gaia Martino
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Leonardo Pieraccioni in una lunga intervista al Corriere ha parlato della sua lunga carriera, dei suoi rapporti d'amore che "non durano più di tre anni", poi della voglia di fare musica tempo fa: "Sequestrai Baglioni in auto per fargli sentire le mie canzoni". Dal rapporto con Ceccherini a quello con Laura Torrisi, ecco le parole di Pieraccioni.

L'infanzia e i primi successi di Leonardo Pieraccioni

Leonardo Pieraccioni è cresciuto con le risate: "Si rideva tanto in casa, in via della Mattonaia, quartiere popolare di Firenze. Per tutta la vita ho cercato di riprodurre il suono di quelle risate. Erano catartiche, in famiglia si prendevano in giro con gli amici, come da tradizione toscana, sembrava di stare sul set di Amici miei. Quelle risate sono state un buon auspicio per il mio futuro", le sue parole prima di aprire la parentesi scuola. Il famoso attore e regista si fermò al diploma di terza media: "Ho provato come perito aziendale, mi ritrovai in una classe con 2 ragazzi e 25 ragazze. La professoressa di matematica, Pravisani, mi chiese: fai ancora gli spettacolini in tv? Sì Ecco, continua a farli perchè la scuola non fa per te. La presi alla lettera". Quando lo bocciarono il padre provò a fargli capire cosa significava vivere la vita senza aver studiato facendolo lavorare in una falegnameria:

Mi mise a lavorare in una falegnameria dal suo amico Arturo Vannini che nel film Il pesce innamorato ho omaggiato: faccio il falegname e mi chiamo Vannino. Tuttora mi piace l'dore del coppale. Ma il mio sguardo era sempre rivolto al Teatro Verdi, che era di fronte alla bottega.

Pieraccioni iniziò a recitare a 16 anni, "con le imitazioni di Troisi, Bombolo, Benigni. Ho smesso quando ho capito che ridevano dei personaggi e non delle cose che dicevo io. Presto cominciai con il cabaret normale. La mia gavetta sono stati i pub, le piazze". Il salto in tv è arrivato grazie a Fantastico 1992 con Raffaella Carrà, "l'unica che credette" in lui, ha raccontato. "Avevo fatto un biglietto da visita con su scritto: Leonardo Pieraccioni, provinista professionista. A Roma avrà fatto quaranta provini per tutti i programmi possibili e immaginabili. Ne ricordo uno al Bagaglino di Pingitore. Ma avevano ragione loro, ero un misto tra i comici toscani e non avevo sviluppato la mia personalità". A quella età "sembravo un pinolo fuori posto". Claudio Cecchetto lo notò con Carlo Conti nel varietà Succo d'arancia in onda su una tv locale e lo chiamò per DeeJay tv, poi girò il film I Laureati, e dopo Il Ciclone lo chiamarono il "Golden Boy" del cinema italiano:

Rita Rusic, che mi produceva con Vittorio Cecchi Gori mi disse, con I laureati hai incassato 15 miliardi di lire, se ne facciamo 8 sarà un successo. Il Ciclone ne incassai 78. Nessuno aveva previsto quel successo, tantomeno io.

Sul rapporto con la critica Pieraccioni si è detto aperto: "Fanno il loro mestiere, a volte infausto. Un film è come un figlio. Il critico è  un pediatra. Spogliato il bambino dicono se ha le gambe storte. Il fatto è che trovano la gamba storta anche quando è dritta. Parlano al plurale. Ormai hanno una funzione folcloristica. Uno scrisse che ho la faccia da puffo, oggi non potrebbe scriverlo, sarebbe bullismo". 

La confessione su Laura Torrisi e le relazioni poco durature della sua vita

Alla domanda "perché le attrici dei suoi primi film si sono dimenticate?", Pieraccioni ha risposto:  "Lorena Forteza era caduta in depressione, ha avuto problemi familiari, Natalia Estrada credo continui ad allevare cavalli. Di altre non so. Mai avuto mezza storia con le mie attrici, manco mezzo bacio, se non con Laura Torrisi, con cui ho fatto una figlia". Parlando della sua ex compagna ha commentato:

Le donne sulle crisi di coppia a 40 anni capiscono quello che gli uomini capiscono a 50. Ci sono donne che non sono pronte a fare le mogli. Ora Laura ha 42 anni e le auguro un matrimonio meraviglioso per i prossimi 60 anni arrivando a 100 mano nella mano col suo sposo.

Per Pieraccioni "Il matrimonio è una maratona di 50 km, bisogna avere fiato e testa per superare i momenti critici". Ha raccontato che le sue storie non riescono a durare a lungo, a superare i tre anni: "Ho 58 anni e non è un fatto d'età. È una sorta d'infantilismo, corro il rischio della sindrome da Peter Pan. Io ci parlo con i miei amici sposati, al 90 per cento sono separati. Poi si risposano e si riseparano. Ho la resistenza di una formica zoppa". Oggi è felicemente fidanzato con Teresa Magni, lontana dal mondo del cinema e della tv: "Vendeva capsule per il caffè, ha una figlia anche lei, ci vediamo dal lunedì al giovedì, poi sto con mia figlia Martina. I genitori separati e i figli diventano coppiette, arriva il weekend e ci chiediamo, che si fa stasera, pizza o bistecca? I figli dei separati godono di una certa indulgenza dei genitori". Sul rapporto con la figlia ha raccontato di essere un padre protettivo: "Il mio babbo quando non finivo i compiti mi diceva, sai cosa succede se non li finisci? Niente. E così sono io con la mia figliola".

La festa di 50 anni e il sequestro a Claudio Baglioni

Nella lunga intervista al Corriere, Pieraccioni ha raccontato della sua festa di 50 anni alla quale invitò alcuni amici famosi al mondo della musica e dello spettacolo. "Venne Renato Zero con la torta, sono un sorcino da sempre. Per il resto, parenti e amici, Panariello, Conti. Massimo Ceccherini? Feci a lui la prima telefonata. Mi fai un regalo per i miei 50 anni? Non venire al compleanno. Temevo che facesse le sue battute di mer*a, che mi creasse imbarazzo mettendomi a disagio". Massimo Ceccherini "è un poeta maledetto che da ragazzino faceva l'imbianchino col suo babbo", l'attore e regista ha parlato anche di lui:

Ha avuto momenti caotici con qualche bicchierino di rum di troppo. Era il terrore delle feste. Noi gente di cinema siamo piccoli imprenditori attenti a non sbagliare, lui è un vero artista, va giù dritto a 200 all'ora senza casco. Non legge i copioni, non vuole sapere niente. Ma ora è diventato un prete di provincia. Abita in campagna sopra Pistoia con una ragazza che l'ha salvato. Ma ogni tanto dovrebbe bersi un goccetto. È  diventato di una noia, parla solo del figlio. Prima era troppo se stesso, come lo era Piero Ciampi.

Su Claudio Baglioni ha raccontato di quanto lo sequestrò per due volte in auto: "Lo costrinsi a restare un'ora nella sua auto ad ascoltare le mie canzoni. Come cabarettista ho imparato tre accordi alla chitarra. Sono il Salieri dei cantautori. Volevo un parere dal Mozart della canzone italiana. Mi disse cose carine, com'è lui, aggiungendo, non sono male. Mi ha chiamato anche Amadeus per Sanremo ma non ci sono andato. Gli avevo proposto uno sketch in cui portavo una canzone scartata in gara. Mi lamentavo per non essere stato preso. Amadeus la ascoltò e mi richiamò: questa canzone è brutta anche tra le canzoni scartate". Cercò Vasco Rossi per chiedergli di recitare la scena nel film Fuochi d'artificio ma "fu l'unico a chiedermi di fare un provino, poi rinunciò".

Si è rifatto recitando con David Bowie nel film Il mio west:

Bowie arrivò in Garfagnana, posto sperduto e meraviglioso. I set sono complicati, gli spostavano i ciak di ore e lui restava vestito da cow-boy senza lamentarsi. L’unica richiesta da divo fu che nel suo casolare i cani se ne stessero a cento metri di distanza. Era a conoscenza del mio successo e si incuriosì. Al trucco mi fece un lungo discorso, il mio inglese si fermava a “The door is open”, alla fine del suo monologo incomprensibile alle mie orecchie dissi yes. Mi guardò con un’espressione che diceva, ma è questo il divo italiano del momento? Così nei giorni seguenti cercavo di ignorarlo, come se avessi un atteggiamento snob. L’ultimo giorno gli portai una torta al limone, l’ho fatta per te, gli dissi. E lui, really? Io, entusiasta per aver capito gli risposi per dieci volte really. Quel giorno capì che ero un cialtrone. Gli chiesi l’autografo che ancora conservo.

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