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Siria, 250 morti in pochi giorni, decine i bimbi. I feriti lasciati a terra negli ospedali

Dopo i raid arei nei quali sono morti 250 civili, gli ospedali della Ghouta orientale sono al collasso. Nelle poche strutture sanitarie scampate alle bombe i feriti vengono curati per terra e lasciati sul pavimento. “Non abbiamo più parole per descrivere la sofferenza dei bambini e la nostra indignazione”, denuncia l’Unicef.
A cura di Mirko Bellis
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Una bimba in pigiama salvata dalla sua casa sventrata dai bombardamenti (White Helmets)
Una bimba in pigiama salvata dalla sua casa sventrata dai bombardamenti (White Helmets)

E’ una catastrofe, le persone non sanno più dove andare”. Sono le parole piene di amarezza del dottor Asem per descrivere la situazione nella Ghouta orientale, il sobborgo di Damasco da quattro giorni sotto il fuoco incessante dell’aviazione russa e dell’artiglieria dell’esercito siriano in cui sono morti 250 civili, tra cui decine di bambini. Bombardamenti che non si sono fermati neanche oggi e si contano già almeno 20 vittime dei barili bomba lanciati da un elicottero a Kafr Batna, una cittadina a pochi chilometri dalla capitale.

Ancora una volta i centri medici sono stati il bersaglio delle bombe. Secondo le Nazioni Unite, nelle ultime 48 ore sono almeno sei le strutture ospedaliere colpite. L'ospedale di Al Marj è stato completamente distrutto; stesso destino per il reparto di neonatologia di Saqba e una clinica a Al Hayat, messi completamente fuori uso. All'ospedale di Arbin, gestito dalla Syrian American Medical Society (Sams), dopo l’attacco di ieri 300 pazienti e il personale medico sono rimasti ore intrappolati all'interno della struttura sotto una pioggia di proiettili. Attacchi che hanno paralizzato il sistema sanitario dell’intera area.  “Quello che sta accadendo è un vero incubo per gli abitanti della Ghouta orientale”, la denuncia del dottor Ghanem Tayara.

“Questo attacco è uno peggiori nella storia della Siria, persino di quello ad Aleppo”, afferma Zedoun Al Zoebi, responsabile dell'Union of Medical Care and Relief Organizations, un'Ong internazionale che presta aiuto medico in Siria. “L’intensità dei raid aerei – prosegue – sta radendo al suolo l’intera città, uccidendo senza pietà decine di civili. Le medicine e le forniture mediche mancano da mesi e non c’è nessuna assistenza medica per i feriti dai bombardamenti”. I medici nella Ghouta orientale stanno lavorando oltre le loro capacità. Si contano a centinaia i feriti nei raid degli ultimi giorni e le poche strutture ospedaliere sopravvissute alle bombe sono sovraffollate di uomini, donne e bambini che ormai vengono medicati per terra e lasciati sul pavimento perché non ci sono più posti letto disponibili. "Gli ospedali sono al collasso. I pavimenti sono pieni di feriti e di sangue. I pazienti che abbiamo dimesso un paio di giorni fa sono tornati con ferite ancora più gravi…. La parola ʽcatastrofe’ non è sufficiente a descrivere cosa sta succedendo nella Ghouta orientale”, ha detto un medico locale. “Perché continuiamo a lasciare morire i bambini davanti ai nostri occhi? Che cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo?". Le squadre di soccorso hanno lavorato senza sosta per estrarre dalle macerie decine di bambini. Come questa piccola che, con ancora addosso il pigiama rosa, viene calata da quello che resta della sua stanzetta sventrata dalle bombe, diventando un simbolo di questo ennesimo eccidio.

Per circa 400.000 abitanti della periferia est di Damasco la situazione umanitaria resta gravissima per la mancanza di cibo e medicine. Da anni sotto assedio dell’esercito di Assad, gli aiuti entrano con il contagocce e la popolazione è allo stremo. "Abbiamo raggiunto il punto in cui non usciamo nemmeno di casa durante i raid così se veniamo colpiti, moriremo tutti assieme”, ha affermato Shams, un’abitante della Ghouta. Di fronte alla penuria di generi di prima necessità sono in molti a temere che se non saranno le bombe ad ucciderli sarà la fame. "A causa dell’assedio non è rimasto più nulla – ha aggiunto la donna – stiamo morendo di fame”.

Dopo i feroci bombardamenti sull'enclave ribelle, l'Unicef ha diffuso un comunicato in bianco per indicare che, di fronte a tanto orrore, non ci sono parole. “Nessuna parola renderà giustizia ai bambini uccisi, le loro madri, i padri e i loro cari”, ha scritto Geert Cappelaere, direttore Unicef per il Medio Oriente e in Nord Africa. Parole seguite da una pagina in bianco dove alla fine si legge: "Non abbiamo più parole per descrivere la sofferenza dei bambini e la nostra indignazione. Chi sta infliggendo queste sofferenze ha ancora parole per giustificare i suoi atti barbarici?”.

Gli appelli dell'Onu per la fine immediata dei bombardamenti sono caduti nel vuoto e per gli abitanti della Ghouta orientale sembra ripetersi il destino di Srebrenica, l’enclave musulmana massacrata dalle milizie serbo-bosniache nel 1995 di fronte alla passività del mondo intero.

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