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Sequestrati 150 milioni di euro a Mario Ciancio, editore del quotidiano La Sicilia

Il sequestro è stato eseguito nei confronti di un editore proprietario del quotidiano ‘La Sicilia’, detentore della maggioranza delle quote della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ di Bari e di due emittenti televisive regionali, ‘Antenna Sicilia’ e ‘Telecolor’.
A cura di Davide Falcioni
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Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro e confisca di una serie di beni nei confronti dell’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il sequestro – pari a oltre 150 milioni di beni – riguarda l’intero gruppo editoriale che fa capo all'imprenditore. Il provvedimento, tra le altre cose, riguarda il quotidiano ‘La Sicilia’, la maggioranza delle quote della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ di Bari e due emittenti televisive regionali, ‘Antenna Sicilia’ e ‘Telecolor’. L'attività lavorativa del gruppo è garantita dalla nomina, da parte del Tribunale, di commissari giudiziari. Il sequestro è stato eseguito dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania e riguarda tra l’altro conti correnti, polizze assicurative, 31 società, beni immobili e quote partecipative di altre sette aziende. Non è la prima volta che il patrimonio di Ciancio viene sottoposto a misure di confisca.

A chiedere il maxi sequestro è stata la DDA dopo aver passato al setaccio conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. Ciancio è attualmente imputato per concorso esterno a Cosa nostra. Il rinvio a giudizio arrivato nel 2017 dopo un lungo iter giudiziario iniziato con un'inchiesta avviata nel 2007 e passata per numerosi capovolgimenti di fronte, tra richieste di archiviazione e di rinvio a giudizio. Tre anni fa, nell’avviso di conclusione delle indagini, la procura di Catania annotava di aver trovato cinquantadue milioni di euro depositati in Svizzera e non dichiarati in occasione dei precedenti scudi fiscali. “In quelli per i quali sono state sin qui ottenute le necessarie informazioni – spiegavano i pm – sono risultate depositate ingenti somme di denaro, 52.695.031 euro che non erano state dichiarate in occasione di precedenti scudi fiscali”. Un tesoro rispetto al quale l'editore non era mai riuscito a fornire nessuna spiegazione.

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