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“Se io starei con te” è italiano corretto, ricordiamolo

Alcune raffinate costruzioni della nostra lingua finiscono nel tritacarne della correzione insieme agli errori più banali. Ne vediamo qualche esempio.
A cura di Giorgio Moretti
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La paranoia collettiva circa l'assedio e la morte del congiuntivo (che invece è vitale e possente come non mai) sta arrivando al paradosso di generare una vera spinta d'impoverimento della lingua. E vediamo perché.

Lo sappiamo quasi tutti: nelle protasi di certi periodi ipotetici servono certi congiuntivi. Se piovesse all'improvviso, mi si infradicerebbero i panni stesi fuori. Bellissima costruzione, raffinata, ci rappresenta nella mente un'ipotesi con le sue conseguenze: rappresentazione che è una delle più potenti e preziose prerogative dell'essere umano.

Costruzioni del genere sono facilmente dominate a un livello medio. Certo, non proprio da chiunque, e questo è un problema, perché non saper architettare bene un periodo ipotetico significa non saper pensare bene un'ipotesi. Ma a un livello medio son buoni tutti a fare un periodo ipotetico. Talmente buoni che è accaduta una cosa curiosa: il  se + congiuntivo del periodo ipotetico è diventato un modello da cui in molti casi non ci si può discostare, pena la sanzione della pubblica correzione, nemmeno (ed ecco il paradosso) quando non si vuole pronunciare o scrivere un periodo ipotetico. In particolare, a venire insensatamente censurate sono delle costruzioni molto interessanti di se + condizionale.

Alcune di queste vengono censurate in maniera davvero ottusa: per esempio mi è capitato di vedermi correggere proposizioni dubitative (Non so se sarei in grado di farlo) o interrogative indirette (Mi ha chiesto se andrei in vacanza con lui). In questi casi, la legittimità del condizionale è evidente. Invece, anche in persone tutt'altro che ottuse, suscita sgomento il condizionale usato in proposizioni concessive, quando introdotte da se.

Questo genere di proposizione, lo ricordiamo con le parole della Grammatica di Serianni, introduce "un elemento inatteso, una frattura logica rispetto a un dato rapporto di causa-effetto": Anche se il medico mi ha detto di seguire la dieta, mangio come un maiale. E tali proposizioni possono essere costruite col condizionale:  Mille scuse, se non cancellerebbero il torto fatto, sono comunque gradite.

Questa frase, ribadiamolo, benché a molte orecchie suoni sbagliata, è scritta in italiano corretto, e di livello piuttosto alto. Cambiare il cancellerebbero in cancellassero ne stravolgerebbe il senso. In particolare chiariamo che si può usare il condizionale quando si sarebbe usato nell'analoga frase enunciativa: Mille scuse non cancellerebbero il torto fatto.

Così sì, per esempio possiamo dire: E se io starei con te anche all'inferno, preferisco lo stesso il divano. Forse suonerebbe più consueta Io starei con te anche all'inferno, ma preferisco il divano. Ma il fatto che spesso i congiuntivi dei periodi ipotetici (e non solo) vengano sbagliati non ci deve portare a non contemplare finezze superiori e più poetiche che la nostra bella lingua ci permette.

Siamo nel campo delle correzioni abusive di chi pensa di sapere tutto ciò che da sapere c'è: perbacco, hanno iniziato a correggere anche il "piuttosto che" comparativo.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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