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Pseudobiblion, da J.K. Rowling a “I Promessi Sposi”: che cosa sono i libri immaginari

Dalle Fiabe di Beda il Bardo del mondo di Harry Potter al Necronomicon di Lovecraft, dai Promessi Sposi di Manzoni all’Enciclopedia Galattica del Ciclo della Fondazione di Asimov. Di pseudobioblion sono piene le nostre storie: ma che che cos’è esattamente uno pseudobiblion? Da dove viene questo nome?
A cura di Giorgio Moretti
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Un libro immaginario che, in una narrazione, viene presentato come reale. Spesso gli scrittori si spingono a immaginare situazioni e mondi in cui sono presenti libri che sono frutto della loro fantasia, e che però presentano come reali, e con cui i personaggi delle loro narrazioni interagiscono realmente (per quanto sia reale la finzione di una storia). Queste opere immaginarie si chiamano in genere ‘pseudobiblion' (chi ama volgere al plurale i nomi greci li chiama ‘pseudobiblia').

Le varietà di pseudobiblion

I motivi per cui uno scrittore può voler fare qualcosa del genere, il modo in cui lo fa e gli effetti che ottiene sono fra i più diversi, e questo è testimoniato dalla varietà disorientante di pseudobiblion che troviamo nella letteratura (ma anche nel cinema). Alcuni sono diventati gli pseudobiblion per eccellenza, come il Necronomicon, libro occulto scritto dall'arabo pazzo Abdul Alhazred, a cui H. P. Lovecraft fa spesso riferimento nelle sue raccapriccianti opere, come anche Le fiabe di Beda il bardo, una celeberrima raccolta di fiabe del mondo magico immaginato da J. K. Rowling, che oltre ad avere un ruolo straniante (tutti i maghi le conoscono fin da bambini, ma chi non ha passato un'infanzia da mago, come Harry Potter, no) custodisce una narrazione decisiva sul finale dell'eptalogia.

Potremmo citarne una valanga: l'Enciclopedia Galattica a cui fa riferimento Isaac Asimov nel suo Ciclo della Fondazione, la Bibbia Cattolica Orangista della saga di Dune di Frank Herbert, e se sfogliamo l'antologia Finzioni di Borges potremmo trovare non solo decine di pseudobiblion su cui sono variamente imperniati i racconti, ma perfino commenti e recensioni, anche se forse l'elenco più strabiliante e denso di pseudobiblion si trova nella Biblioteca di San Vittore di cui leggiamo nel Gargantua e Pantagruel di Rabelais, centocinquanta libri ‘alcuni già stampati altri in corso di stampa'. E che dire del secondo libro della Poetica di Aristotele, quello sulla commedia e il riso, che Umberto Eco immagina custodito dal venerabile Jorge di Burgos nell'abbazia del Nome della Rosa?

Non solo libri immaginari

Ma lo pseudobiblion non ci parla solo di libri totalmente immaginari. Si possono considerare tali anche libri veri che, in un gioco di scatole cinesi narrative, si attribuiscono falsamente ad autori ignoti o inventati: Borges vi ricorre spesso e volentieri, ma anche I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni sono il risultato di una trovata del genere. Il fantomatico manoscritto ritrovato con la loro storia è uno pseudobiblion.

Non è un termine che si trovi già sui dizionari, ma l'uso sistematico e globale che ne viene fatto promette una rapida inclusione. Come si intuisce facilmente è un termine greco (lingua universale come poche altre): una formazione moderna, composta con l'elemento ‘pseudo-‘, che significa ‘falso‘, e ‘biblíon', che significa ‘libretto‘, il cui lancio si deve all'uso che ne fece lo scrittore statunitense Lyon Sprague de Camp in un suo articolo del '47 su questo tema. Siamo davanti a un libro la cui esistenza o attribuzione è falsa, per quanto, nel gioco della finzione narrativa, sia dichiarato esistito, esistente o vicino a esistere. Il suo nome è il nome di un trucco, di una piccola truffa, ma essendo in greco non lo tradisce.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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