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Romano (Pd): “Da Grasso eccesso di egocentrismo. Leader sinistra è chi prende più voti”

Andrea Romano, deputato del Pd, torna sulle parole del presidente del Senato Pietro Grasso, e intervistato da Fanpage.it, dice: “Quando Grasso dice che il Pd non c’è più ora che non c’è lui sembra un po’ un eccesso di egocentrismo”. Sulla leadership di una eventuale coalizione a sinistra aggiunge: “Ognuno esprima il suo leader, chi avrà più voti sarà più forte al momento della trattativa”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Solo pochi giorni fa, dopo l'approvazione della legge elettorale al Senato, il presidente dell'assemblea di Palazzo Madama Pietro Grasso ha deciso di lasciare il gruppo del Pd. E nei giorni successivi i toni dello scontro tra Grasso e i dem si sono fatti più accesi, fino a quando – ieri sera – il presidente del Senato ha dichiarato: "Non so se sono uscito io dal Pd oppure è il Pd che non c'è più". Frase che è stata bollata come "inaccettabile" dal capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato e che ha portato il vicesegretario e ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina a chiedere "più rispetto per il Pd" da parte di Grasso. Intervistato da Fanpage.it è tornato sulla polemica anche Andrea Romano, deputato di peso del Partito Democratico e direttore di Democratica. Per Romano, quello di Grasso è sembrato "un po' un eccesso di egocentrismo", uno "scivolone" perché il Pd "c'era prima di Grasso e ci sarà anche dopo". Romano parla anche della possibile alleanza tra Pd e sinistra – su cui si dice "ottimista" – e della sua eventuale leadership: "Il nostro segretario è il nostro candidato alla presidenza del Consiglio. Ognuno esprima il suo candidato leader e poi chi ha più voti è più forte nel momento della trattativa".

Come commenta le parole del presidente del Senato Grasso?

“Io ho il massimo rispetto non solo per Grasso ma anche per la carica che ricopre. Ho trovato personalmente uno scivolone la battuta di ieri che comunque considero tale. Quando dice che il Pd non c’è più ora che non c’è lui sembra un po’ un eccesso di egocentrismo. Il Pd c’era prima di Grasso e ci sarà anche dopo, non è proprietà di nessuno. Il mio suggerimento ironico, visto il suo nuovo ruolo politico, è di non assumere subito il tono poco rispettoso assunto a volte dalla sinistra radicale nei confronti del Pd. Credo che Grasso abbia gli argomenti politici senza essere denigratorio o offensivo non verso un singolo dirigente ma verso chi costituisce la comunità politica del Pd”.

Secondo lei quella di Grasso è stata semplicemente una frase mal riuscita?

“È stato uno scivolone, su Democratica lo abbiamo preso un po’ in giro. Non vorrei che diventasse troppo zelante nell’interpretare il suo possibile ruolo di leader della sinistra”.

Teme che questa sua nuova posizione possa influenzare il ruolo da presidente del Senato?

“Assolutamente no, sono sicuro che interpreterà in maniera corretta, come finora ha sempre fatto, il suo ruolo di presidente del Senato. Stiamo andando verso la campagna elettorale e il suo ruolo di presidente del Senato non gli impedisce di fare politica. Siamo tutti liberi di fare politica, la fa la Boldrini e la fanno i vicepresidenti  delle due camere, non è una condanna avere un incarico del genere. Il nostro discorso riguarda il suo nuovo e probabile incarico come figura di riferimento a sinistra. Credo ci sia bisogno di nuove cuciture e non di nuove rotture e provocazioni. Da quando esiste, Mdp ha svolto un'opera metodica di contrapposizione, sembra che la loro unica ragione d’essere sia il conflitto con il Pd che noi non abbiamo mai alimentato. Noi non abbiamo alcuna preclusione verso Mdp e quindi consiglio di non concentrarsi sul cannoneggiamento del Pd. Sarebbe una occasione sprecata, sono già in tanti a farlo, non si unisca anche lui al coro”.

Ci sono davvero le condizioni per un’alleanza del Pd a sinistra?

“Penso di sì. E sono ottimista per due ragioni: quando nasce una forza politica nuova come Mdp è comprensibile che si debba affermare il proprio marchio e loro lo hanno affermato con la contrapposizione al Pd ma non mi sembra che gli abbia portato tanta fortuna, basta vedere il dato delle elezioni in Sicilia. È una operazione che non ha portato risultati a Mdp. Penso che l’obiettivo che ci unisce sia più grande di ciò che ci divide, la contrapposizione va fatta ai veri nemici come destra e populismo. Questo spinge il Pd a cercare un accordo e spero spinga anche loro. Infine, c’è un elemento storico, la storia della sinistra del ‘900: nei passaggi più drammatici è sempre stata più forte la divisione che l’unione. È successo negli anni ’30 ma anche in altre occasioni, una parte della sinistra ha detto che era importante sconfiggere i riformisti e non i veri nemici della democrazia. Penso che c’è la consapevolezza sia nel Pd che in Mdp e quindi non ripetiamo gli errori già fatti, ci sono casi che dimostrano che quando si fa così non ha vinto la sinistra ma ha vinto la destra e hanno vinto i veri nemici”.

Pensa ci possano essere delle primarie tra Renzi e Grasso per stabilire chi sarà il leader di questa eventuale coalizione?

“Non mi sogno di dire chi deve essere il leader della sinistra. Sarebbe bello se facessero le primarie anche da quella parte, perché secondo me le primarie avvicinano i cittadini alla politica sempre. Per quanto riguarda l’alleanza, il mezzo più ragionevole penso sia fare come stanno facendo a destra: presentarci alleati in modo che ognuno esprima il suo candidato leader e poi chi ha più voti è più forte nel momento della trattativa. L’augurio, quindi, è che facciano primarie e che non si pongano veti. Il nostro segretario, secondo le regole, è anche il nostro candidato alla presidenza del Consiglio ed è bizzarro che ci dicano gli altri, da fuori, di cambiare le regole. Quindi c’è spazio per questa alleanza secondo me? Ci mancherebbe”.

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