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Una buona notizia: Roma smette di celebrare i crimini coloniali e dedica la metro al partigiano nero

La stazione della metro C non si chiamerà Amba Aradam (l’altipiano dove le truppe italiane massacrarono con tanto di armi chimiche 20.000 uomini e donne etiopi) ma sarà dedicata al ‘partigiano nero’ Giorgio Marincola. La capitale così comincia a fare i conti con il rimosso della nostra storia coloniale celebrata nella toponomastica, in monumenti e intitolazioni. Raggi: “Questa mozione oggi ha soprattutto un valore simbolico: all’Aula si chiede di prendere posizione rispetto a una parte della storia che talvolta viene negata, rivista o manipolata”.
A cura di Valerio Renzi
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Ieri il consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione che impegna l'amministrazione capitolina a intitolare la nuova stazione della metro C, fino ad ora indicata come Amba Aradam, a Giorgio Marincola. La proposta era stata lanciato con un blitz firmato dagli attivisti delle rete Restiamo Umani, per poi essere rilanciata con una petizione online e sposata da Blake Lives Matter Italia assieme da intellettuali, giornalisti e scrittori a cominciare da Roberto Saviano. Il voto di ieri era stato anticipato dalle dichiarazioni della sindaca Virginia Raggi, che ieri è tornata a sottolineare il valore di intitolare la nuova stazione al ‘partigiano nero', figlio di un ufficiale italiano e di una donna somala, morto nella lotta di liberazione.

La mozione è stata approvata con il voto di tutti i consiglieri del Movimento 5 Stelle tranne due (Gemma Guerrini ed Enrico Stefàno che si sono astenuti) e del centrosinistra. Contrari i consiglieri di Lega e Fratelli d'Italia. "Questa mozione oggi ha soprattutto un valore simbolico: all'Aula si chiede di prendere posizione rispetto a una parte della storia che talvolta viene negata, rivista o manipolata. – ha sottolineato la sindaca Raggi –  Non si chiede il tecnicismo, che poi si risolve, ma come l'Aula vede e vuole leggere determinati eventi della storia, in particolare rispetto a una figura come quella del giovane partigiano nero. Che cosa vuole fare l'aula Giulio Cesare, qual e' l'idea della storia che quest'Aula ha? Quale vuole essere la nostra identità? Credo sia indubbio che tutti noi ci riconosciamo nei valori dell'antifascismo che ci hanno portato a essere qui, tutti con le nostre divergenze e diversità di opinioni politiche. Oggi – ha concluso la prima cittadina – si chiede un voto simbolico, l'Aula coraggiosamente dovrebbe dare un segno. Il tecnicismo, ripeto, viene dopo".

La capitale così comincia a fare i conti con i simboli della stagione coloniale, portando alla luce come la toponomastica, i monumenti e le intitolazioni spesso celebrano sotto i nostri occhi, e nella maggior parte dei casi senza che i cittadini ne siano coscienti, una delle pagine più buie della biografia nazionale. Una pagine troppo spesso rimossa o edulcorata dietro il mito degli ‘italiani brava gente', la formula che rappresenta meglio di tutte la cattiva coscienza collettiva. In particolare via Amba Aradam, lungo la quale si trova la stazione in costruzione, ‘celebra' il massacro sull'altipiano montuoso dell'Etiopia dove l'esercito italiano massacrò con bombe e armi chimiche 20.000 uomini e donne che non si arrendevano all'invasione coloniale.

Per chi volesse approfondire ci sono due libri che vale la pena leggere. Il primo racconta la storia di Giorgio Marincola, si intitola Razza Partigiana, ed è stato scritto da Lorenzo Teodonio e Carlo Costa, ed è diventato anche un sito pieno di materiali per appassionati, ricercatori, docenti e studenti. Il secondo è stato scritto da Igiaba Scego, ed è un volume corredato dalle foto di Rino Bianchi che racconta proprio le tracce del passato coloniale nella città di Roma, tra toponomastica, monumenti e storia. Il libro si intitola "Roma negata. Percorsi postcoloniali nella città" ed è edito da Ediesse.

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