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Sindrome K: il virus inventato da tre medici per salvare 50 ebrei romani dalle SS

Tosse, nausea, mal di testa e vomito sono alcuni dei sintomi della sindrome K, con i quali si sarebbe andati incontro ad una malattia altamente mortale. Il morbo che prende il nome dal generale nazista Albert Kesselring, ha permesso a tre medici romani di salvare la vita a decine di ebrei durante l’Olocausto.
A cura di Alessia Rabbai
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La sindrome K, o morbo K, è una malattia inventata, che prende il nome dal generale nazista Albert Kesselring, il quale aveva il comando supremo di tutte le forze tedesche in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli ideatori sono tre coraggiosi medici romani dell'ospedale Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina che, grazie a questa sindrome immaginaria, sono riusciti a salvare la vita di almeno cinquanta ebrei, durante l'Olocausto. Si tratta di un virus contagiosissimo e pericoloso, sul quale prestare la massima attenzione nel difendersene e da starne ben lontani. Per questo i tre medici mettevano in guardia i soldati tedeschi di non avvicinarsi ai pazienti che ne erano (falsamente) affetti. Nel frattempo, con questa modalità hanno nascosto decine di italiani di origini ebraiche, salvandoli dalla deportazione dei nazisti durante i rastrellamenti nella Capitale, verso i campi di concentramento e di sterminio. I nomi di Giovanni Borromeo, Vittorio Sacerdoti e Adriano Ossicini, sono alcune delle fulgide luci in quegli anni di buio dell'umanità, guidati dalla dedizione nei confronti del propria professione e del profondo amore verso il prossimo.

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I sintomi del Morbo K

Tosse, nausea, mal di testa e vomito sono alcuni dei sintomi della sindrome K, manifestati i quali si sarebbe andati incontro ad una malattia violenta e terribile, altamente mortale. Ossicini, Borromeo e Sacerdoti, complici nelle loro intenzioni di fare quanto in loro potere per strappare delle vite umane allo sterminio, hanno compilato false cartelle cliniche dei pazienti che a loro si rivolgevano giungendo disperati presso l'ospedale, diagnosticando la letale malattia. In questo modo i soldati nazisti non potevano fare niente, se non lasciarli dove si trovavano, per evitare di entrare in contatto con il temuto morbo, venire contagiati a loro volta, con la conseguenza di diffonderlo poi irrimediabilmente tra gli ufficiali. Correva l'anno 1943, dopo l’armistizio che l'Italia firmò con gli Alleati. Roma è stata occupata ed oltre un migliaio di ebrei del ghetto ebraico deportati ad Auschwitz.

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